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06 dicembre 2025

Gian Maria Volonté: un artista che visse senza compromessi

 Gian Maria Volonté: un artista che visse senza compromessi

 


Gian Maria Volonté ci ha lasciati il 6 dicembre 1994, colpito da un infarto in Grecia, durante le riprese de Lo sguardo di Ulisse di Theo Angelopoulos, all'età di 61 anni. Figura iconica del cinema italiano, eccelse nel coniugare talento attoriale e impegno civile, diventando simbolo di un'arte ribelle.


 


L’impegno civile e politico
 

Volonté militò nel P.C.I. fino al 1977, eletto consigliere regionale nel Lazio nel 1975, si dimise sei mesi dopo per preservare la sua indipendenza critica contro la "partitocrazia". Partecipò a battaglie operaie, scioperi e manifestazioni per i diritti dei lavoratori, producendo documentari come Documenti su Giuseppe Pinelli (1970) con Elio Petri.

 


Aiutò clandestinamente l'amico Oreste Scalzone a fuggire in Corsica nel 1981, sfidando le autorità durante il “Processo 7 Aprile” (serie di processi penali contro membri e presunti simpatizzanti di Autonomia Operaia). Il suo attivismo lo portò a rifiutare ruoli commerciali, come in Metti una sera a cena, per non tradire i suoi principi.

 



L’approccio intellettuale 


Contro i costumi conformisti degli anni '60 e '70, Volonté abbracciò un approccio eretico: studiava i personaggi in profondità, rifiutando il mero virtuosismo per un' "esperienza sulla pelle" che comunicava verità scomode. Influenzato da Camus e Sartre, contestò la censura Rai su Caravaggio (1967) e tentò di mettere in scena Il Vicario di Hochhuth contro Pio XII, proponendolo poi come lettura drammatica.

 


Nei western di Leone e nei film di Rosi e Petri, incarnò figure di potere corrotto, dal magistrato de Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto all'operaio de La classe operaia va in paradiso, criticando la società italiana con uno sguardo lucido e non allineato.

 





L’eredità nel cinema civile
 

Attraverso ruoli in Uomini contro, Sacco e Vanzetti e Cristo si è fermato a Eboli, elevò il cinema d'impegno a forma di resistenza culturale, vincendo diversi premi (i più significativi a Berlino e Cannes). La sua presenza magnetica, come disse il regista Francesco Rosi, "rubava l'anima ai personaggi", rendendolo attore-uomo in prima linea contro i pregiudizi.


 




Oggi ricordiamo Gian Maria Volonté, un artista che visse senza compromessi.



Stefano Superchi

 

04 dicembre 2025

Cinquant’anni dopo Hannah Arendt: pensare contro l’obbedienza

 Cinquant’anni dopo Hannah Arendt: pensare contro l’obbedienza

 


Il 4 dicembre 1975 moriva Hannah Arendt. Cinquant’anni dopo, la sua voce resta una delle più lucide del Novecento, e forse una delle più necessarie per comprendere questo nostro tempo di smarrimento politico e morale. Hannah Arendt non cercava verità eterne, il suo pensiero fu sempre un esercizio di comprensione delle fratture del mondo, dai totalitarismi del secolo scorso alle crisi democratiche che ancora oggi ci attraversano.
 


La nozione di banalità del male, elaborata nel suo reportage sul processo a Adolf Eichmann, segnò una svolta radicale. Eichmann non appariva come un mostro, ma come un funzionario mediocre, impermeabile al pensiero. Da qui l’intuizione che continua a inquietarci: il male nasce quando smettiamo di pensare, quando obbediamo senza giudicare. Il male non è abissale, ma superficiale, si diffonde nel vuoto della coscienza.
 


Oggi, questa idea suona drammaticamente attuale. In un mondo governato da algoritmi, piattaforme e catene di comando impersonali, la deresponsabilizzazione assume nuove forme. Il “mi limito a eseguire” di ieri diventa oggi “è la decisione dell’intelligenza artificiale”, “lo dice il sistema”, “lo impone il partito”. L’obbedienza cieca sopravvive, solo più tecnologica e burocratica. La politica contemporanea, dalla gestione delle crisi globali alle derive populiste, mostra ogni giorno quanto sia facile rinunciare al giudizio critico in cambio di sicurezza o appartenenza.
 


Hannah Arendt ci ricorda che la libertà non è una condizione, ma un atto, la democrazia non è garantita da procedure né da algoritmi trasparenti ma vive solo se i cittadini pensano, se sanno dire no a un ordine ingiusto, se rifiutano di ridursi a ingranaggi in una macchina che decide al posto loro.
Hans Jonas scrisse di lei che ebbe “il coraggio di pensare senza compromessi, e di dire ciò che il mondo non voleva sentire”. Oggi questo coraggio serve più che mai. Non basta indignarsi di fronte al potere, bisogna assumersi la responsabilità delle proprie scelte. È l’unica forma di resistenza che 
Hannah Arendt ci ha insegnato: pensare come atto politico, come gesto di libertà in un tempo che sembra averne paura.

Stefano Superchi 

 

02 dicembre 2025

Moda e pubblicità in Italia (1950-2000). La nostra inviata nell'Arte

 Moda e pubblicità in Italia (1950-2000)

La nostra inviata nell'Arte

 



La Fondazione Magnani-Rocca presenta l'evoluzione pubblicitaria della moda in Italia dagli anni '50 ai primi anni 2000 attraverso un percorso espositivo creato da disegni, stampe e fotografie.


 


Dalla seconda metà del '900, si assiste ad un periodo storico di profonde trasformazioni per l'Italia: dal miracolo economico, che ha creato un'industria della moda all' avanguardia, fino alla globalizzazione. La pubblicità diventa non solo uno strumento di vendita, ma uno specchio dei tempi, capace di interpretare o addirittura anticipare tendenze sociali e culturali.
 


In questo contesto la rappresentazione dell'immagine femminile, a differenza di quella maschile, ha avuto un cambiamento travolgente. All' inizio, attraverso stampe e disegni, la donna è vista come la protagonista della casa, rassicurante e sobria nella sua eleganza. Non c'è alcun cenno di sensualità esibita.
 


Nel 1966 Mina presta voce e volto alla campagna pubblicitaria di Barilla. Nei video originali dell' epoca, dei quali la mostra offre visione, si vede una donna avvolta da abiti sinuosi, dalle linee eccentriche, che suggeriscono un corpo sensuale.

 


Gli abiti originali, indossati dalla cantante per queste campagne pubblicitarie, fanno parte del percorso espositivo e guidano gli ospiti della mostra verso immagini femminili dove la componente erotica è sempre più evidenziata.
 


 

Negli anni '70 inizia un processo, con ironia e soprattutto provocazione, che rende i protagonisti delle campagne pubblicitarie sempre più sessualmente esposti.
 

 



Verso la fine degli anni '80 i grandi marchi, non solo dell' abbigliamento ma di tutto ciò che rappresenta il lusso, scelgono come testimonial le top model, icone di bellezza patinata e irraggiungibile. Diventano modelli di riferimento, rischiando di relegare in secondo piano il prodotto da pubblicizzare.
 

 

E oggi, qual'è la direzione che abbiamo intrapreso? Dove stiamo andando? È la domanda che mi pongo alla fine del percorso espositivo. L'immagine pubblicitaria è sempre più affidata allo strumento dell'Intelligenza Artificiale, in un continuo alternarsi di realtà e finzione. I protagonisti delle campagne pubblicitarie, sia maschili che femminili, diventano il risultato di un processo di ricerca artefatta di perfezione che conduce sempre più lontano dalla realtà. Aumenta la difficoltà di immedesimazione, tradendo così il fine ultimo delle strategie di marketing.

 


 

Consiglio vivamente la visita di questa mostra, dove atmosfere vintage accentuano il sapore nostalgico. Per quanto mi riguarda mi sono lasciata riportare agli anni della mia adolescenza, complici le coloratissime stampe di Fiorucci e Versace, che hanno accompagnato i miei timidi approcci al variegato mondo della moda.

 


La mostra rimarrà aperta fino al 14 dicembre 2025.

Elisa Riva

 






01 dicembre 2025

Luce d’inverno: arte e cultura intrecciano il dicembre padano

 Luce d’inverno: arte e cultura intrecciano il dicembre padano

 



Dicembre evoca il solstizio d’inverno, antico rito di rinascita luminosa celebrato in civiltà come quella egizia a Karnak, dove il sole si allinea con templi per simboleggiare il ritorno della luce dopo il buio più profondo. In Italia, questa tensione tra tenebre e luce si declina in tradizioni natalizie innervate con l’arte sacra, dal presepe di San Francesco alle Natività rinascimentali di Giotto e Botticelli, trasformando il Natale in un palinsesto di fede, folclore e creatività. 


Le atmosfere invernali nei musei dei dintorni
 

Cremona ospita “Intermissions of Music and Art” al Museo Archeologico San Lorenzo, con performance come Fragments ∞ di Luciana Elizondo e Gianluca Codeghini il 6 dicembre, unendo viola da gamba e noise object in un dialogo tra antico e contemporaneo. Prolungata fino al 2026, la mostra di cui abbiamo parlato la settimana scorsa, “Il Rinascimento di Boccaccio Boccaccino” celebra il genio locale, mentre “Neve e nebbie in Valpadana” evoca inverni nebbiosi al Museo di Storia Naturale

 

 




A Mantova, Palazzo Te presenta fino al 4 gennaioIsaac Julien. All That Changes You”, anteprima mondiale che indaga mutamenti identitari attraverso videoarte immersiva, in occasione del Cinquecentenario gonzaghiano (anche di questo evento abbiamo parlato nell'articolo precedente). Palazzo Ducale anima dicembre con conferenze come “Giuseppe Bottani a Mantova” il 6 dicembre e concerti corali il 7, accanto alla mostra su Diana Scultori, prima incisora donna. 


 


Parma illumina il Natale con “Giallo Natale” al Laboratorio Aperto dal 1° dicembre, trenta eventi gratuiti su gastronomia e cultura, e concerti come “L’ultimo grande romantico francese: Camille Saint-Saens” il 12. Palazzo Tarasconi accoglie “Dalí. Tra arte e mitofino a febbraio, mentre la Fondazione Magnani-Rocca chiuderà a dicembre la retrospettiva su Steve McCurry, intrecciando fotografia e viaggio. 
 


Il dicembre padano è  un ponte tra riti e contemporaneo, riflette il legame ancestrale tra solstizio e arte: nebbie e luci invernali ispirano mostre e performance che, dalla tradizione alla videoarte, rinnovano il senso di comunità e rinascita trasformando piazze e musei in scenari dove cultura e stagione dialogano, invitando a un dicembre di scoperta lenta.


Stefano Superchi


Gian Maria Volonté: un artista che visse senza compromessi

  Gian Maria Volonté : un artista che visse senza compromessi   Gian Maria Volonté ci ha lasciati il 6 dicembre 1994, colpito da un infarto ...