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21 dicembre 2025

"MAH"… La New Wave di Viadana (e dintorni)

 "MAH"… La New Wave di Viadana (e dintorni)

 



C’è stato un tempo, verso la fine degli anni ’80, nel quale si levò una nuova onda a scuotere la pigra pianura avvolta nella nebbia, negli anni dell’edonismo. L’epicentro di questa nuova onda era Viadana, da dove si irradiava la luce cupa che, per qualche anno, diventò un punto di riferimento per gli adepti della scena new wave locale.
 


Il mentore di questa svolta dark fu Roberto Dresda, poliedrico divulgatore di una cultura a torto considerata di nicchia, che, partendo dalle frequenze della radio locale Radio Circuito 29 cominciò ad introdurre piccole dosi di wave/dark nell’etere, fino a ritagliarsi ed a consolidare spazi e forme di comunicazione sempre più ampi.
 


È lui stesso a raccontarsi nel blog “capitmundi?” di Paolo Palmacci

“Ho iniziato a 16 anni a trasmettere in radio nel 1980, a Radio Circuito 29, classica radio locale commerciale, ma con un segnale molto potente. Trasmetteva da Viadana e copriva le province di Mantova, Cremona, Brescia, Parma, Reggio e Modena. Passavo di tutto, da Pupo ai Kiss, ma mi stava bene così, per amore del “fare radio”. Ma tra il 1986 e il 1987, dopo sei anni così, non riuscivo più a trovare una motivazione, anche l’amore per la radio non riusciva ad essere superiore “all’ultimo successo di Den Harrow”. Incominciai così, timidamente, ad inserire nei programmi un brano dei Cure, poi dopo una mezz’oretta un po’ di Smiths, sino a quando arrivai ad avere, qualche mese dopo, due programmi interamente dedicati alla new wave ed alla musica indipendente italiana.”

 

Ma Roberto Dresda oltre ai programmi radiofonici si occupava di altre attività parallele: era DJ al Blackout di Carpenedolo (discoteca new wave/dark che diventerà poi Onyria), fu l’ideatore dei dark raduno nel 1988/89 e dell’etichetta indipendente “Silenzio Statico” per cui sono stati prodotti libretti di poesie e compilation di musica sperimentale su cassetta.
 


Ma soprattuto è stato, insieme a cinque collaboratori organizzati per le diverse competenze, ideatore della fanzine “MAH…”, una rivista autoprodotta che tra il 1987 e il 1989 fotografava in presa diretta la scena post-punk/new wave di fine anni ’80.


 

Roberto Dresda descrive così la redazione di “MAH…”: 

“sotto la mia supervisione, eravamo in sei, ognuno con un suo compito. Io mi occupavo prevalentemente delle interviste ai gruppi italiani, di scrivere qualche articolo e mi occupavo della grafica. Luca Vaghi era il mio più stretto collaboratore con compiti simili ai miei. Lino Rosi si occupava di tutto ciò che rientrava nell’universo dark. Andrea Vaghi scriveva di punk e dintorni. Giovanni Ferrari parlava di futurismo e jazz. Emanuela Palvarini si occupava dei disegni, sue erano le copertine e i disegni all’interno. Ogni tanto si aggiungeva qualche collaboratore esterno con articoli su gruppi italiani, proveniente da amicizie locali e non, che già scrivevano su altre fanzines o si interessavano di gruppi italiani.

MAH… arrivò ventesima nella classifica di Rockerilla, grazie al voto di preferenza dei lettori relativamente alle pubblicazioni indipendenti nazionali e non solo.”


 

Tra gli aneddoti da ricordare ci sono alcune interviste “storiche”, quella a Piero Pelù dopo un concerto dei Litfiba a Scandiano (aprile 1987), completamente ubriaco, con risposte insopportabili; lo stesso Pelù cambiò improvvisamente atteggiamento quando, successivamente, lo intervistò il giornalista del Mucchio Selvaggio. Un'altra intervista particolarmente turbolenta fu quella a Federico Fiumani, leader dei Diaframma, in piena crisi, mentre in camerino, con gli intervistatori presenti, urlava che dopo quel concerto si sarebbero definitivamente sciolti.
 


Da citare, parallelamente alla fanzine viadanese, il progetto di una fanzine casalasca (S/CONTRO), messa in piedi da Luca Vaghi, bassista della scena locale e il più stretto collaboratore di Dresda a conferma che il campanilismo Viadana-Casalmaggiore era (ed è) solo un luogo comune; le due esperienze infatti pescavano nello stesso humus ed erano prevalentemente legate allo stesso collettivo e agli stessi circuiti di distribuzione.
 


S/CONTRO uscì con un numero unico nel 1988 a Casalmaggiore come fanzine post punk, collegata a un centro di distribuzione chiamato “Laida Padania”, attivo fino al 1990.
 


Dettagli che restituiscono l’idea di una provincia non “periferia”, ma snodo di contatti, nuovi orizzonti e scambi culturali. Di ragazzi vestiti di nero che si scambiavano cassette che venivano da chissà dove, che si davano appuntamento nei bar delle piazze che diventavano rampe di lancio per partire e dividere in due la nebbia densa e lattiginosa, solcando la pianura per riunirsi in qualche locale di cui ci rimane solo la memoria.
 


Canto di nostalgia per la diversità”, cantava qualcuno...
 

Stefano Superchi
























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