«Uscivamo molto la notte»
Firenze insonne e geniale, un film racconta gli anni 80 dell'ultima rivoluzione culturale.
«Nel quattordicesimo e quindicesimo secolo, Firenze era quello che oggi è New York». Il paragone è forte, a farlo è un maestro del teatro e un intellettuale del calibro di Sandro Lombardi. Parole, le sue, che aprono la sequenza di interviste del documentario “Uscivamo molto la notte”.
Vale la pena soffermarci sulla figura di Bruno Casini, deejay, organizzatore di concerti, discografico indipendente, creativo, redattore di riviste patinate, membro del servizio d’ordine per grandi eventi musicali, scrittore, fotografo, designer e financo insegnante di Lettere.
Il suo è un background da hippie, quattro mesi in Afghanistan, tre mesi in Marocco, poi Tunisia, Algeria per trasferirsi poi nel ’76 a Londra, dove abbandona la cultura hippie per quella punk e infine si laurea in Storia del cinema con Pio Baldelli con una tesi sul cinema underground dell’Italia anni Settanta.
![]() |
| Bruno Casini |
Torna a Firenze e apre un locale che farà la storia di quell’epoca: “Il 3 marzo 1977 è stata una data che ha segnato il tempo: abbiamo aperto il Banana Moon in Borgo degli Albizi. Uno spazio dove è passato tutto: i primi set di Franco Battiato, Claudio Rocchi, Ivan Cattaneo, Gaznevada, Neon, Take Four Doses, Cafè Caracas con Raf al basso, Ghigo Renzulli alla chitarra poi diventato Litfiba, Renzo Franchi alla batteria… Tutta la scena del teatro gay con Mario Mieli, Alfredo Cohen, il Collettivo Trousse Merletti e Giarrettiere con una giovane Platinette, poi rassegne di cinema underground e tanto jazz: Maccianti, Nicola Vermuccio, Daniele Trambusti. La notte si fa movimentata, arrivano gli Skiantos da Bologna con lancio di verdure sul pubblico, si balla con Bob Marley, Rod Stewart, Sex Pistols, Cabaret Voltaire, tramonta lo scenario freak e arriva il rock club, cambia anche il pubblico, largo alla decadenza un po’ berlinese”.
Firenze fu la capitale del mondo una volta, per circa un secolo e mezzo, tra il Tre e il Quattrocento, ricorda Lombardi. E poi lo è tornata di nuovo all’inizio degli anni Ottanta, non capitale in senso politico-economico ma del cambiamento culturale, della musica (Litfiba, Neon, Diaframma, Pankow), del teatro d’avanguardia (Krypton, Magazzini criminali, poi Lombardi-Tiezzi), del clubbing, della moda, della grafica, della cultura intesa come movimento giovanile di rottura e rivoluzione in direzioni diverse, fuse insieme in un idem sentire.
Ed è questo che il film rivela, una specie di Firenze “paese dei balocchi” tra meravigliosi materiali d’archivio, testimonianze, canzoni, luoghi come il Banana Moon di Bruno Casini o la Rokkoteca Brighton di Nicola Vannini, primo cantante dei Diaframma dal 1981 al 1983 (uscito dalla band prima della pubblicazione di “Siberia”) un locale che visse due sole stagioni, ma molto intense.
Poi c’erano il Tenax, i concerti allo Space Electronic, la videoarte, Patti Smith al Franchi con 60mila persone, la moda spudorata di Pitti Trend, l’esplosione della moda creativa del collettivo “Che fine ha fatto Baby Jane?” attivo in Italia e all’estero, il grande jazz del Salt Peanuts, la nascita del Rock Contest.
![]() |
| Space Electronic |
Secondo un articolo del Sole24Ore negli anni Ottanta Firenze fatturava l’80% a livello nazionale di materiale indipendente con l’I.R.A. Records, la Contemporecords, la KinderGarten Records e l’appuntamento annuale con l’Indipendent Music Meeting, che riuniva labels italiane e straniere.
![]() |
| I Diaframma da Contemporecords |
Quello che rende originale il racconto di quel periodo di grandi trasformazioni culturali è che ognuno dei protagonisti lo ricorda e lo racconta in modo molto differente, alimentando così il mito della “Firenze anni Ottanta” e lasciando all’interpretazione dello spettatore dove finisca la realtà e inizi appunto la leggenda. «Quella scena musicale esiste ancora oggi» pensa Bruno Casini che ricorda l’imminente tour dei 40 di 17 Re dei Litfiba e altri esempi in giro per l’Europa e gli Stati Uniti di altre formazioni.
Un film ricco di aneddoti, molti conosciuti, altri da scoprire: dalla cantina dei Litfiba che il padre radiologo di Piero Pelù definì “malsana”, alle follie eccentriche di Asso dj con i suoi pantaloni natiche all’aria e il bicchiere di birra volante che sicuramente provocheranno nostalgia e divertimento negli spettatori.
Stefano Superchi






















Nessun commento:
Posta un commento