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27 settembre 2025

Con Guido Conti lungo il grande fiume Po

 Con Guido Conti lungo il grande fiume Po

 



Una sollecitazione al viaggio è sempre difficile da rifiutare, innesca in noi l’attesa della partenza a cui far seguire l’esplorazione di un territorio sconosciuto per allargare gli orizzonti.
Chi non può viaggiare, per mille motivi, può aiutarsi con la lettura che, in qualche modo, è già un viaggio.
Chi non abita da queste parti ha attraversato il Po distrattamente decine di volte, sui ponti in autostrada. Ma anche molti di noi che ci viviamo a ridosso danno quasi per scontata la presenza possente del Grande Fiume, dei paesi sparpagliati lungo gli argini che non di rado innalzano in cielo un campanile di una chiesa o qualche statua sacra.
 


Chi può aiutarci a colmare le nostre lacune è lo scrittore Guido Conti, che nel 2012 scrisse “Il grande fiume Po”, un viaggio avvincente lungo il fiume nelle leggende e nelle tradizioni.
Guido Conti (Parma 1965) ha pubblicato i primi racconti sulla rivista «ClanDestino» ed è stato scoperto da Pier Vittorio Tondelli, che lo ha pubblicato in Papergang (Transeuropa 1990). Appassionato studioso dell'opera zavattiniana, ha curato la raccolta degli scritti giovanili di Cesare Zavattini "Dite la vostra" (Guanda 2002).


Guido Conti

Altri, prima di lui, avevano raccontato il Po nella sua interezza, Mario Soldati, Guido Ceronetti e Gianni Celati. In determinati tratti, persino i gloriosi Guareschi e Zavattini. Il libro di Guido Conti s’inserisce in questa traccia esponendo un viaggio geograficamente completo lungo le acque ancestrali del Po, dal Pian del Re alla foce del Delta, sulle tracce profonde che nel tempo hanno intrecciato piccoli mondi e culture su entrambe le sponde, affrescando aneddoti, storie, testimonianze e leggende.

Dalla musica, alla pittura, ai mondi paralleli tra isole e argini, fino alla ricetta dei tortelli di zucca. Un complesso intreccio di indizi che gli antichi romani avrebbero riassunto in “genius loci”.
La vitalità di un fiume considerato una soglia tra due mondi, un luogo che può passare dalla sonnolenta afa estiva al caos di una piena travolgente, dove hanno albergato artisti e tipi strani, da Verdi a Toscanini, Ligabue e Bassani, solo per citarne alcuni. Ma anche non meno interessanti illustri sconosciuti ai più. A Boretto c’era Alberto Manotti, il re del Po, vissuto quarant’anni sotto un ponte del fiume, un eterno custode del Po.


Il Re del Po, Alberto Manotti

Il libro di Guido Conti invoglia a dimenticare la fretta della modernità che ci fa ignorare il mondo circostante e i suoi ritmi naturali. L’alba, il tramonto, la luna che ingrossa le acque o il sole che crepa le sponde.
Conti afferma che forse “il Po rinascerà quando rinasceranno una nuova società e genti che gli porteranno rispetto”. Non ci sono alternative, il fiume è sacro.
Sono trenta i fiumi che arrivano al mare attraverso i seicento chilometri del fiume Po. E con loro, ecosistemi e le migliaia di vite che si sono avvicendate, generazione dopo generazione, lungo questa autostrada liquida della pianura padana

 


 

Negli anni sono cambiati gli uomini che camminano sugli argini o in golena, o nei paesini della bassa. Dai vecchi col tabarro ai Sikh impegnati nelle stalle, ai rumeni che pescano i pesci siluro.

 

 

Ma la sacralità del fiume rimane. Le acque del Po possono anche essere intese come una linea di demarcazione tra la vita e la morte. Quanti adolescenti di ogni generazione hanno sfidato il fiume a nuoto, chi per dimostrare il proprio coraggio, la maggioranza per un bagno rinfrescante, come un rito d’iniziazione. E quanti hanno trovato la morte nell’infida corrente, negli anni sono cambiate solo le nazionalità.
 


Per la chiusa utilizziamo le parole dello scrittore Alberto Bevilacqua: “per scrivere bisogna spogliarsi di tutto, e poi mettersi in contatto con le forze potenti della natura, quelle più profonde, quelle che attraversano i campi, che fanno da letto ai fiumi, che fanno ululare i cani, fiorire le piante, che ospitano le radici degli alberi e poi, da lì, ricominciare a raccontare il mondo…”.


L’ispirazione per questo articolo mi è venuta leggendo una recensione di Michele Marchini, che vi ripropongo, ringraziandolo per la disponibilità.


Stefano Superchi

 

 



"Quando siamo tristi o abbiamo molte preoccupazioni confidiamo al Po tutti i nostri pensieri. Spesso nei momenti difficili della mia vita sono venuta sulla riva e lui mi è stato accanto. A chi non è di queste parti è difficile spiegare cosa voglia dire tutto questo. Il Po si porta via i pensieri."
"Il sole, quando scende dietro ai pioppi, illumina le acque del grande fiume e allora sembra che la corrente porti verso il mare un carico di oro liquido. Uno spettacolo immenso della creazione di Dio che si ripete ogni sera in maniera diversa. Di fronte a noi un vecchio si ferma con la bicicletta, aspetta che il sole scompaia e poi riprende il suo giro lento lungo gli argini."
Una guida emozionante, questa, che ci prende per mano alle pendici del Monviso e ci accompagna fino alla foce del "nostro" Eridano. Il nostro amato e controverso Po.

 


I paesaggi, le persone, le storie, la cucina, il passato e il presente che raccontano città e paesi che si affacciano sulle sponde del Grande Fiume.
La sua dolcezza, la sua forza, la sua bellezza e la sua rovina. Come un grido di speranza per salvarlo e tutelarlo.
Una vena che scorre impetuosa. Un letto di sabbia e resti in secca.
Quanti volti e quanti stati d'animo ha e suscita il Po. Una guida che si fa raccolta di racconti.

Bellissimo.


Michele Marchini








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