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27 gennaio 2025

Mozart, la vita vorticosa di un bambino prodigio

 Mozart, la vita vorticosa di un bambino prodigio

 


 Nel giorno della nascita voglio ricordare Wolfang Amadeus Mozart, per gli innamorati del genio semplicemente Wolfi, ma non è facile spiegare una personalità come la sua. Lo faccio quindi con l’aiuto di un’opera cinematografica che gli rende giustizia, Amadeus del regista ceco Jan Tomáš Forman che dopo l'incredibile successo di Qualcuno volò sul nido del cuculo, realizza la sua opera più ambiziosa e difficile.

 


Basandosi sulla omonima opera di teatro del 1979 narra di Mozart (Tom Hulce) attraverso Salieri (Murray Abraham) anziano e ricoverato in un manicomio. Da subito regista e sceneggiatore hanno chiarito di non avere alcuna intenzione di fare una versione aderente in maniera strict alla realtà. Non sono però stati loro ad inventarsi una rivalità così forte tra Mozart e Salieri, o, per meglio dire, un unilaterale odio misto ad ammirazione del secondo nei confronti del primo.



Fu l’autore russo Alexander Pushkin a inventarsela nella sua opera di teatro del 1830 intitolata Mozart e Salieri, poi messa in scena da Nikolai Rimsky-Korsakov nel 1897. Sorvolando quindi sull’accuratezza storica, che dire di Amadeus? Regia, fotografia, costumi, scenografia, tutto è curato fin nel minimo dettaglio, con risultati che lasciano a bocca aperta. Sono moltissime le trovate che portano alla costruzione di scene spettacolari, che aiutate da una colonna sonora ovviamente inarrivabile, stiamo parlando di Mozart, rendono ogni scena ipnotica.

 


Fantastico quando il compositore scrive e lo spettatore sente il risultato che lui si sta figurando mentre le note sul pentagramma diventano musica, e che musica!! Qualcuno lo ha ritenuto un film eccessivo, troppo barocco, che parla di invidia, di sete di gloria e di fama, di un talento geniale che non viene riconosciuto da nessuno dei suoi contemporanei, e quindi alla fine la storia è permeata di una tristezza assoluta.



Ma seppur romanzato, non del tutto fedele alla realtà soprattutto nella figura di Salieri, il genio pazzo di Mozart è assolutamente visibile e respirabile così come la fotografia del periodo alla corte degli Asburgo. In prima battuta può sembrare la semplice o solita biografia narrata in terza persona ma il film smentisce presto questa linea e ci si accorge che il fulcro della narrazione sta nella vita di un uomo ormai anziano e prigioniero della sua malattia mentale, il cui passato riaffiora sempre più angosciante, ricordandogli l'eterno senso di frustrazione causatogli da Mozart, un giovane di cui era profondamente invidioso ma al contempo incredibilmente affascinato dal suo straordinario genio artistico.

 


Il film si snoda attorno ai sentimenti, ai tormenti e alle emozioni di un musicista umiliato nel suo orgoglio di artista dal talento quasi divino di un ragazzetto petulante ed antipatico, lontanissimo dalle buone maniere, dedito alla dissolutezza col dono di saper comporre opere celestiali. Nel film Salieri fa di tutto per distruggere la carriera di Wolfi grazie alla sua influenza alla corte imperiale austriaca, dedica la vita alla castità e alla ricerca di un significato religioso nel talento di Wolfi che viene dipinto come un disadattato incapace di guadagnare un soldo perché nessun nobile aveva il coraggio di affidargli l’educazione musicale dei propri figli a causa del suo strano carattere.

 


Che Mozart avesse uno strano carattere si dice sia vero, del resto quale genio ha un carattere facile, mentre non è vero che Salieri fu casto, ebbe mogli amanti e figli, questa finzione serve a rendere ancora più d’effetto la personalità e la grandezza di Mozart. E’ un film che si guarda tutto d’un fiato e che riempie il cuore di passione per un uomo immenso morto troppo giovane. Ci si innamora di Wolfi senza accorgersene e si piange per la sua fine.

 



Antonio Salieri si arrenderà al genio, provando pure vergogna per i suoi cattivi sentimenti, quando Wolfi, sul letto di morte gli detterà una parte del Requiem: sconvolto entra a fatica nelle mente di Mozart e sempre a fatica trascrive le note di qualcosa di straordinario che prende forma in maniera incalzante in una sorte di delirium ante mortem; Wolfi ha già nelle orecchie ogni nota, ogni strumento, ogni entrata mentre Salieri che stenta a capire, cerca di trascrivere tutto correttamente.

 


E’ forse la scena più appassionata e intensa del film che in un crescendo esplosivo della personalità di entrambi i personaggi, racconta con delicata sensibilità cosa significhi avere nella propria vita, perché si è amici, consorti o rivali, un genio di tale portata. Spettacolare il primo piano a uno strepitoso Murray Abraham quando Mozart ormai stremato dice:
“Lei resta qui mentre io dormo un pochino? Mi vergogno talmente, che stupido che ero, credevo che non le interessasse il mio lavoro e nemmeno io”.
 


Quando uscì nelle sale, nel 1984, fu immediatamente salutato per ciò che era, per ciò che è ancora oggi agli occhi di tutti: un capolavoro e quarant'anni dopo è ancora perfetto nel mostrare la verità più intima di un personaggio pur con voli pindarici di fantasia del tutto perdonati. Ancora oggi è un’opera insuperata nel parlarci non solo di un giovane prodigio e nel farci comprendere quanto amaro sia precorrere i tempi per un'artista, ma nel rendere chiaro il suo rapporto con la musica che gli nasceva dentro e lo invadeva talmente da doverla vomitare in una sorta di trance.

No, non somiglia a un biopic, men che meno a quelli di ultima generazione, Amadeus è un piccolo miracolo.
 

Giovanna Anversa

 

 

 




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