Giovanni Chiaramonte
Fotografia come misura del mondo
La prima retrospettiva dedicata a Giovanni Chiaramonte: oltre 400 opere che celebrano l’evoluzione di uno dei più interessanti esponenti della fotografia italiana degli ultimi cinquant’anni.
APE Parma Museo presenta la prima retrospettiva dedicata a Giovanni Chiaramonte (1948-2023), figura centrale della fotografia italiana ed europea. La mostra, visitabile dal 10 novembre 2024 al 9 febbraio 2025, raccoglie circa 400 opere che illustrano e celebrano l’evoluzione di “uno dei più interessanti esponenti della fotografia italiana degli ultimi cinquant’anni”, come lo definisce il curatore Arturo Carlo Quintavalle.
È proprio il lavoro del professor Quintavalle, che nel 1968 fonda lo CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, con una sezione dedicata alla fotografia, ad avvicinare Chiaramonte alla città di Parma. Circa 50 anni dopo, l’importante collaborazione instaurata tra CSAC e Fondazione Monteparma permette di costruire un originale racconto che si snoda lungo un percorso rispettoso della cronologia e in dialogo con gli spazi suggestivi e connotati di APE Parma Museo, insediato in uno storico palazzo nel cuore di Parma che per oltre un secolo è stato la sede provinciale della Banca d’Italia.
Oltre alle opere provenienti dal Fondo Chiaramonte detenuto dal CSAC, la mostra è arricchita dalle fotografie che Nicolò, Ruggero, Emanuele, figli di Giovanni Chiaramonte, hanno donato alla Fondazione Monteparma.
Fotografia come misura del mondo: uno sguardo che penetra nelle cose alla ricerca del divino.
La retrospettiva intende dare voce alla complessa esperienza artistica di Chiaramonte, trasmettendo al pubblico la sua dedizione alla conoscenza del mondo e il suo totale impegno verso chi lo abita. Nelle sue opere, è evidente l’intento di cogliere l’ordine intrinseco delle cose e del mondo, posizionando gli elementi in prospettiva e all’interno di uno spazio misurato. Anche i paesaggi non si sottraggono a questa esplorazione. Ripresi con grande attenzione agli assetti geometrici, i luoghi da lui ritratti sono sempre profondamente umani. Pregni di simboli, tradizioni e racconti: nei suoi scatti sono le persone o le loro tracce a determinare l’equilibrio della composizione.
Le sue fotografie, sempre di qualità altissima, sono inoltre caratterizzate da un’intensità commovente: spaziando dalla dimensione figurativa a quella concettuale, la sua ricerca, intrisa di spiritualità, è tesa a penetrare nell’essenza delle cose, rivelando “la luce del divino nel mondo”.
Giovanni Chiaramonte e Luigi Ghirri. Il Viaggio in Italia
Un punto di svolta l’incontro di Giovanni Chiaramonte con Luigi Ghirri e quel percorso d’immagini, che si ricorda di aver incontrato a Cinisello Balsamo, al MuFoCo, al Museo di Fotografia Contemporanea, per i vent’anni di quel lavoro collettivo che rivelava, con l’esperienza di un nuovo sguardo sul paesaggio, sulla relazione tra umano e natura, che, coraggioso e libero, non escludeva nulla a priori. Uno stimolo fondamentale per chi poi si trovava di fronte a quelle immagini: la bellezza delle opere svelava intanto anche quanto viveva ai margini, separato, facilmente invisibile. Diversa la poetica, specie nell’organizzare lo spazio, quasi architettonico in Chiaramonte, pure, nel visitare la mostra di Parma, si colgono molte affinità con Ghirri, in particolare per i cieli, l’aria quasi rarefatta, una sorta di realismo magico nel racconto sospeso dallo scatto.
Giovanni Chiaramonte e l’Emilia
Ed è un viaggio per il visitatore il muoversi tra le sale dell’esposizione, nel tempo della vita di Chiaramonte, che amava studiare e nutrirsi di altre forme di ricerca, letteratura, cinema, saggistica, mentre avvertiva tensioni anche religiose – e forse a tratti questo si coglie anche nell’apparente quiete delle immagini, una sorta di tensione tra il destino dei luoghi e degli umani. E non solo quando questo si rende più evidente, esplicito, in particolare nel ciclo Interno perduto (2012) nel documentare il terremoto che aveva sconvolto l’Emilia, sconnesso quanto l’uomo aveva costruito e conservato nel tempo. È lo stesso Chiaramonte a ricordare come, dopo la morte dell’amico Luigi Ghirri (1992), non fosse più riuscito a fotografare quei luoghi attraversati insieme, “in Volkswagen Maggiolino celeste… esplorazioni senza fine lungo la via Emilia”. Il sisma lo aveva fatto decidere: era tornato in quei luoghi, ambienti scossi dal caos.
La mostra di Giovanni Chiaramonte a Parma
Vicino e lontano, la sua Milano, ma anche Stati Uniti e Cuba. Fonda riviste Chiaramonte e insegna, scrive saggi e, naturalmente, inaugura mostre. Con l’esigenza di rispondere a un pensiero e di ricercare un senso. Seguendo ricordi e passioni: non è un caso se il primo ciclo sia dedicato alla Sicilia, la terra d’origine dei genitori, tanti i ricordi dei viaggi estivi in treno guardando dal finestrino lo scorrere del paesaggio. Importante l’incontro con Carlo Arturo Quintavalle, che oggi è il curatore della mostra monografica di Parma all’APE (Arti, Performance, Eventi) palazzo che è stato per più di un secolo sede della Banca d’Italia, utilizzata per Fotografia come misura del mondo anche la zona caveau. Perfetto il rapporto tra questi spazi articolati e le immagini create da Giovanni Chiaramonte, intellettuale sempre attento alle relazioni tra le superfici, gli edifici, i mutamenti, la contemporaneità.
Le opere in mostra
In mostra sono esposti i lavori che coprono gran parte della produzione fotografica di Giovanni Chiaramonte:
Ultima Sicilia (1970)
Numerazione Desolazione (1972)
Sequenze nel tempo (1973-74)
Giardini in Sicilia (1974)
La Creazione/Neon (1974)
Discorso di Natale (1974)
Dov’è la nostra terra (1974)
Finestre (1978)
Verso il celeste (1978)
Giardini e Paesaggi (1980-83)
Paesaggio Italiano (1980-86)
Vitriol (1984)
Viaggio in Italia (1984)
Terra del ritorno (1985-89)
Penisola delle figure (1989-1993)
Westwards (1996)
Ai confini del mare (1985-1995)
Cerchi nella città di mezzo (2000)
Attraverso la pianura (1987)
Venezia (1987-2006)
Berlino (1984-2011)
L’altro_nei volti, nei luoghi (2010)
Interno Perduto (2012)
Jerusalem (1988)
Salvare l’ora (2011-2012)
Oceano Latino (1996-97, 2003)
Curatore Arturo Carlo Quintavalle
Coordinamento Carla Dini
Collaborazione grafica Alberto Nodolini e Michelangelo Nodolini
Stampa delle fotografie di Fondazione Monteparma Mario Govino
a cura di Stefano Superchi
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