Demetrio Stratos
La voce che si avvicinò all’impossibile in mostra a Ravenna
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foto Roberto Masotti
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A Ravenna, Palazzo Malagola, una mostra eccezionale approfondisce la straordinaria ricerca vocale di Demetrio Stratos. Documenti, suoni e immagini raccontano un percorso artistico rivoluzionario.
Dal 14 dicembre 2024 al 31 gennaio 2025, Palazzo Malagola a Ravenna diventa teatro di una celebrazione inedita della figura e dell’opera di Demetrio Stratos (Efstratios Dimitriou; Alessandria d’Egitto, 1945 – New York, 1979), pioniere della ricerca vocale e artista visionario.
“Fino ai limiti dell’impossibile. La ricerca vocale di Demetrio Stratos 1970-1979. Secondo movimento” è il titolo della mostra curata da Ermanna Montanari ed Enrico Pitozzi, ideatori e direttori artistici del Centro Internazionale di Ricerca Vocale e Sonora Malagola, con il supporto di Marco Sciotto e Dario Taraborrelli.
Questa esposizione rappresenta una tappa fondamentale nel percorso di conservazione e valorizzazione dell’Archivio Demetrio Stratos, acquisito nel 2022 dal Comune di Ravenna con il cofinanziamento della Regione Emilia-Romagna e accolto presso Palazzo Malagola, che ne garantisce cura e fruizione pubblica.
La mostra, a ingresso gratuito, segue il percorso iniziato lo sorso anno con “Amorevolmente progredire, amorevolmente regredendo”, esposizione dedicata ai materiali dell’archivio, e si concentra su nuovi temi: l’esplorazione delle dimensioni extraeuropee della ricerca di Stratos, il suo rapporto con le musiche del mondo e le tecniche vocali come la diplofonia e il canto armonico.
La mostra si articola in sette ambienti distinti, ognuno dedicato a un aspetto della vita e del lavoro di Stratos. Un viaggio che armonizza ascolto, visione e immersione, in modo da offrire al pubblico un’esperienza multisensoriale. Una sala è dedicata ai manifesti che raccontano la carriera dell’artista, dagli inizi con I Ribelli alla formazione del gruppo Area, sino alla sua attività da solista. Una sala cinema proietta materiali audiovisivi di lunga durata, performance, concerti e lezioni, mentre un’altra espone fotografie, appunti e frammenti video visibili attraverso un monitor “d’epoca”.
La dimensione sonora, cuore dell’opera di Stratos, è esplorata attraverso tre sale dedicate all’ascolto. Una sala per l’ascolto immersivo, un’altra che combina ascolti in cuffia con materiali esposti, con la possibilità di scegliere brani e registrazioni da un menù touch, con canti e musiche di popoli del mondo e le musiche composte da Stratos per il Satyricon di Gabriele Salvatores.
Il terzo ambiente racchiude oggetti, cimeli e materiali appartenuti all’artista, offrendo uno sguardo privato sulla sua vita personale e professionale.
La mostra ha il sottotitolo Secondo movimento perché dilata il percorso intrapreso da Ravenna per raccontare l’archivio, documentando soprattutto l’apertura della ricerca vocale di Stratos alla dimensione extraeuropea, alle musiche del mondo, alla loro relazione con la diplofonia e con il canto armonico.
“Intorno ai limiti del linguaggio”, spiegano i due curatori, “prende corpo il secondo movimento dell’esposizione dei materiali. Ed è qui che assumono il loro pieno valore due modi che non solo Stratos pratica, ma che esprime pedagogicamente nella loro piena consapevolezza tecnico-anatomica: il controllo del respiro e la ripetizione, che risuonano sia in Antonin Artaud che nella ricerca da autodidatta sul canto difonico. Il controllo del respiro è tecnica ascetica, piena consapevolezza che la voce non inizia ma affiora, s’inscrive in un movimento che già da sempre è presente e si dispiega silente, in attesa che un soffio la esprima, la prema fuori, la lasci affiorare in tutto il suo incanto. Lo sa bene Artaud, nella sua radicale urgenza di rifondare il teatro a partire dalla riscoperta di una parola prima della parola, tensione poetica consegnataci nell’opera Pour en finir avec le jugement de Dieu (1947) che Stratos registrò nel 1978. Così come lo sanno bene i cantori mongoli, e più in generale le tradizioni sonore dell’area del mediterraneo, che Stratos frequenta assiduamente”.
Oltre al focus sulle musiche extra-europee, un altro aspetto che viene sviluppato è quello sul “gesto”: il gesto vocale, i gesti che mettono in campo il corpo e la voce. “Questi tratti della ricerca vocale di Stratos”, spiegano ancora i curatori, “possono essere pensati come gesti vocali che – nell’incedere del dittico espositivo – si depositano in tracce di volta in volta specifiche, trovando forma in materiali visivi, negli appunti, negli schizzi, nelle partiture a-sistematiche e nei materiali sonori registrati, restituendoci il profilo di una figura artistica prismatica e insofferente alle definizioni, lontano tanto dalla ‘scena ufficiale’ del rock o del pop quanto da quella ‘d’autore’ di quegli anni" aggiungono i due curatori della mostra e direttori artistici di Malagola”.
La mostra si sofferma infine sull’influenza di Antonin Artaud sulla poetica di Stratos e le performance relative a Le milleuna, lavoro in collaborazione con Nanni Balestrini e la coreografa Valeria Magli. Si trovano anche materiali riguardanti la sua partecipazione al progetto/happening del 1978 Il treno di John Cage, il suo contributo come autore delle musiche Satyricon diretto da Gabriele Salvatores nella stagione ’78-79 del Teatro dell’Elfo, col culmine in una sala dedicata all’ascolto immersivo delle sue sperimentazioni vocali.
a cura di Stefano Superchi
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