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18 dicembre 2024

Le sedie raccontano. Al museo Diotti dal 21 dicembre.

Le sedie raccontano

Un percorso tra artigianato e design

 



Lungo le sale del Museo Diotti, quasi in parallelo con la storia artistica narrata attraverso dipinti, disegni e sculture, si snoda un altro racconto, quello dell’evoluzione della forma delle sedie.

 

sedie Hill House

L’idea della mostra nasce dall’incontro con Francesco Sbolzani, artista-artigiano, grande appassionato e collezionista di sedie, oltre che designer di alcuni originali modelli qui esposti. La sua raccolta, opportunamente integrata con altri prestiti, oltre che con alcuni arredi storici del museo, consente di tracciare un percorso nella ramificata storia di un oggetto che, soprattutto nella tradizione occidentale, appare inseparabile dall’uomo e dalla sua cultura, quale espressione del potere e della condizione sociale, strumento essenziale della convivialità e in generale delle relazioni umane, della laboriosità domestica e intellettuale.

sedia Red and Blue


In mostra, accanto ad alcune forme tradizionali di produzione artigianale, saranno esposti esemplari di sedie legate alle maggiori e più accreditate case produttrici di oggetti di design. Oltre alle celeberrime Hill House, Red and Blue e Wassily, merita di essere evidenziato un nucleo di sedie originali Thonet della collezione Sbolzani, a partire dalla mitica e fortunatissima n. 14 (1859) e da modelli successivi, all’origine della moderna produzione industriale.

 

sedia Wassily

Quelle forme non hanno cessato di ispirare le più innovative soluzioni che al legno piegato col vapore hanno sostituito il tubo d’acciaio e i materiali plastici.

sedia Thonet n.14


Una diversa linea evolutiva, maggiormente legata all’essenzialità di un’intelaiatura architettonica, al contempo attenta all’ergonomia della forma, muove da un prodotto di finissimo artigianato, presto destinato ad una diffusione su larga scala, ovvero la sedia campanina di Chiavari realizzata da Giuseppe Gaetano Descalzi (prima metà del XIX sec.), la cui evoluzione porta a quel capolavoro di design e di architettura che è la superleggera (1957) di Gio Ponti.

 

sedia Chiavari di Descalzi
 

superleggera di Giò Ponti (1957)

 

Ma all’inizio così come alla fine di questo racconto, la sedia non è solo espressione di stabilità e stanzialità: ce lo ricorda la savonarola posta in testa al percorso, sotto a un dipinto del ‘500, i cui sostegni incrociati a forbice denunciano la sua possibile derivazione da una sedia da campo, così come la modernissima ed essenziale sedia pieghevole in metallo di Lucci & Orlandini.

sedia Savonarola


pieghevole in metallo Lucci & Orlandini


Accompagnano infine la mostra alcuni periodici di architettura e arredamento della prima metà del ‘900, in cui le sedie qui esposte erano allora reclamizzate nel contesto di arredi di stile razionalista e di opere d’arte contemporanea.

 

L’artista Giorgio Tentolini seduto su una Louis Ghost

Mostra a cura di: Valter Rosa

Inaugurazione: sabato 21 dicembre 2024, ore 16

L’inaugurazione della mostra si terrà contestualmente alla presentazione del riallestimento della sala grande del piano nobile del Museo Diotti in cui trovano ora posto nuovi dipinti pervenuti in dono o in deposito, fra cui la Natività di Gesù Cristo coi pastori adoranti di Giuseppe Diotti, proveniente dalla collezione di Pier Angelo Bergaglio.

dal sito del Museo Diotti di Casalmaggiore 

 

a cura di Stefano Superchi

(le immagini delle sedie sono puramente indicative e non necessariamente legate a quelle in esposizione)


bonus track: La sedia di lillà - Alberto Fortis



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