Dieci canzoni
per la mia dolce attesa
Ovvero, una playlist senza senso
Sin da quando ero pischella e iniziavo a leggere riviste sull’argomento, le playlist stilate da chicchessia sono la mia modalità preferita per informarmi. Per scoprire un genere o un periodo, per creare atmosfera, per trovare i giusti abbinamenti. E tanto più mi piace leggere le playlist degli altri, tanto più ho scoperto di essere un po’ una m*rdaccia nel fare lo stesso.
Credo dipenda dal fritto misto di generi musicali che ascolto e dal riso e fagioli che ho sempre fatto nel riprodurli. Il che, per una che ha anche la passione del mixare, è a dir poco imbarazzante.
A ben vedere, in questo caso c’è una differenza rispetto al passato.
Se è vero che sto vivendo un’esperienza personale unica nel suo genere e se è vero che diventare mamma è un fricandò di emozioni tutte diverse accostate tra loro, questa potrebbe essere la playlist senza senso più sensato che abbia mai steso.
E comunque, a dirla tutta, chissenefrega. L’importante è dare spunti di ascolto, o quantomeno provarci.
Apriamo dunque la mia raccolta di preferenze in streaming degli ultimi nove mesi. Rigorosamente non in ordine di preferenza, anche qui a caso totale.
“Baby, what a big surprise” - Chicago
Ebbene, mi entra in testa questo motivetto e scopro che la voce dei Miami Sound Machine è la meravigliosa Gloria Estefan. No, non lo sapevo, e questi Easter Eggs musicali mi fanno sempre esplodere il cervello.
Comunque, uno dei più famosi pezzi disco 80, con una vena latina che non guasta e infinita eleganza. Prezioso ne produrrà una sua versione con Marvin negli anni 00.
“For your love” - Chilly
“Tokyo Fantasy” - Alessandra M
“Amore…aiuto” - Vasco Rossi
“Master of Puppets” - Metallica
Ecco, questo non c’entra niente con quanto letto finora. Ma la mia orsetta ha sempre scalciato con convinzione quando la mamma la ascoltava in macchina durante l’attesa. Ritornato alla ribalta per la presenza nell’iconica scena di “Stranger Things”, è singolo dell’album omonimo, l’ultimo disco pubblicato con il compianto Cliff Burton. Suono molto potente e ampio spazio ai riff diventano da questo in poi distintivi per il gruppo. Ah comunque passione confermata anche ora: quando la ascolto si addormenta. That’s my daughter ❤️.
“Back in Black” - AC/DC
Vedi sopra, mia figlia gradisce i suoni forti a quanto pare. La band australiana risorge dalle ceneri dopo la scomparsa di Bon Scott e assolda Brian Johnson, il resto è storia. Per quanto io preferisca vocalmente Scott, questo pezzo è irrinunciabile. Leggenda vuole (anche meno, dai) che la mia orsetta abbia fatto sentire per la prima volta la sua presenza mentre il papà mostrava alla mamma i video del concerto di Reggio Emilia degli AC/DC di quest’anno (sì ragàss, ho ahimè rinunciato per ovvi motivi). Ah, una cosa importante: si vocifera un ritorno a San Siro di questi ragazzoni nel 2025, òcio!!
“Look into The Sun” - Jethro Tull
Questo pezzo è tristissimo, a dispetto della piacevole melodia, ma di una bellezza senza tempo. Altrettanto triste è la fase della vita durante la quale la ascoltavo. A volte rivedere i passi fatti fa apprezzare ancora di più cosa si prospetta all’orizzonte, consci che certi errori è meglio non commetterli due volte se può costare caro.
Da “Stand Up” del 1969, album più conosciuto per il singolo “Bourée” e secondo della band rock progressive del pifferaio magico Ian Anderson, è una traccia più propriamente folk e priva del distintivo flauto.
“Something” - The Beatles
Ricorrendo i 55 anni del disco “Abbey Road” a fine settembre (e alla fine della mia attesa) ho riascoltato volentieri e chiudo questa stramba playlist con questo brano che tanto mi ha accompagnato in una fase precisa dell’adolescenza. Quello sfarfallamento lì nello stomaco, che ti fa volteggiare e ti porta su seguendo le note via via più alte della canzone. C’è qualcosa nel modo in cui si muove e nel suo sorriso e tutto quello che vorresti fare è star lì a pensarci, scrive il buon Harrison in questo pezzo. E a 55 anni di distanza, siamo ancora qui a dargli ragione.
Grande Gaius❤️
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