Making Movies
Dire Straits (1980)
Autunno del 1980, un imberbe dodicenne assetato di musica (io) occhieggia nella vetrina dell’unico negozio di dischi del paese un 33 giri completamente rosso vivo, ad eccezione del bordo di uscita del disco, un centimetro di azzurro ciano dove una scritta bianca, essenziale, recita Dire Straits da un lato e Making Movies dall’altro.
Making Movies significa più o meno “girare un film” e in effetti questo disco è una raccolta di storie, di piccoli film che parlano di amori intensi e travolgenti o delusioni sentimentali da luna park.
Un disco “di formazione” in tutti i sensi per me, musicale innanzitutto, ma non solo. All’interno della custodia, sulla carta azzurrina che conteneva il vinile, i testi delle canzoni in inglese. Ma chi lo sapeva l’inglese? Con questo disco fenomenale ho imparato i primi rudimenti della lingua shakespeariana. Dizionario inglese-italiano della Garzanti da un lato e disco con i testi dall’altro, cercando, parola per parola, di ricostruire il significato delle canzoni, che suonavano benissimo e che, piano piano, si dipanavano nella mia testa, trasmettendo al cuore in tumulto di un me adolescente, un film di amori acerbi che sognavo di imitare.
Il 33 giri in vinile che ancora conservo come un feticcio (sottolineature dei testi comprese) è stato senza dubbio un disco epocale, che regge ancora benissimo il colpo, malgrado le 44 primavere.
Un disco capace di vendere 8 milioni di dischi in tutto il mondo e che ha saputo mettere d’accordo il pubblico la critica musicale.
Un disco da avere, se non l'avete già, o da rispolverare, nel caso sia rimasto schiacciato sotto al peso delle noiose e ripetitive uscite rock degli ultimi anni.
Riascoltatelo, vi farà bene.
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