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18 ottobre 2024

Making Movies, Dire Straits (1980)

 

Making Movies

Dire Straits (1980)


Autunno del 1980, un imberbe dodicenne assetato di musica (io) occhieggia nella vetrina dell’unico negozio di dischi del paese un 33 giri completamente rosso vivo, ad eccezione del bordo di uscita del disco, un centimetro di azzurro ciano dove una scritta bianca, essenziale, recita Dire Straits da un lato e Making Movies dall’altro.

Making Movies significa più o meno “girare un film” e in effetti questo disco è una raccolta di storie, di piccoli film che parlano di amori intensi e travolgenti o delusioni sentimentali da luna park.
 


Un disco “di formazione” in tutti i sensi per me, musicale innanzitutto, ma non solo. All’interno della custodia, sulla carta azzurrina che conteneva il vinile, i testi delle canzoni in inglese. Ma chi lo sapeva l’inglese? Con questo disco fenomenale ho imparato i primi rudimenti della lingua shakespeariana. Dizionario inglese-italiano della Garzanti da un lato e disco con i testi dall’altro, cercando, parola per parola, di ricostruire il significato delle canzoni, che suonavano benissimo e che, piano piano, si dipanavano nella mia testa, trasmettendo al cuore in tumulto di un me adolescente, un film di amori acerbi che sognavo di imitare.
 


Il 33 giri in vinile che ancora conservo come un feticcio (sottolineature dei testi comprese) è stato senza dubbio un disco epocale, che regge ancora benissimo il colpo, malgrado le 44 primavere.



È un disco rock'n roll, con una spruzzatina di country, controcorrente per il periodo quasi dominato dal punk. È il terzo lavoro in studio della band britannica, quello che segna la separazione artistica tra i due fratelli Knopfler: David, trovandosi in disaccordo con il resto del gruppo circa alcune parti di chitarra, lascia il progetto durante le sessioni di registrazione e decide di proseguire la carriera come solista. Al cambio di lineup si affianca la modifica del songwriting, diminuiscono le divagazioni country dei due album precedenti e si potenzia la componente rock, una scelta vincente.



L'incipit è una esplosione di grinta, Tunnel Of Love viene introdotta da un giro di pianoforte tanto semplice quanto azzeccato (tratto da The Carousel Waltz di Richard Rodgers e Oscar Hammerstein II ed eseguito dal navigato tastierista Roy Bittan, della E-Street Band di Bruce Springsteen) la canzone cresce in una serie di riff di chitarra entusiasmanti fin dal primo ascolto. E' la sostanza del rock targato Dire Straits, ma la magia del disco  prosegue con due hit impareggiabili, Romeo And Juliet, pezzo da novanta di ogni loro concerto, e l'adrenalinica Expresso Love in cui ancora una volta si sente la mano sicura di Bittan ai tasti bianchi e neri (così come in Skateaway).



Making Movies è un disco completo: composizioni di ottima fattura e un Mark Knopfler ispirato come non mai (l'assenza del fratello David non si fa sentire).
Un disco capace di vendere 8 milioni di dischi in tutto il mondo e che ha saputo mettere d’accordo il pubblico la critica musicale.
Un disco da avere, se non l'avete già, o da rispolverare, nel caso sia rimasto schiacciato sotto al peso delle noiose e ripetitive uscite rock degli ultimi anni.
Riascoltatelo, vi farà bene.

Stefano Superchi

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