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25 agosto 2024

Shane MacGowan, scelto da Dio per salvare il Folk

Shane MacGowan

scelto da Dio per salvare il Folk

 


Gli aneddoti su Shane MacGowan, indimenticato frontman del gruppo folk-punk irlandese Pogues che ha lasciato questa terra il 30 novembre dell’anno scorso, si perdono nel mito: secondo fonti bene informate il cantautore avrebbe lasciato un conto di 10mila euro per gli amici nel suo pub preferito. Erano le sue ultime volontà. Per uno che aveva cominciato a bere birra all’età di 5 anni e whiskey poco dopo era il minimo.

 


Nato il giorno di Natale del 1957 a Tunbridge Wells, in Inghilterra, ma cresciuto a Tipperary, in Irlanda, Shane si trasferì con la famiglia a Londra nella prima adolescenza: la condizione dell’esule smarrito e un po’ scentrato (e «con il ventre molle», secondo il “The New York Times”) sarà il fulcro delle sue canzoni. Assieme alla precocità alcolica, MacGowan sviluppa sin da subito una maturità creativa nutrita dal confronto con grandi autori: a 11 anni legge Dostoevskij, a 13 vince un concorso letterario organizzato dal “Daily Mirror”. 


L’incontro con il fenomeno culturale del punk degli anni Settanta (attraverso i Sex Pistols e i Clash, in particolare) gli cambia per sempre la vita. Partecipa a concerti alquanto agitati (finendo sul giornale: “Cannibalismo al concerto dei Clash”, una ragazza gli aveva morso a sangue l’orecchio), lavora al Rocks Off (un negozio di dischi sulla Hanway Street), cura una fanzine di sua fattura e milita nei Nipple Erectors (sorvoleremo sulla traduzione).
 



Nel 1982 arriva la svolta: MacGowan fonda i Pogues con Jeremy ‘Jem’ Finer e Spider Stacy. Inizialmente si chiamavano Pogue Mahone, una storpiatura del gaelico pógmo thóin (“baciami le chiappe”). Al di là delle etichette, il progetto dei Pogues era semplicemente geniale: mescolare il punk con la musica tradizionale irlandese. L’apporto di Shane è decisivo, sia per la sua imprevedibile personalità sia per l’enorme talento poetico.

 


Dalla sua mano escono pezzi come “A Pair of Brown Eyes”, “Dark Streets of London”, “Sally MacLennane”, “A Rainy Night in Soho”, “The Body of an American”, “The Broad Majestic Shannon”. Nel 1987 arriva anche il capolavoro assoluto: “Fairytale of New York”, una ballata struggente registrata in un duetto con lo stesso MacGowan e Kirsty MacColl. Considerata tra le più belle canzoni natalizie di sempre, romantica e sgraziata, nel 2022 è stata certificata quintuplo disco di platino nel Regno Unito.

 


 

«Ti sei preso i miei sogni / la prima volta che ci incontrammo / Li ho tenuti con me, tesoro, / li ho messi assieme ai miei... / Non posso farcela da solo / I miei sogni li ho costruiti intorno a te / I ragazzi del coro della polizia di New York / cantavano “Galway Bay” / e le campane risuonavano / per il giorno di Natale»

 


I concerti dei Pogues erano un miscuglio di allegria e fiumi di birra, sudore e risse da bar, denti saltati e pura amicizia. Shane era così come lo aveva descritto l’amica Sinéad O’Connor: «Un angelo sempre vicino alla fine».

 
Fu nella formazione dei Pogues per i primi cinque album in studio, tra cui “Rum Sodomy & the Lash” (1985) e il meraviglioso “If I Should Fall from Grace with God” (1988).

 


Poi lo buttarono fuori a causa dei suoi comportamenti un po' troppo sopra le righe. La sua risposta fu tenera e ironica, al contempo: «Siete stati tutti molto pazienti con me... Come mai ci avete messo così tanto?». Shane era convinto che Dio fosse irlandese e rivelò che l’Altissimo lo aveva scelto sin da bambino per salvare il folk.

Chi siamo noi per metterlo in dubbio?

 

Stefano Superchi







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