SEZIONI

15 agosto 2024

15 Agosto 1969. The summer of love.

 15 Agosto 1969

The summer of love

 

 Dal 15 al 18 agosto del 1969, all'apice della diffusione della cultura hippie, si svolse a Bethel, una piccola città rurale nello stato di New York, il festival di Woodstock. Furono 4 giorni di pace amore e musica ai quali parteciparono oltre 500mila persone.

 


 15 agosto 1969, in una cittadina dello stato di New York nei pressi di Woodstock, si tiene il più grande festival della musica e il più partecipato evento della cultura hippie. Fu una tre giorni di pace, amore, musica e libertà, una tre giorni che ha lasciato il segno nelle generazioni nate negli anni 50-60 e anche a venire, fosse solo per il ricordo tramandato dai padri. Chi c'era lá o chi ne ha assorbito l'atmosfera attraverso video, canzoni e letture tiene ancora un brandello di cuore in quella che sarà ricordata per sempre la più grande festa in onore della pace.

E noi vecchiardi oggi nominati boomer in realtà ci sentiamo figli dei fiori per sempre.

Giovanna Anversa

 


 


Woodstock, il 15 agosto del 1969

l'evento che cambiò per sempre la musica (e non solo)


di Giovanni Gagliardi per Repubblica, 15 agosto 2022

Il festival nacque dall’intuizione di quattro giovani poco più che ventenni. Uno spettacolo unico con un cast incredibile. Tra fango, sporcizia e tanta droga.

Il 15 agosto 1969, esattamente 53 anni fa, la cittadina di Bethel, nello Stato di New York, ospitò il più grande festival musicale di tutti i tempi: La fiera della musica e delle arti di Woodstock, nome dalla lunghezza improbabile che per tutti diventerà semplicemente Woodstock, come si chiama la cittadina vicina - appunto Woodstock - conosciuta in particolare per le sue attività artistiche.



Il festival nacque dall’intuizione di quattro giovani poco più che ventenni: John Roberts, Joel Rosenman, Artie Kornfeld e Mike Lang. I quattro ragazzi volevano mettere su un evento mai organizzato prima: una maratona ininterrotta, "una tre giorni di pace, musica, rock". Tre giorni che divennero quattro, con il set di Jimi Hendrix slittato all’alba di lunedì 18 agosto, con una magnifica interpretazione dell’inno americano, con la sola chitarra elettrica, distorta: simbolo dell’intera edizione e di una generazione che diceva 'No' alla guerra del Vietnam.

Fra le 400 e le 500mila persone (ma c'è chi parla di numeri ancora maggiori) assistettero a uno spettacolo unico: una non-stop di suoni, con alcuni tra i più grandi musicisti dell’epoca e di sempre. Sul palco si alternarono trentadue tra musicisti e gruppi tra i più noti dell'epoca e la manifestazione terminò un giorno oltre al previsto (era stata programmata sino al 17), il tutto con il consumo di quantità enormi di marijuana e Lsd, tra cui il celebre "Orange Sunshine".



"Eravamo tutti sotto mescalina, anche perché sapevamo di dover suonare molto più tardi, c’era stato un malinteso", ha detto a Repubblica Michael Shrieve, batterista di Santana. "È estremamente spaventoso essere di fronte a 150mila persone e sentire il collo della tua chitarra come un serpente elettrico - è il ricordo del chitarrista - In quel momento pensavo: Dio, ti chiedo di non farmi perdere il ritmo e il tempo".

La line-up

I giovani organizzatori, in relativamente poco tempo riuscirono a mettere insieme un cast incredibile: Richie Havens, Swami Satchidananda, Sweetwater, Country Joe McDonald, John Sebastian, The Incredible String Band, Bert Sommer, Tim Hardin, Ravi Shankar, Melanie Safka, Arlo Guthrie e Joan Baez, protagonisti della prima giornata, venerdì 15 agosto.

Poi, sabato 16: Quill, Keef Hartley Band, Santana, Canned Heat, Mountain, Janis Joplin & The Kozmic Blues Band, Sly & the Family Stone, Grateful Dead, Creedence Clearwater Revival, The Who, Jefferson Airplane.


E, infine, domenica 17 e lunedì 18 agosto: The Grease Band, Joe Cocker, Country Joe and the Fish, Ten Years After, The Band, Blood, Sweat & Tears, Johnny Winter, Crosby, Stills, Nash & Young, Paul Butterfield Blues Band, Sha-Na-Na e Jimi Hendrix.

Nomi pazzeschi, che portarono una marea umana, in un periodo dell'anno soggetto a piogge torrenziali, sul terreno di un allevatore di Bethel, una piccola città rurale a nord dello Stato di New York. In tanti riuscirono ad entrare gratuitamente, forzando i cancelli che avrebbero dovuto delimitare l’area.

Il festival ebbe una grande carica simbolica la cui notorietà continua ancora oggi e fu un grande evento della storia del rock e del costume. Uno show che segnò l'apice della diffusione della cultura hippie.



Ma ci furono anche molti imprevisti. Gli organizzatori prevedevano circa 25mila presenze (anche perché molti dei musicisti, poi diventati famosissimi, non erano ancora così conosciuti all’epoca), ma arrivarono oltre 400mila persone in più del previsto. Quasi tutti dormirono in tenda, adattandosi a servizi igienici insufficienti (si stima che ci fosse un bagno ogni 800 persone e che le file per accedervi fossero lunghe chilometri). E poi la pioggia.

Il governatore dello Stato di New York dichiarò la zona "area disastrata". I ragazzi erano immersi nel fango, i servizi igienici fuori uso. Ogni tanto passavano dei trattori per "pulire" il terreno. Uno di questi investì un ragazzo, coperto dal suo sacco a pelo, uccidendolo. Si chiamava Raymond Mizak. Un altro, un marine diciottenne, morì per overdose di eroina.


Fra i tantissimi aneddoti nati dal festival c'è anche il cambio di programma che coinvolse John Sebastian, musicista nato a New York ed esponente della scena folk rock, ex leader dei The Lovin’ Spoonful. A causa dell'intensa pioggia, si era reso necessario asciugare le strumentazioni (i Grateful Dead suonando presero delle scosse formidabili) così gli organizzatori chiesero a lui, che si era recato a Woodstock da semplice spettatore di esibirsi in acustico. Questo si narra, ma, come per molto di quanto avvenne a Woodstock in quei tre/quattro giorni è difficile stabilire cos'è realtà o leggenda.

A Woodstock, comunque, John Sebastian salì sul palco completamente fatto di acido, si fece prestare una chitarra da Tim Hardin ed eseguì cinque canzoni. Si rivolse anche al pubblico: "Amate tutte le persone che avete intorno, portate via un po’ di rifiuti mentre tornate a casa e andrà tutto bene", disse. Più avanti si preoccupò degli acidi di cattiva qualità che stavano girando tra il pubblico: "Prendetene al massimo metà", fu la sua raccomandazione.



Il traffico era intasato, nessuno si aspettava un’affluenza simile e i musicisti venivano portati dall’hotel al palco con elicotteri militari: di fatto l’esercito aiutò un festival che si radunava per manifestare contro la guerra. Alcuni artisti come Tim Hardin non si reggevano in piedi. Il primo a esibirsi, Richie Havens, salì sul palco alle 17,07 del 15 agosto. Fu costretto a farlo perché c’era solo lui. Andò avanti improvvisando, per dare tempo agli altri di raggiungere il festival.

C'è poi l capitolo leggende metropolitane. Forse la più famosa è quello dell'esperimento Cia. Il pianista inglese Ricky Hopkins, scomparso nel ’94, sosteneva che Woodstock fosse stato un esperimento dei servizi segreti per liberarsi, in una volta sola, diffondendo droghe e trascurando la sicurezza e l'igiene, di tutta la popolazione hippie degli anni Sessanta.

Michael Lang, morto lo scorso 8 gennaio, in occasione dei 50 anni di Woodstock, pubblicò un libro illustrato composto da centinaia di fotografie e documenti inediti corredato dagli appassionanti ricordi e dalle sue riflessioni.



Ecco alcuni estratti da Woodstock, 3 giorni di pace e musica (Rizzoli Lizard)

Woodstock fu il primo grande evento musicale promosso a livello nazionale; i ragazzi arrivavano da tutta l’America grazie alle pubblicità sulle riviste underground, sui giornalini del college e in radio (un canale nuovo per l’epoca). La gente partiva da ogni angolo del Paese per partecipare ai “tre giorni di pace e musica” e per sfruttare l’opportunità di vedere la comunità della controcultura riunita.

I giornali avevano annunciato che il festival non si sarebbe più tenuto a Wallkill, e non avremmo potuto chiedere una pubblicità più efficace. Per sfruttare appieno tutte le possibilità, a partire dal 26 luglio pubblicammo per una settimana un’inserzione sul New York Times, sul Daily News e altri quotidiani: “La nuova location è grande il doppio di quella iniziale. (Che la gente di Wallkill ci abbia fatto un favore?) Il che vuol dire il doppio degli alberi. E il doppio dell’erba. E il doppio della natura da esplorare. Se avete già acquistato il biglietto, non vi preoccupate: anche se c’è scritto Wallkill, potrete accedere alla nuova location, presso White Lake, nella città di Bethel. Cogliamo l’occasione per ringraziare i cittadini del posto, che hanno accolto con entusiasmo la notizia del nostro arrivo. Ci vediamo il 15, 16 e 17 di agosto a White Lake, per la prima edizione dell’Aquarian Exposition. Fiera di musica e arte di Woodstock".

Grazie all’inserzione, probabilmente, vendemmo altre migliaia di biglietti. La mattina di giovedì 14 agosto, la vigilia del festival, la gente arrivava a frotte, e c’erano già 60.000 persone nel prato o accampate nei boschi. Avevamo pianificato con cura il flusso del traffico e noleggiato centinaia di autobus per portare i partecipanti da Port Authority a New York, ma la New York State Thruway non era in grado di reggere quell’affluenza. Ci volevano otto, nove ore per percorrere i 160 chilometri che ci separavano dalla città. Il traffico sulla Thruway si bloccò prima dell’Uscita 16, il che causò un ingorgo sulla Route 17, lunga venti chilometri. Giovedì sera era completamente bloccata, e così la gente abbandonò le auto e proseguì a piedi. Da Port Authority non sarebbero partiti altri bus diretti a nord, e alla fine l’Uscita 16 fu chiusa.



La festa prima della festa

Si stima che quel venerdì un milione di persone fu rimandato indietro. C’era così tanta gente che fu chiuso un intero tratto della New York State Thruway, così come il confine tra Canada e Stato di New York. Ma, nonostante quasi tutti avessero abbandonato la macchina o fossero bloccati nel traffico, il morale restava alto. La gente si aiutava a vicenda e, a chilometri dalla location del festival, risuonavano canzoni e festeggiamenti. “Mia moglie mi parlò di un autobus sulla statale, pieno di gente strana che rideva, cantava, fumava erba. I ragazzi a bordo, bloccati nel traffico, avevano visto un tizio che faceva l’autostop e si erano messi a urlare: ‘Fallo salire!’. Il conducente, nel panico, aveva gridato qualcosa sul regolamento della società. A quel punto si era formata una specie di milizia che aveva aperto le porte del bus, e il capellone con lo zaino in spalla era salito. Tutti ridevano e scherzavano, e anche il conducente si era calmato”.


Michael Lang, l’uomo che rese tutto possibile, ha raccontato la storia della 'tre giorni di pace e musica'. Le immagini di Jimi Hendrix, degli Who, di Crosby, Stills, Nash & Young, di Santana, Janis Joplin, Joan Baez, dei Greateful Dead e molti altri vengono direttamente dall’archivio esclusivo di Lang, così come le scalette originali, le piante della location, il tariffario degli artisti e altre curiosità. Il volume è accompagnato dalle fotografie del concerto, nelle quali si immortala non solo il palco ma anche il pubblico, il vero protagonista. Scatti catturati da fotografi sconosciuti o da nomi prestigiosi come Ralph Ackerman, John Dominis, Bill Eppridge, Dan Garson, Barry Z. Levine, Ken Regan, Lee Marshall e Baron Wolman. Nella selezione spiccano le immagini dell’archivio di Henry Diltz, fotografo ufficiale di Woodstock, che ha documentato il festival in ogni suo angolo: dai preparativi alle prime difficoltà con la gente del posto, dalla vita di comunità dei figli dei fiori ai dietro le quinte con gli artisti più importanti.




La vera star di Woodstock fu il pubblico. Il festival offriva a chiunque fosse interessato un accesso immediato alla controcultura; bastava essere lì. E così i partecipanti – che in gran parte erano decisi a porre fine a quella che ritenevamo una guerra ingiusta – trascorsero tre giorni nella natura: ascoltarono musica, si sentirono parte di una comunità e si avvicinarono ad altre persone, e all’umanità in senso ampio, nel nome dell’amore e della compassione. In sostanza, furono davvero tre giorni di pace e amore.

Gli artisti

I ragazzi della controcultura non avevano gusti musicali predefiniti, così decisi da subito di far suonare un gruppo eterogeneo di artisti e stilai un elenco che spaziava da Jimi Hendrix a Johnny Cash. Hector Morales della William Morris mi aveva aiutato a organizzare il Miami Pop Festival e mi spiegò come ingaggiare gli artisti. La sua assistenza fu preziosissima in ogni fase del progetto. Mi resi conto in fretta che, per dare credibilità all’evento, avrei dovuto innanzitutto assicurare la presenza di musicisti importanti, offrendo cifre che non potevano rifiutare. Se un gruppo prendeva in genere 7500 dollari, per esempio, io ne offrivo 10mila. Quando due o tre grandi nomi furono confermati, gli agenti e i manager dei vari artisti cominciarono a prendermi sul serio.



Jefferson Airplane, Creedence Clearwater Revival e Canned Heat furono i primi ad accettare, e ingaggiai Crosby, Stills and Nash prima dell’uscita del loro album d’esordio. Un giorno David Geffen, il loro manager, si presentò nell’ufficio di Hector stringendo in mano un test pressing del disco appena completato. Ci lasciò senza parole. Geffen stava cercando l’evento giusto per inaugurare la prima tournée della band e tutti pensammo che Woodstock sarebbe stato perfetto. L’accordo fu firmato seduta stante. Volevo anche ingaggiare artisti che conoscevo e che vivevano a Woodstock: The Band, il cui manager era Albert Grossman, e il cantautore Tim Hardin.

Uno degli aspetti che preferivo di quella fase era scoprire nuovi talenti e riunire i vari gruppi. Il festival fece nascere varie carriere: all’epoca Santana era una band di San Francisco che non aveva ancora inciso nulla; gli artisti blues britannici Joe Cocker and the Grease Band e i Ten Years After (in cui suonava il chitarrista Alvin Lee) erano ancora sconosciuti in America.

I Mountain si erano appena formati, e alcuni artisti in circolazione da un po’ dopo l’esibizione a Woodstock ebbero un rinnovato successo: John Sebastian, che aveva avviato una carriera solista dopo aver militato nei Lovin’ Spoonful; Richie Havens, un cantante folk di vecchia data del Village che quel venerdì aprì meravigliosamente il festival; Country Joe McDonald, che dopo aver suonato con i Fish era diventato un solista e fece cantare a tutti il "Fish Cheer”; Arlo Guthrie (che viveva sulle vicine Berkshire). Janis Joplin e Jimi Hendrix avevano sciolto le band con cui erano arrivati al successo (rispettivamente Big Brother e The Experience).




Gli artisti che non parteciparono

Non riuscii a scritturare tutti gli artisti che avrei voluto: speravamo di convincere Donovan e Johnny Cash a esibirsi, ma rifiutarono. Laura Nyro era in forse, ma soffriva di una terribile paura del palcoscenico. I Doors non suonarono perché Jim Morrison temeva di essere ucciso sul palco (dopo l’arresto a Miami, le sue paranoie erano peggiorate). Contattai John Lennon attraverso la società che gestiva i Beatles: a maggio gli addetti all’immigrazione gli avevano impedito di entrare negli Stati Uniti, ufficialmente a causa di vecchie accuse legate alle droghe, ma in realtà per via della sua posizione pubblica contro la guerra. Quarant’anni dopo il festival, trovai nel mio ufficio una lettera mai aperta da parte di Apple, che proponeva di far esibire due artisti appena scritturati: James Taylor e Billy Preston.

Ebbi la folle idea di far chiudere il festival a Roy Rogers e alla sua Happy Trails, la conclusione perfetta per una tre giorni di pace e musica, ma il suo manager rifiutò la proposta. Fu invece Jimi Hendrix, com’è risaputo, a chiudere il festival alle 9 di lunedì mattina, di fronte a un pubblico più esiguo ma composto pur sempre da 20.000 persone. Jimi si esibì alla luce del sole per creare quella che in seguito diventò la storia di Woodstock, un’esecuzione di The star spangled banner, ripresa dalle telecamere, che mi dà i brividi ancora oggi".




Il pubblico era incredibilmente eterogeneo: liceali del Bronx si confondevano tra gli hippie arrivati in autostop da San Francisco, che a loro volta incontravano veterani della guerra del Vietnam, motociclisti, studenti universitari, Yippie, filosofi, attivisti politici e gente normalissima. A Woodstock, in un periodo in cui la segregazione razziale era ancora tollerata in alcune zone del Paese, il colore della pelle non aveva importanza: arrivarono persone di ogni etnia.

Benché la controcultura stesse sbocciando in California e a New York, gli hippie erano ancora piuttosto rari. Ma, vedendo la folla riunita per il festival, fu chiaro che esisteva una “nazione di Woodstock”. Rob Kennedy, un adolescente arrivato a Bethel dal New Jersey in autostop, mi ha detto: “Nessuno immaginava che in America ci fossero tutti quegli hippie. A scuola, io e i miei amici eravamo gli unici tizi strani… Sapevamo che c’erano degli hippie nelle città vicine, ma non pensavamo che fossero così tanti. Woodstock ci fece capire quanti eravamo, e questo fu uno dei suoi aspetti più potenti”.



 





Nessun commento:

Posta un commento

Litfiba: 17 Re e le vedove inconsolabili della Trilogia

 Litfiba: 17 Re e le vedove inconsolabili della Trilogia    Nel dicembre 1986 , quando “17 Re” arriva nei negozi di dischi, i Litfiba non...