SEZIONI

11 ottobre 2025

Teatro Sociale di Villastrada. Lontano dalle isterie del mondo. La nuova stagione.

Teatro Sociale di Villastrada

Lontano dalle isterie del mondo

 


Prenderà il via sabato 25 ottobre la nuova stagione teatrale del Teatro Sociale di Villastrada.

Al timone di questa traversata nel mare della cultura Giuseppe Romanetti, Direttore Artistico del Teatro, una garanzia di qualità, con un teatro che vuole coniugare la capacità di produrre divertimento, visioni, utopie e sogni, non per un pubblico da conquistare, ma per cittadini consapevoli della sua necessità, per usare le sue parole.

Un teatro calato nel suo territorio, ma capace di attrarre chi sente l'urgenza di arricchirsi dal punto di vista spirituale e civile, che Romanetti descrive così:

“Lontano dalle isterie del mondo urbano esiste un teatro, con una bellissima storia e una suggestiva sala teatrale. Esiste un teatro che vuole crescere in un rapporto aperto con la comunità; di attenzione e di stimolo, dove il contenuto delle proposte, prima che sulla scena, sta dentro la relazione stessa”.

Ma vediamo la proposta della Stagione Teatrale 2025-2026 nel dettaglio.

 


Sabato 25 ottobre, ore 21.00

Maria Paiato
L’Avvelenatrice

di Èric-Emmanuel Schmitt
ideazione e interpretazione Maria Paiato

Una grandissima Maria Paiato ci propone questa favola che ha scelto di essere vera. E’ la storia di una settantenne discretamente diabolica accusata, in passato, di avere ucciso tre mariti ma poi assolta per mancanza di prove. Arriva nel piccolo paesino francese un giovane prete e lei se ne innamora nonostante la differenza di età e di condizione… lui è prete ma questo non le impedisce di sognare di averlo come amante. “E’ una favola, vi dicevo, e come tale l’ho trattata, sfruttando le sue innumerevoli possibilità di paura, di suspense, di comicità, di ironia, di musicalità. Il mio intento, il mio gusto è stato quello di fare come Marie: costruirvi intorno una tela magica, una trappola per farvi cadere nelle mie braccia di ragno. Ma tranquilli. Il mio è solo un gioco. Però per giocare si deve far sul serio”


Sabato 08 novembre, ore 21.00

Compagnia Diaghilev – Dammacco/Balivo
Spezzato è il cuore della bellezza

uno spettacolo con Serena Balivo e con Mariachiara Falcone
ideazione, drammaturgia e regia Mariano Dammacco
foto di scena Matilde Piazzi
produzione Compagnia Diaghilev
con il sostegno di Infinito, Operaestate Festival Veneto, L’arboreto-Teatro Dimora, La Corte Ospitale / Centro di residenza Emilia-Romagna, CapoTrave/Kilowatt

Premio Ubu 2020-2021 nella categoria Nuovo testo italiano/scrittura drammaturgica

Lo spettacolo racconta la storia di un triangolo amoroso, lui, lei, l’altra e, tramite i frammenti e le immagini di questa storia, offre allo spettatore uno sguardo sull’Amore nelle sue pieghe dolorose e tormentate, attraverso la convivenza di tragedia e umorismo. In scena, Serena Balivo dà corpo e voce alle due donne protagoniste della storia e accanto a lei appare, in uno scenario onirico la figura muta dell’uomo al centro del triangolo amoroso. Il lavoro di creazione è partito da alcune domande sull’amore e su come questo sentimento, fondamentale nella vita umana, possa trasformarsi, degenerare, tradire i desideri e le aspettative di chi lo vive.

 

Sabato 22 novembre, ore 21.00

Adalberto Ferrari / Nadio Marenco in
Duello

Spettacolo musicale, jazz e improvvisazione

Adalberto Ferrari, fisarmonica
Nadio Marenco, clarinetto, sassofono

 


Un duo di musicisti formidabile che, armati dei loro rispettivi strumenti, si “sfida” all’ultimo suono, rileggendo i più svariati generi musicali – dallo choro alla canzone d’autore in versione strumentale, dai brani klezmer a quelli swing e jazz.

Grandissimo successo il loro primo CD “Duello



Sabato 06 dicembre, ore 21.00

 
Natale in Casa Cupiello

spettacolo per attore cum figuris

di Eduardo De Filippo
da un’idea di Vincenzo Ambrosino e Luca Saccoia
regia Lello Serao
con Luca Saccoia
spazio scenico, maschere e pupazzi Tiziano Fario
manovratori Salvatore Bertone, Paola Maria Cacace, Simone Di Meglio, Angela Dionisia Severino, Irene Vecchia
produzione Teatri Associati di Napoli/ Interno 5

Lo spettacolo, fedele al testo di Eduardo, evoca le vicende della famiglia Cupiello, aprendo uno squarcio dentro l’immaginario e la memoria di ogni spettatore. Questo Natale in Casa Cupiello è un nuovo e sorprendente percorso poetico parallelo che, pur rispettando la struttura originale, innesta  invenzioni visionarie. Uno spettacolo al tempo stesso popolare e raffinatissimo, in somma d’intuizioni e prodigiose visioni, ironie mascherate, malinconie esibite. Uno spettacolo considerato dalla critica un capolavoro.


Sabato 20 dicembre, ore 21.00
 

Memori

di e con Nicola Lorusso e Giulio Macrì

consulenza drammaturgica a cura di Elena Scolari, Paola Bonesi e Giacomo Sette

con il sostegno di Risonanze. Network, Periferie ArtisticheCentro di Residenza multidisciplinare Regione Lazio, MIC Direzione Generale dello SpettacoloRegione Lazio Assessorato alla Cultura e Politiche GiovaniliSettimo CieloDRACMA Centro Sperimentale d’Arti ScenicheTeatro Erbamil

Spettacolo selezionato da Campania Teatro Festival 2025, Canile Drammatico 2025, Direction Under30 2024, Hystrio Festival 2023

Vincitore Ermo Colle 2025, Progetto Cura 2023, Indòmati Festival, Ra-dici Festival 2022

Memori è uno spettacolo di teatro, di danza, di clownerie e musica. Il racconto di due anime disperse, alla disperata ricerca della propria identità. Insomma due di noi che ogni giorno rimaniamo saldamente aggrappati alla convinzione che la vita non sia soltanto insignificante routine, ma piuttosto una trama di eventi culminanti in un piano sublime. O, almeno, così speriamo. Un viaggio che ha in sé sogno, realtà, dolcezza e nostalgia. L’apporto del sonoro è parte integrante del disegno drammaturgico. La musica si fa coprotagonista della scena, è viva, è pulsante crea ambienti e ne distrugge, è ritmo vitale. Gli estratti danzati creano vere e proprie epifanie, in cui ritrovare piccole briciole di verità.



Sabato 17 gennaio, ore 21.00
 

A casa di Franco

Dalla Genesi al mito: omaggio a Franco Battiato

Concerto-spettacolo commissionato dal Festival della Parola

da un’idea del  Maestro Alessandro Nidi Francesca Tripaldi
Francesca Tripaldi e Simone Tangolo, cantanti e attori
Nidi Ensemble, musicisti
Alessandro Nidi, direzione, arrangiamenti, pianoforte

A Casa di Franco è un omaggio alla figura di Franco Battiato, ritratto nell’intimità dei suoi spazi, delle stanze della sua casa.  E’ un viaggio attraverso una mappa personale fatta dei pensieri di Franco stesso; ricordi e immagini degli affetti e degli amici che lo hanno accompagnato nella sua vita e nella sua carriera: le voci di Milva, Alice, Giuni Russo, Ombretta Colli, lo dipingono con affetto e con grande stima artistica.

Celebriamo questo musicista senza gli orpelli delle cronistorie: la sua musica racconta il percorso artistico, le sue parole raccontano l’essenza dell’uomo artista.



Venerdì 30 gennaio, ore 21.00

Antonella Questa
Vecchia sarai tu!

di Antonella Questa
regia Francesco Brandi
coreografie Magali B.Compagnie Madeleine&Alfred
disegno luci Carolina Agostini
organizzazione generale Serena Sarbia
collaborazione Gérard Darier, Giuliana Musso, Carlotta Clerici
produzione LaQ-Prod
distribuzione Produzioni Timide

Spettacolo vincitore Premio Museo Cervi Teatro per la Memoria
Premio Calandra Miglior Spettacolo, Migliore Interprete, Miglior Regia

Un viaggio alla scoperta di come oggi tre donne vivono la loro età e l’avanzare inesorabile del tempo: chi rifiuta di  invecchiare per sentirsi ancora “giovane”, chi da vecchia subisce la tirannia del “invecchiare bene” e chi giovane lo è davvero, ma si sente già vecchia! Le donne, la loro età e l’invecchiamento al quale non hanno ancora diritto. Uno spettacolo che con leggerezza e sensibilità porta a riflettere su quanto la vecchiaia possa anche essere un dono e regalare ancora momenti ricchi e belli. Uno spettacolo comico per esorcizzare la paura di invecchiare e ricordarsi che “vecchia”… lo sarai anche tu!



Sabato 14 febbraio, ore 21.00
 

Pluto

da Aristofane
adattamento e regia I Sacchi di Sabbia
con la collaborazione e la consulenza di Francesco Morosi
con Gabriele Carli, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri, Enzo Illiano
produzione I Sacchi di Sabbia/Compagnia Lombardi-Tiezzi
in collaborazione con Kilowatt, Armunia

e con il sostegno di Mic e Regione Toscana

Protagonista del Pluto, l’ultima commedia di Aristofane, è il Denaro. È una novità: nelle commedie erano comparsi crapuloni scialacquatori, funzionari corrotti, avari – tutti personaggi che avevano a che fare con il denaro, ma mai il Denaro in persona. Aristofane, attraverso Cremilo, immagina un’economia etica, capace, attraverso la sanificazione del Dio Quattrino, di migliorare il mondo una volta per tutte, sfidando il potere e l’autorità – anche quella suprema di Zeus. La fantasia dell’eroe comico è una forza di rivoluzione che esecra il mondo nelle sue storture e ha la capacità straordinaria di reinventarlo e rifarlo. La chiave interpretativa dei Sacchi di Sabbia è di leggere Aristofane con quella consueta della comicità utilizzando una recitazione brillante e particolarmente efficace.


 

Sabato 28 febbraio, ore 21.00

 
En La Cuerda

Nella corda che pulsa, in equilibrio su di essa, nella follia, nel dissenso, nella attesa o nella addio, nell’amore.

Yalica Jo voce, violoncello
Andrea Marras violino, pianoforte, voce
Dario Ricò chitarra, basso, voce

EnLa Cuerda, titolo del concerto, è un richiamo diretto tanto agli strumenti a corda che ne sono protagonisti  (violoncello, violino, pianoforte, chitarra), quanto alla lingua spagnola che attraversa il nostro repertorio. Il programma prende ispirazione dalla tradizione cantautorale latinoamericana rivisitandolo in chiave intima e minimalista, intrecciando brani e arrangiamenti originali della cantautrice e sonorità acustiche in un dialogo continuo tra corde e voci che donano nuova luce a questo genere appassionante. Un percorso musicale essenziale e intenso, che privilegia la forza narrativa delle canzoni e la complicità tra i musicisti sul palco.


 

Sabato 07 marzo, ore 21.00
 

Anna Cappelli

di Annibale Ruccello
regia Claudio Tolcachir
con Valentina Picello
scena Cosimo Ferrigolo – luci Fabio Bozzetta
assistente alla regia Leone Paragnani
direttore di scena Gianluca Tomasella
sarta Benedetta Nicoletti
video trailer Martina Selva – foto di scena Luigi Angelucci
produzione Carnezzeria in coproduzione con Teatri di Bari, Teatro di Roma
in collaborazione con AMAT & Teatri di Pesaro
per RAMResidenze Artistiche Marchigiane

“Un testo che indaga sul ruolo della donna nel tempo. L’indipendenza, la prospettiva di futuro, la solitudine, la mancanza di mezzi e di risorse. Con umorismo pungente e assurdo questa pièce ci conduce attraverso i labirinti della mente di un personaggio inconsueto, pieno di contraddizioni. Commovente e imbarazzante allo stesso tempo. Ciascuno di noi potrebbe conoscerla, incrociarla nella propria vita; ma potremmo anche essere lei. Sentirci così impotenti da prendere le decisioni peggiori. Un gioiello teatrale sul corpo di un’attrice unica, Valentina. La sua sensibilità, la sua immaginazione e l’infinita delicatezza del suo humor daranno a questo testo una impronta unica e piena di aria fresca. Una proposta molto netta: questa donna, il pubblico, e la vita in mezzo a loro. Lo humor e la tragedia mischiati. Quel sorriso doloroso che ci attraversa e non ci lascia indifferenti.”

C. Tolcachir

 
Spettacolo capolavoro


a cura di Stefano Superchi







08 ottobre 2025

I fiori nel prato. Ricordando Annise

 I fiori nel prato

Ricordando Annise

 


 Traiettorie che si sono intersecate, quelle di familiari, amici, colleghi, volontari, esponenti di associazioni. Guardare i volti delle persone riunite, lo scorso 27 settembre, nella sede di Oltrefossa, significa sfogliare una sorta di album dei ricordi collettivo e personale allo stesso tempo. Significa constatare che – ancora una volta – il messaggio di Annise Grandi, ad un anno dalla scomparsa, è forte.

Forte in una comunità che si è spesa in iniziative culturali, nel sociale, in tante battaglie di civiltà. Battaglie in cui, spirito gentile e caparbio, Annise ha sempre dato il massimo. Azioni e iniziative per tessere legami, costruire ponti, aiutare, sorridere, godere della condivisione e ritrovarsi. È successo nella sua Fossacaprara (e succederà) ancora. Gli amici di una vita, le associazioni Persona Ambiente, Genitori Instabili, Oltrefossa e M.I.A. (Movimento Incontro Ascolto) hanno voluto e promosso l’evento.


 

Ciascuno ha restituito un aspetto del carattere di Annise, ciascuno ha ripensato a come, nell’ambito di riferimento, il suo impegno e il suo esempio si siano rivelati fondamentali. Persone che hanno condiviso anche solo un tratto di vita con lei, esistenze che – come detto – si sono intersecate con una donna che, in positivo, ha segnato trasversalmente tante vite e la storia di un territorio.

Annise ci ha lasciato da poco più di un anno, ma la sua presenza è forte più che mai, ed è stato proprio in questo senso che i suoi amici hanno voluto organizzare questa serata, un evento accogliente e aperto alle persone, non celebrativo e di solo ricordo.

 


 

È una delle amiche organizzatrici della serata a raccontare come si è svolta:

Nel realizzare l’evento del 27 settembre in ricordo di Annise si è cercato prima di tutto di tenere ben presente cosa lei amava e desiderava nello stare insieme.

In cuore, da parte di tutti, c’è stato l’obiettivo di creare una serata che potesse svilupparsi in armonia e serenità, accogliente verso chi aderiva. Fino alle 18.00 non sapevamo ancora se saremmo riusciti a organizzare all’aperto come previsto, le previsioni non erano buone ed era freddo. Poi si è deciso che saremmo rimasti fuori, ed è successo che nel cielo, a est, è apparso un braccio di arcobaleno che ha dato a tutti il coraggio di procedere senza più esitazioni.

Abbiamo allestito sedie, tavolini, il tavolo del buffet, lo schermo di proiezione ai piedi della torre, l’impianto di amplificazione e un grande braciere per i più freddolosi. Alle 19.00 è cominciata ad arrivare gente per iniziare l’aperitivo e parlare un po’: tutti conoscevano tutti, e intanto lentamente calava la sera.

Verso le 21.00 ha preso la parola Damiano Chiarini, a seguire le ragazze di M.I.A. e Claudia Barbieri, nuova presidente in carica dell’associazione. Poi Elena Tarana ha introdotto la proiezione del video ‘Insieme con noi’, collage di immagini e spezzoni di corti e commedie curato da Maurizio Stocchi, dove Annise era protagonista e/o ne aveva scritta la sceneggiatura. Siamo poi entrati nella sala di Oltrefossa, in cui erano disposte le sedie per partecipare al laboratorio teatrale condotto da Massimiliano Filoni della cooperativa Giolli, che è stato collaboratore professionista di M.I.A. in progetti di formazione e in laboratori educativi nelle scuole (Romani e Santa Chiara) negli anni passati sul tema della violenza di genere
”.



 
Come spiega Anna, “questa serata ha avuto lo scopo di riunire tutti coloro che, avendo condiviso i valori e i temi sposati da Annise, possano ancora proseguire insieme in futuro, lanciando semi di pace, di inclusione, di parità, di salute e di valorizzazione della diversità, tutti temi estremamente collegati”.
 

GLI INTERVENTI

Ha aperto la serata Damiano Chiarini, ricordando l’impegno di Annise nel campo della pace e dell’ambiente:

 


 

“25 anni fa, una delle prime marce per la Pace Perugia-Assisi a cui partecipavamo. Decidiamo di fare una grande bandiera della Pace. Procuriamo la tela e tu la cuci. Così è nata la grande bandiera che ci ha accompagnato in questi anni in tante manifestazioni. Quando si rompeva, si stracciava, tu la rammendavi. Se dovessimo dividere il mondo in oppressi da un lato e oppressori dall’altro, tu avevi chiara la posizione dove stare. Insieme abbiamo fondato l’Associazione Persona Ambiente, ma il tuo impegno veniva da molto prima.

Erano gli anni della Lista Verde. Poi hai fatto nascere M.I.A., per dare ascolto e aiuto alle donne oppresse, togliendo violenza. La pace si costruisce a partire dalle relazioni. Con determinazione, fermezza e decisione, ma sempre con pacatezza, hai costruito quei valori in cui credevi. Là dove c’era uno strappo, hai sempre cercato di ricucire: con intelligenza, determinazione, dolcezza e caparbietà ti sei schierata, ti sei impegnata, hai dato veramente tutto.

Di fronte a una perdita si resta sempre smarriti, ma un insegnamento resta: vivi la vita con intensità, spenditi sempre per gli altri, diventa un costruttore di relazioni di pace. Oggi abbiamo bisogno di testimonianze come la tua. Allora, insieme, potremo prendere in mano quella grande bandiera, insieme potremo portarla, anche per un breve tratto, certi di essere dalla parte giusta e proseguire il cammino”.



 
Elena Tarana ha ricordato il ruolo di Annise nella nascita della compagnia dei “Genitori Instabili”:

“Una doverosa premessa. Ci chiamiamo genitori, ma non necessariamente lo siamo: nel gruppo ci sono genitori sposati, separati, vedovi, single, genitori eterosessuali, genitori omosessuali, coppie che non hanno figli o single senza coppia né figli. Di certo siamo tutti instabili. In questa compagnia, Annise ha trovato il modo, con la sua capacità di tessere con le parole le trame di storie, di trasformarle nel tempo nelle sceneggiature dei nostri spettacoli. Spettacoli, prima per i ragazzi e poi per tutti, che affrontano argomenti anche molto importanti, sempre con ironia e leggerezza”.

 




Valter Cavalli ha citato un aneddoto significativo, un passaggio di un testo scritto da Annise, era il 2011, per presentare la Compagnia teatrale in occasione di una collaborazione con RAI Educational:

“…a me piacerebbe tanto che nelle scuole si aggiungesse una nuova materia, l’ora di ‘incantamento’ (non so se si dice così, ma suona bene), perché in un mondo dove i ragazzi più che pensare, parlare, leggere, scrivere, riflettere e osservare, messaggiano, chattano, twittano, facebookkano, ipoddano, ipaddano, videogiocano, insomma non fanno più nulla senza che tra cervello-cuore-corpo ci sia di mezzo un aggeggio elettronico.
Sarebbe bello che ogni tanto si portassero a vedere… non so, un tramonto, una quercia secolare, o si coricassero sulla spiaggia del Po a guardare le stelle, o seduti su un prato ad ascoltare Mozart e annusare l’erba, tutto in silenzio, senza bip-bip dei cellulari, senza spiegazioni dei professori, niente di niente, solo loro e il silenzio. Non so cosa c’entra tutto questo, ma credo c’entri con l’educare i ragazzi alla bellezza, che purtroppo con chat, iPod e compagnia bella spesso non va d’accordo. Quindi c’entra anche con il teatro e con la capacità di lasciarsi incantare dalla sua magia”.



 
Sono poi intervenute le ragazze di M.I.A., unitamente alla neoeletta presidente Claudia Barbieri, ringraziando tutte le associazioni, i gruppi e le persone presenti, soprattutto dando un caloroso abbraccio ai familiari. Un saluto non formale, ma legato all’augurio che, stando tutti insieme, si potesse alleggerire un po’ l’assenza. È emersa la consapevolezza dell’importanza di rielaborare collettivamente l’assenza di Annise, generando nuove energie e proseguendo il suo lavoro con slancio rinnovato.
 

 


Si è ricordato l’incontro con lei nel 2009, che ha generato relazioni amicali e affettive, ma anche la condivisione di valori e principi come rispetto, libertà delle donne, sorellanza, autodeterminazione e consapevolezza, che l’associazione ha fatto propri. Le ragazze di M.I.A. hanno sottolineato l’approccio gentile di Annise, finalizzato all’ascolto e alla valorizzazione dell’altro, le differenze come punto di forza, un metodo che intendono portare avanti valorizzando la pluralità del gruppo.

Infine, Massimiliano Filoni della cooperativa Giolli di Parma ha condotto il laboratorio teatrale, un amico e un compagno di viaggio che ha caratterizzato la crescita dell'associazione, da quando cominciò a lavorare con Annise nelle scuole nell'ambito della prevenzione.
 
 

 

È stato quindi introdotto il titolo dell’evento, “I fiori nel prato”:

I fiori siamo ciascuno di noi, invitati a sentirci accolti e portatori di un ricordo personale di Annise. La serata è stata pensata per generare nuove energie, partendo dalla metafora dei fiori, portatori di valori, parte di un processo più ampio centrato sulla pace, l’attenzione verso l’altro, le donne e tutti i soggetti dimenticati dalla comunità”.


Gli amici di Annise


04 ottobre 2025

A Milano un nuovo murale per onorare otto donne pioniere del femminismo

 A Milano un nuovo murale per onorare otto donne pioniere del femminismo

 



Inaugurato il 26 settembre a Milano (in via Tranquillo Cremona) un murale monumentale realizzato dall’artista Pablo Pinxit dal titolo “8 donne straordinarie”.
Tra Ottocento e Novecento le protagoniste dell'opera murale, anticipatrici dei diritti civili, lottarono per l’emancipazione femminile e la costruzione di una società più equa.
L’opera vuole omaggiare e conservare la memoria di un gruppo di donne che, tra attivismo e attività intellettuale, hanno posto le basi del femminismo italiano.
 


 

Sono Anna Kuliscioff, Maria Montessori, Alessandrina Ravizza, Laura Solera Mantegazza, Ersilia Bronzini Majno, Ada Negri, Rosa Genoni e Sibilla Aleramo.
 
Il murale, realizzato con tecnica mista in stile neo-pop, contiene un QR code che consente ai passanti di ascoltare le biografie delle protagoniste dell’opera, arricchite dall’approfondimento storico e visivo a cura di Clara De Andreis e Greta Rovere.

L’intervento, curato da Christian Gancitano con la supervisione di Margherita Majno, sorge in un luogo significativo: la facciata delle mura di cinta di Casa Majno, progettata nel 1928 dall’architetto Pier Giulio Magistretti per Edoardo Majno, figlio di una delle protagoniste celebrate nel murale.



Le straordinarie protagoniste del murale milanese.

Anna Kuliscioff (1857–1925), “la Dottora dei poveri”, ginecologa tra le prime in Italia, curò gratuitamente donne e operaie; punto di riferimento del socialismo italiano (insieme a Filippo Turati), Anna Kuliscioff fondò la rivista Critica Sociale e lottò per il suffragio universale e l’emancipazione femminile.

Ada Negri (1870–1945) fu la prima donna ammessa all’Accademia d’Italia come letterata, usò la poesia e la parola pubblica come strumenti di impegno civile e sociale.
 


La scrittrice Sibilla Aleramo (1876–1960), scrisse il grande romanzo femminista Una donna, un manifesto di libertà ricavato da una dura esperienza personale e base di un lungo attivismo, che diventò la prima espressione esplicita di rivendicazione femminista in Italia.

La dottoressa Maria Montessori (1870–1952) rivoluzionò la pedagogia valorizzando l’autonomia e la creatività dei bambini.

 


Ersilia Bronzini Majno (1859–1933), fondò il celebre Asilo Mariuccia, per le bambine in difficoltà; fu anche fondatrice e guida dell’Unione Femminile Nazionale, oltre che prima donna consigliera dell’Ospedale Maggiore.

Nell’Unione, lavorò a stretto contatto con donne come Alessandrina Ravizza (1846–1915), la cosiddetta “Contessa del brodo”, che fondò cucine popolari e ambulatori e promosse l’istruzione femminile (fu vicina a Boccioni e ai Futuristi)

 


A cooperare con l’Unione, battendosi per la formazione e il lavoro delle donne, fu anche la stilista Rosa Genoni (1867–1954), docente e prima donna a parlare di “moda nazionale” trasformando l’atelier in luogo di emancipazione femminile.
 


Attenta al riscatto femminile e infantile fu anche Laura Solera Mantegazza (1813–1873), fondatrice del primo asilo nido italiano e della prima scuola professionale femminile laica. Attiva nel Risorgimento, sostenne Garibaldi e Mazzini ed è stata la prima donna a entrare nel Famedio di Milano. È stata l’ideatrice delle celebri camicie rosse dei garibaldini.

Stefano Superchi

28 settembre 2025

GAIA'S CORNER #15 - Breakfast in America (1979) - Supertramp

 

Breakfast in America (1979)

Di dolcezza sospesa e assonnate colazioni sbrodagliose

 


 Il 6 settembre un mieloma di lunga data si porta via Rick Davies. Così, 'de bòtto, breaking news gioiose in questo settembre (che siamo quasi a ottobre in verità, la puntualità creativa non è il mio forte lo sapete).

 

Rick Davies

 

Il nome potrebbe dire poco, a meno che non siate cultori dei Supertramp, la band che fondò nel 1970 e del quale è stato tastierista, cantante e compositore.

È l’ora di riaprire le porte del Gaia’s Corner dopo il torpore estivo per celebrarne il genio creativo con il disco principe del gruppo, “Breakfast in America” e la sua cameriera in carne, emblema col suo sorriso plastico di un’America a fine anni 70 sovraccarica di stordimenti chimici e contraddizioni economiche (qualcuno ricorderà il “Sorry no gas” delle stazioni di servizio figlio di un mondo in esplosione).

 


Cosa piace di “Breakfast in America”?

Perché le prime battute di “The Logical Song”, con quel piano elettrico antologico, fanno trasalire i giovanissimi di allora che sono i sessantenni di adesso ma anche i cultori trentenni di adesso? E cosa potrebbe colpire per esempio mia figlia al primo risuonare di questo vinile sul mio giradischi e al suo primo ascolto del medesimo?

 


Tralasciando i miei trip mentali, dico la mia.

Io credo sia la sensazione di leggerezza, di “sospensione”, ma non troppo in alto, quel metro da terra. Un soft rock delicato, in tutti i suoi elementi. Se ritornassimo sulla copertina, è come immaginerei l’atto di aspettare un (imbevibile) caffè americano in un’alba di ottobre in una stazione di servizio di non so che highway, di non so che film, ad aspettare non so cosa di altro se non la sopra citata sbrodaglia.

 


Non è una narrazione tragica: non c’è climax, non c’è una nascente tensione che culmina e poi scoppia purificando chicchessia. Il ritmo corre, a volte più veloce, a volte meno, ma a condurre è il piano (nelle varie tipologie utilizzate) che “percussiona” (perdonatemi la licenza) dall’inizio alla fine di un brano. Basso sommesso che più sommesso non si può, nessun virtuosismo, qualche assolo di chitarra piccino picciò. 

Le percussioni entrano in un secondo momento e non sovrastano mai il piano, anzi rimangono delicate, rinforzano il ritmo. Se uno suonasse solo piano in una stanza potrebbe tranquillamente farle tutte così e forse nessuno si accorgerebbe della mancanza di altri strumenti. E anche lì, niente virtuosismi, linee semplici, non hanno la forma dell’assolo.

 


Molti pezzi di questo disco si prestano bene per una playlist da avviare in macchina, una su tutte “Take a long way home” (eh beh!). Perfetta per riassumere quanto raccontato finora. E i testi?

Nessun messaggio nascosto, niente cose oniriche o in codice. Il prog è lontanissimo non poi tanto nel tempo, ma negli anni 70 il ritmo è folle, tre anni valgono trenta, su tutti i fronti. Anche lì, riflessioni da alba lenta, che non sono certo sul senso della vita, ma sul rimpianto di qualche ca**ata di gioventù, che comunque non ritorna e che “si stava meglio prima”. Nessuna tensione, niente ansia, quel “eh nànu, a sèri giùvna/giùan me l’acqua”.

 


Le tracce fondamentali le conoscete: “The Logical Song” e “Breakfast in America”, “Goodbye Stranger” spesso riproposta in film di ambientazione Amarcord.

 


Interessante chiusura con “Child of Vision”, consapevole riassunto di una nostalgica amarezza che però lascia spazio alla speranza. Guarda verso il futuro con speranza, come una lezione non meglio definita da imparare, che non è più personale quanto generazionale.

 


 

“I said, Child of Vision

Won’t you listen?

Find yourself a new ambition”

 

Gaia Beranti

27 settembre 2025

Con Guido Conti lungo il grande fiume Po

 Con Guido Conti lungo il grande fiume Po

 



Una sollecitazione al viaggio è sempre difficile da rifiutare, innesca in noi l’attesa della partenza a cui far seguire l’esplorazione di un territorio sconosciuto per allargare gli orizzonti.
Chi non può viaggiare, per mille motivi, può aiutarsi con la lettura che, in qualche modo, è già un viaggio.
Chi non abita da queste parti ha attraversato il Po distrattamente decine di volte, sui ponti in autostrada. Ma anche molti di noi che ci viviamo a ridosso danno quasi per scontata la presenza possente del Grande Fiume, dei paesi sparpagliati lungo gli argini che non di rado innalzano in cielo un campanile di una chiesa o qualche statua sacra.
 


Chi può aiutarci a colmare le nostre lacune è lo scrittore Guido Conti, che nel 2012 scrisse “Il grande fiume Po”, un viaggio avvincente lungo il fiume nelle leggende e nelle tradizioni.
Guido Conti (Parma 1965) ha pubblicato i primi racconti sulla rivista «ClanDestino» ed è stato scoperto da Pier Vittorio Tondelli, che lo ha pubblicato in Papergang (Transeuropa 1990). Appassionato studioso dell'opera zavattiniana, ha curato la raccolta degli scritti giovanili di Cesare Zavattini "Dite la vostra" (Guanda 2002).


Guido Conti

Altri, prima di lui, avevano raccontato il Po nella sua interezza, Mario Soldati, Guido Ceronetti e Gianni Celati. In determinati tratti, persino i gloriosi Guareschi e Zavattini. Il libro di Guido Conti s’inserisce in questa traccia esponendo un viaggio geograficamente completo lungo le acque ancestrali del Po, dal Pian del Re alla foce del Delta, sulle tracce profonde che nel tempo hanno intrecciato piccoli mondi e culture su entrambe le sponde, affrescando aneddoti, storie, testimonianze e leggende.

Dalla musica, alla pittura, ai mondi paralleli tra isole e argini, fino alla ricetta dei tortelli di zucca. Un complesso intreccio di indizi che gli antichi romani avrebbero riassunto in “genius loci”.
La vitalità di un fiume considerato una soglia tra due mondi, un luogo che può passare dalla sonnolenta afa estiva al caos di una piena travolgente, dove hanno albergato artisti e tipi strani, da Verdi a Toscanini, Ligabue e Bassani, solo per citarne alcuni. Ma anche non meno interessanti illustri sconosciuti ai più. A Boretto c’era Alberto Manotti, il re del Po, vissuto quarant’anni sotto un ponte del fiume, un eterno custode del Po.


Il Re del Po, Alberto Manotti

Il libro di Guido Conti invoglia a dimenticare la fretta della modernità che ci fa ignorare il mondo circostante e i suoi ritmi naturali. L’alba, il tramonto, la luna che ingrossa le acque o il sole che crepa le sponde.
Conti afferma che forse “il Po rinascerà quando rinasceranno una nuova società e genti che gli porteranno rispetto”. Non ci sono alternative, il fiume è sacro.
Sono trenta i fiumi che arrivano al mare attraverso i seicento chilometri del fiume Po. E con loro, ecosistemi e le migliaia di vite che si sono avvicendate, generazione dopo generazione, lungo questa autostrada liquida della pianura padana

 


 

Negli anni sono cambiati gli uomini che camminano sugli argini o in golena, o nei paesini della bassa. Dai vecchi col tabarro ai Sikh impegnati nelle stalle, ai rumeni che pescano i pesci siluro.

 

 

Ma la sacralità del fiume rimane. Le acque del Po possono anche essere intese come una linea di demarcazione tra la vita e la morte. Quanti adolescenti di ogni generazione hanno sfidato il fiume a nuoto, chi per dimostrare il proprio coraggio, la maggioranza per un bagno rinfrescante, come un rito d’iniziazione. E quanti hanno trovato la morte nell’infida corrente, negli anni sono cambiate solo le nazionalità.
 


Per la chiusa utilizziamo le parole dello scrittore Alberto Bevilacqua: “per scrivere bisogna spogliarsi di tutto, e poi mettersi in contatto con le forze potenti della natura, quelle più profonde, quelle che attraversano i campi, che fanno da letto ai fiumi, che fanno ululare i cani, fiorire le piante, che ospitano le radici degli alberi e poi, da lì, ricominciare a raccontare il mondo…”.


L’ispirazione per questo articolo mi è venuta leggendo una recensione di Michele Marchini, che vi ripropongo, ringraziandolo per la disponibilità.


Stefano Superchi

 

 



"Quando siamo tristi o abbiamo molte preoccupazioni confidiamo al Po tutti i nostri pensieri. Spesso nei momenti difficili della mia vita sono venuta sulla riva e lui mi è stato accanto. A chi non è di queste parti è difficile spiegare cosa voglia dire tutto questo. Il Po si porta via i pensieri."
"Il sole, quando scende dietro ai pioppi, illumina le acque del grande fiume e allora sembra che la corrente porti verso il mare un carico di oro liquido. Uno spettacolo immenso della creazione di Dio che si ripete ogni sera in maniera diversa. Di fronte a noi un vecchio si ferma con la bicicletta, aspetta che il sole scompaia e poi riprende il suo giro lento lungo gli argini."
Una guida emozionante, questa, che ci prende per mano alle pendici del Monviso e ci accompagna fino alla foce del "nostro" Eridano. Il nostro amato e controverso Po.

 


I paesaggi, le persone, le storie, la cucina, il passato e il presente che raccontano città e paesi che si affacciano sulle sponde del Grande Fiume.
La sua dolcezza, la sua forza, la sua bellezza e la sua rovina. Come un grido di speranza per salvarlo e tutelarlo.
Una vena che scorre impetuosa. Un letto di sabbia e resti in secca.
Quanti volti e quanti stati d'animo ha e suscita il Po. Una guida che si fa raccolta di racconti.

Bellissimo.


Michele Marchini








21 settembre 2025

Festival della Fotografia Etica 2025, al via la XVI edizione

Festival della Fotografia Etica 2025, Lodi riparte con la XVI edizione

 



Sabato 27 settembre riparte l’atteso Festival della Fotografia Etica di Lodi, che per cinque weekend di fila, fino al 26 ottobre 2025, porta in Italia le eccellenze del fotogiornalismo internazionale. Anche quest’anno il festival cercherà di coinvolgere il grande pubblico portando all’attenzione i temi più impellenti dei nostri giorni, sensibilizzando sulle condizioni disumane che colpiscono comunità, paesaggi ed esseri viventi in tutte le parti del mondo.




Le mostre a Palazzo Modignani


Lo spazio tematico Le vite degli altri si arricchisce con quattro progetti di autori provenienti da diverse parti del mondo, ognuno testimone di una storia che deve essere raccontata strappandola al silenzio mediatico e restituendole la dignità e la visibilità che merita.

È il caso di David Shaw con Caeadda, viaggio tra le terre dei contadini nella Dyfi Valley, in Galles. La contrapposizione alla base del racconto visivo è tra l’unità della famiglia tradizionale e la modernità che minaccia questo stile di vita secolare.

 

La lente di Skander Khlif è invece rivolta verso la Tunisia, dove i deserti avanzano, l’acqua scarseggia e i mari si innalzano. Where Dust and Water Dream Together è testimonianza del profondo legame che intercorre tra uomo e natura, un legame fragile quanto solido nel suo resistere ai cambiamenti.

 


Between Blood and Glitter di Jana Margarete Schuler è uno studio su uno dei luoghi più pericolosi al mondo per le donne: Ciudad Juarez. Collocata tra Messico e USA, la città ha visto scomparire oltre 2500 donne in poco meno di trent’anni. Il focus della serie è su un gruppo di Luchadoras (lottatrici) che sfidano le convenzioni comuni e combattono per il rispetto e la libertà di esprimersi.

 


Infine, Adriana Zehbrauskas presenta un progetto complesso e affascinante. Il suo reportage, Becoming a Father:A photographic journey into the world of fatherhood, esplora il tema della paternità in cinque paesi diversi (Guinea-Bissau, Messico, Thailandia, Turkmenistan e Regno Unito). Attraverso le immagini dei neopadri in sala parto, il progetto vuole spronare proprio i padri di tutto il mondo a partecipare attivamente ai primi anni di vita dei figli.



World Report Award

Documenting Humanity


A Palazzo Barni gli scatti dei sette vincitori del World Report Award 2025, scelti tra oltre mille partecipanti. Evento fulcro del festival, il WRA 2025 ha visto una giuria d’eccezione, con figure di rilievo come Alexa Keefe e Elizabeth Krist (National Geographic) e MaryAnne Golon (Washington Post).

 


 

 Per la loro capacità di documentare i grandi temi dell’attualità attraverso le vicende umane, il festival ha premiato Federico Rios, Cinzia Canneri, Diego Fedele, Loay Ayyoub, Md Zobayer Hossain Joati, Julius Nieweler e Afshin Ismaeli.

Federico Rios è il 1° classificato nella sezione Master Award con il reportage Paths of Desperate Hope.
L’indagine documenta il lungo tragitto che oltre un milione di migranti hanno compiuto tra il 2021 e il 2024 nel Darién, la catena montuosa posta al confine tra Panama e Stati Uniti. Venezuelani, afghani, cinesi, haitiani, ecuadoregni, costretti a intraprendere un viaggio in condizioni estreme, con la sola speranza di un futuro migliore.

 

Cinzia Canneri per il reportage Women’s Bodies as Battlefields, menzione speciale nella sezione Master Award.
La serie indaga la condizione delle donne eritree e tigrine, scappate attraverso Eritrea, Etiopia e Sudan a causa di guerre e regimi dittatoriali. Conflitti sfogati attraverso i corpi delle donne, diventati campi di battaglia, vittime di violenze sessuali e soprusi al soldo delle Forze di Difesa Eritrea.




Diego Fedele per il reportage The Price of Choice, 1° classificato nella sezione Spotlight Award.
Sono passati ormai tre anni da quel fatidico febbraio 2022, che ha segnato l’inizio definitivo del conflitto russo-ucraino. Da allora, gli incessanti bombardamenti hanno lasciato una scia di distruzione, paralizzando le infrastrutture, l’economia e lo stile di vita dell’Ucraina.



Loay Ayyoub per il reportage The Tragedy of Gaza, 1° classificato nella sezione Short Story Award.
Fotoreporter del Washington Post, Loay Ayyoub ha documentato per sei mesi, dal 7 ottobre 2023 fino a marzo 2024, la guerra a Gaza. Immagini strazianti, testimoni di uno dei conflitti più sanguinari dell’ultimo secolo, e che ha causato il più largo esodo nella regione dal 1948.




Md Zobayer Hossain Joati con We Live to Fight, 1° classificato nella sezione Student Award.
Il progetto esplora gli scenari di tensioni clandestine di alcune comunità di arti marziali in Bangladesh, in particolare le loro storie ed emozioni. Le arti marziali sono infatti più che un hobby nel paese: fungono sia da strumento di autodifesa sia da forma di intrattenimento. Nonostante ciò, le comunità continuano a ricevere pochi finanziamenti e scarsa visibilità mediatica.




Julius Nieweler per il reportage Whispers Say: “War is Coming”, menzione speciale nella sezione Student Award.
Questo progetto offre uno spaccato dell’approccio della società alla vigilia delle elezioni in Moldavia, con un particolare focus sull’influenza della Russia.




Afshin Ismaeli con l’immagine The Price of War, 1° classificato nella sezione Single Shot Award.
Lo scatto singolo vede protagonisti un padre mutilato e il figlio: due generazioni unite e afflitte da una ferita collettiva, che non può tuttavia lacerare il legame familiare.
 

 

Le open call per il non-profit

Quattro le organizzazioni premiate per il loro impegno verso tematiche sensibili dal punto di vista sociale: Associazione Sportiva Dilettantistica (ASD) Roma Blind Football, Nyodeema Foundation, Minority Rights Group International e infine Emergency.

L’Associazione Sportiva Dilettantistica Roma Blind Football si occupa dal 2024 dell’attività calcistica di non vedenti e ipovedenti. Si fa inoltre carico della preparazione e l’assistenza per lo sviluppo dell’attività sportiva paralimpica.



Nyodeema Foundation è un’organizzazione senza scopo di lucro che promuove la consapevolezza, la tolleranza e la comprensione tra popoli e culture. Attiva in ambito internazionale, favorisce l’indipendenza economica e finanziaria a lungo termine dei soggetti coinvolti, favorendo la parità.



Minority Rights Group è una delle principali organizzazioni per i diritti umani che lavora a fianco di minoranze etniche, religiose e linguistiche, e dei popoli indigeni in tutto il mondo. La difesa si articola su tutti i fronti: dalla tutela linguistica a quella territoriale, dalle pari opportunità alla libertà di culto e credo.



Emergency, ONG ETS, è un’organizzazione internazionale nata in Italia nel 1994 allo scopo di offrire cure medico-chirurgiche alle vittime delle guerre. Il loro operato ha portato, in 20 anni di attività, alla cura gratuita di oltre 13 milioni di persone.


Tutte le serie e gli scatti vincitori saranno in mostra al Festival della Fotografia Etica di Lodi, dal 27 settembre al 26 ottobre 2025.

L’evento rappresenta l’unica tappa lombarda del prestigioso premio.

 

a cura di Stefano Superchi


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