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24 novembre 2025

Le mostre d'arte di fine anno in corso, vicino a casa

Le mostre d'arte attualmente in corso nelle provincie di Cremona, Parma, Mantova

 


 

Mostre d'arte a Cremona
 

A Cremona si possono visitare diverse mostre interessanti. Alla Mangano Galleria d'Arte, fino al 10 gennaio 2026 è in corso la personale di Omar Galliani intitolata "Nuovi Angeli – Nuove Carte", con opere su carta che esplorano il tema del sacro. L'inaugurazione si è tenuta il 18 ottobre 2025, con numerosi inediti a matite e pastelli su carta.
 


Al Museo Civico Ala Ponzone, dal 19 novembre 2025 al 18 gennaio 2026, è visitabile la mostra "La scultura di Dante Ruffini – Un’avventura molto intima" che celebra l'opera del grande scultore cremonese.

 



Inoltre, al Museo Diocesano di Cremona si tiene fino all'11 gennaio 2026 la mostra "Il Rinascimento di Boccaccio Boccaccino" dedicata al pittore rinascimentale.  

 





Mostre d'arte a Parma
 

A Parma la scena artistica propone appuntamenti di rilievo: al Palazzo Tarasconi è in corso la grande retrospettiva dedicata a Giacomo Balla ("Giacomo Balla, un universo di luce"), con esposizione della collezione della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, visitabile fino al 1 febbraio 2026.
 



Sempre a Parma, fino al 30 novembre 2025, la Galleria NazionalePalazzo della Pilotta accoglie la mostra collettiva "Bella figura. Pittura italiana d’oggi" che evidenzia la centralità della figura umana nell’arte contemporanea italiana.
 




A Traversetolo, entro dicembre 2025 è possibile visitare la mostra dedicata a Salvador Dalì ospitata dalla Fondazione Magnani-Rocca, con oltre 200 opere che illustrano più di 20 anni della carriera del maestro spagnolo. 

 


Mostre d'arte a Mantova
 

Mantova si prepara a un importante evento: il 29 novembre 2025 inaugura nel Palazzo della Ragione la Sonnabend Collection, un nuovo museo di arte contemporanea con una delle più importanti collezioni private del Novecento. L’allestimento dedicato alla collezionista Ileana Sonnabend si articola in undici sale e presenta uno spaccato della cultura visiva del secolo scorso.
 




Attualmente, a Sabbioneta presso la Galleria degli Antichi e la Sala degli Specchi di Palazzo Giardino è visitabile la mostra personale "7 ½" del fotografo Juergen Teller fino all'8 dicembre 2025.
 


Palazzo Te ospita fino al 4 gennaio 2026 la mostra "Isaac Julien. All That Changes You", una esposizione che spazia fra arte, storia e cultura contemporanea.
In città e nei dintorni inoltre si svolgono mostre più piccole e tematiche, come quelle fotografiche e dedicate alla street art in varie gallerie. 




 

Questo ricco panorama culturale offre molte opportunità per appassionati di arte e cultura nelle province di Cremona, Parma e Mantova, con appuntamenti di grande rilievo che coprono arte contemporanea, rinascimento, fotografia e scultura. Ogni provincia presenta infatti proposte uniche, da scoprire nel corso degli ultimi mesi del 2025.

 

a cura di Stefano Superchi

 


15 novembre 2025

Festival d’inverno. Dal 22 Novembre riparte l'Opera Galleggiante.

Festival d’inverno

Terre d’Acqua - L’Opera Galleggiante

promosso dall’Associazione Terre d’Acqua

realizzato con il concorso di risorse di Regione Lombardia

 

direzione artistica

Giuseppe Romanetti

 






22 novembre 2025 ore 18
Municipia (Scandolara), Circolo ACLI “Il sorriso”
 

 e

23 novembre 2025 ore 16
Pessina Cremonese, Sala Civica

Racconto del bosco
compagnia rodisio

di Manuela Capece e Davide Doro
con Davide Doro
dai 6 anni e per tutti

Attraversare il bosco vuol dire crescere.
E chiunque diventa piccolo di fronte al grande spirito del bosco.
Racconto del bosco è un’esperienza pensata per tutti, piccoli e grandi insieme.
Una fiaba classica, archetipica, liberamente ispirata al Pollicino di Charles Perrault.
Il tempo di un racconto.
Una storia antica, un rito di attraversamento che è come un seme prezioso che sviluppa una riflessione sul legame profondo che ci lega alla natura più selvaggia.
Questa è una storia che parla di pane e di sassi, di boschi spaventosi e di case perdute, di fame e di paura, di fame e di coraggio.
Tracce, sassi bianchi lasciati sulla strada.
La strada percorsa per diventare ciò che sei.
Lo spettacolo è un invito a diventare grandi senza paura o, perlomeno, a dar voce alla paura sana, intrinseca in ogni distacco.
Grazie alla semplicità con cui la fiaba sa raccontare, attraverso ogni tempo e ogni luogo, una storia buia può farsi luminosa e diventare un piccolo inno alla vita.






7 dicembre 2025 ore 18
Bozzolo, Sala Civica
Mamma Oca
compagnia rodisio

di Manuela Capece e Davide Doro
con Davide Doro
in collaborazione con La Roulotte Enchantée (Lausanne, CH) e VolterraTeatro Festival (IT)
dai 3 ai 6 anni e per tutti


Bisognerà attraversare il bosco, dice la Mamma Oca ai suoi piccoli.
La Mamma Oca sa come fare, è una mamma strana, grossa e buffa, ma sa cullare, sa far da mangiare e sa accendere il fuoco quando arriva il buio.
E soprattutto la Mamma Oca sa che quando arriva la notte bisogna raccontare una storia.
E allora noi ci facciamo piccoli piccoli, per entrare nella casetta ai piedi della grande luna e finalmente attraversare il bosco.
La Mamma Oca sa che oltrepasseremo la notte, che arriverà il sole del mattino dopo, e che domani sarà già il tempo di un’altra storia.
Ci concentriamo sulla figura della Mère L’Oye, Mamma Oca, una madre archetipica, presente nella tradizione popolare e ripresa da Perrault, che ci permette di indagare i riti di iniziazione.
Cerchiamo un personaggio che è emblema della ritualità, una grande madre cantastorie capace di portarci nei luoghi lontani dove si compie il rito.
L’adulto che spinge il bambino verso il viaggio iniziatico, sussurra il divieto da infrangere o la sfida da compiere.
La Mamma Oca è lo strumento che ci permette di rispondere al bisogno di sogno, di illusione, di meraviglioso, è la via d’accesso all’ignoto, allo sconosciuto, al non detto.
È lei che recupera lo scheletro della vicenda umana e che ne porta tutti i racconti.



13 dicembre 2025 ore 20.45
Gussola, Sala Civica Giovanni Paolo II
SANDOKAN O LA FINE DELL’AVVENTURA
I Sacchi di Sabbia
da “Le Tigri di Mompracem” di Emilio Salgari
scrittura scenica Giovanni Guerrieri con la collaborazione di Giulia Gallo e Giulia Solano
con Gabriele Carli, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri, Enzo Illiano
costumi Luisa Pucci
tecnica Federico Polacci
produzione I Sacchi di Sabbia/Compagnia Lombardi - Tiezzi
in collaborazione con Teatro Sant’Andrea di Pisa, La Città del Teatro, Armunia Festival Costa degli Etruschi
con il sostegno di MiC e Regione Toscana

 



Tratto da Le Tigri di Mompracem di Emilio Salgari, lo spettacolo si svolge attorno al tavolo di una cucina dove quattro personaggi vivono le intricate gesta del pirata malese. Perno dell'azione è l'ortaggio, in tutte le sue declinazioni: carote-soldatini, sedani-foresta, pomodori rosso sangue, patate-bombe, prezzemolo ornamentale. E poi cucchiai di legno come spade, grattugie come cannoni, una bacinella piena d'acqua per il mare del Borneo, scottex per cannocchiali, e ancora sacchetti di carta, coltellini, tritatutto...

Il racconto si affaccia alla mente degli spettatori, per poi esplodere con una frenesia folle contagiosa. La cucina è casa di Sandokan, nave dei pirati, villa di Lord Guillonk, foresta malese, spiaggia di Mompracem. Fedele all’ideale di un ironico esotismo quotidiano (Salgari non si avventurò mai oltre l’Adriatico), lo spettacolo - attraverso la rifunzionalizzazione di semplici oggetti d’uso - è un elogio all’immaginazione, che rischia di naufragare nel blob superficiale dei nostri tempi.



14 dicembre 2025 ore 17
Solarolo Rainiero, Sala del Consiglio
Attacchi di Swing
con Alessandro Mori e Corrado Caruana
di Teatro Necessario CircoCentro di produzione di circo contemporaneo




Musica e comicità sono gli ingredienti di questo spettacolo per far ridere, per approfondire la storia della musica, per far conoscere musiche che giravano il mondo su una carrozza, per fare una festa manouche e swing con il duo formato da Alessandro Mori, clarinettista votato alla comicità, e Corrado Caruana, virtuoso chitarrista che scala la tastiera con il sanguigno spirito gipsy jazz.
Un salotto anni '30, atmosfera soffusa, la gran soirée sta per cominciare. In scena il virtuosismo della chitarra manouche di Corrado Caruana (Django’s Fingers) e l’eclettismo di Alessandro Mori (Teatro Necessario) al clarinetto. Un duo swing saltellante e spumeggiante, che assorbe gli elementi ritmico-armonici jazz e del valzer francese, arricchito da improbabili strumenti a sorpresa e una loop station che sintetizza e amplifica il divertimento.

Il ritmo incalza durante il viaggio musicale, fatto di ottima musica, brindisi, aneddoti sorprendenti. Un continuo crescendo di humor ed eventi surreali, che esplode in una miriade di strumenti musicali. Un duo irrefrenabile. Divertimento, virtuosismo musicale e comicità.



18 dicembre 2025 ore 21
Marcaria, Villa Negri (Cesole)
Canto di Natale
di Renzo Ruggieri (Jazz Musical Story)
dal celebre racconto di Charles Dickens
adattamento letterario Clio Pizzingrilli
Renzo Ruggieri, fisarmonica
Gilberto Colla, attore




Canto di Natale di Renzo Ruggieri è un racconto in musica jazz che nasce dall'idea di creare una possibilità differente rispetto ai tradizionali concerti natalizi. Una ricerca musicale molto attenta, quella del musicista, all'atmosfera tenebrosa prima e gioiosa dopo, che accompagnano l’ascoltatore nel mondo immaginifico dello scrittore inglese.       
L’opera narra la conversione di Scrooge, in inglese spilorcio, in un uomo generoso e buono, che si manifesta a seguito dell’incontro con tre spiriti rappresentanti il Natale del passato, del presente e del futuro.     
L’esecuzione di celebri melodie natalizie reinterpretate dai due artisti, chiude il concerto nel coinvolgimento ed emozione dei presenti, adulti e piccini.
Non è un caso, evidentemente, che A Christmas Carol sia annoverato tra i più bei racconti di Natale.


21 dicembre 2025 ore 17
Piadena, Teatro Parrocchiale
D U E
compagnia rodisio
di Manuela Capece e Davide Doro
con Davide Doro e Francesca Tisano
in residenza presso Teatro di San Pietro - Carte BlancheETS, Volterra
in collaborazione con il Comune di Volterra
dai 3 ai 7 anni e per tutti




Due esseri diversi e complementari al tempo stesso che si incontrano per caso o per destino, si guardano negli occhi e si accende la scintilla.
Quel colpo di fulmine che è come un secolo che dura un secondo.
Un duetto bizzarro e clownesco, che prende per mano e accompagna un po' dappertutto con la forza dell’immaginazione.
DUE parla della magia di trovarsi.
Riconoscere la possibilità di un incontro, allenare la capacità di sentire e comprendere l’altro, buone pratiche da esercitare fin da piccoli.
DUE è il racconto di un incontro quotidiano, poetico, visionario, onirico, surreale, impossibile.
Raccontiamo il risultato semplice di uno più uno, un gioco divertente tra due singoli che si incontrano in un campo libero di azione e reazione.
Incontrarsi vuol dire non essere più soli, quella complicità che non ha bisogno di niente, solamente del puro stare insieme. Una sorta di linguaggio silenzioso, un incontro di pensieri e di gesti, l’emozione di leggersi negli sguardi, aggrapparsi al braccio di qualcun altro e non lasciarsi più.
DUE ci parla di empatia, di quella capacità dirompente e rivoluzionaria di percepire quel legame misterioso che ci unisce.
DUE è uno spettacolo leggero e poetico per tutti che nasce da questo bisogno di sentire nel senso più profondo. Per imparare a mettersi nei panni dell’altro.
Per curare, coltivare, proteggere, riparare, accudire, conservare, custodire.
Abbracciare.

 

a cura di Stefano Superchi

12 novembre 2025

«Uscivamo molto la notte», Firenze anni '80 insonne e geniale

 «Uscivamo molto la notte»

Firenze insonne e geniale, un film racconta gli anni 80 dell'ultima rivoluzione culturale.

 



È stato presentato al Festival dei Popoli di Firenze il documentario che rivive una stagione piena di energie creative: «Uscivamo molto la notte», di Stefano Pistolini e Bruno Casini.

«Nel quattordicesimo e quindicesimo secolo, Firenze era quello che oggi è New York». Il paragone è forte, a farlo è un maestro del teatro e un intellettuale del calibro di Sandro Lombardi. Parole, le sue, che aprono la sequenza di interviste del documentario “Uscivamo molto la notte”.
 
 

La regia è di Stefano Pistolini da una idea di Bruno Casini, uno dei pochi figli della gloriosa new wave fiorentina degli anni Ottanta a essere rimasto a Firenze e non in giro per il mondo come molti altri protagonisti di allora. Casini ci ha messo il suo archivio, l’impulso, il soggetto, le parole e le sue memorie, praticamente la sua vita.
 
 


Vale la pena soffermarci sulla figura di Bruno Casini, deejay, organizzatore di concerti, discografico indipendente, creativo, redattore di riviste patinate, membro del servizio d’ordine per grandi eventi musicali, scrittore, fotografo, designer e financo insegnante di Lettere.
Il suo è un background da hippie, quattro mesi in Afghanistan, tre mesi in Marocco, poi Tunisia, Algeria per trasferirsi poi nel ’76 a Londra, dove abbandona la cultura hippie per quella punk e infine si laurea in Storia del cinema con Pio Baldelli con una tesi sul cinema underground dell’Italia anni Settanta. 

 

Bruno Casini

 

Torna a Firenze e apre un locale che farà la storia di quell’epoca: “Il 3 marzo 1977 è stata una data che ha segnato il tempo: abbiamo aperto il Banana Moon in Borgo degli Albizi. Uno spazio dove è passato tutto: i primi set di Franco Battiato, Claudio Rocchi, Ivan Cattaneo, Gaznevada, Neon, Take Four Doses, Cafè Caracas con Raf al basso, Ghigo Renzulli alla chitarra poi diventato Litfiba, Renzo Franchi alla batteria… Tutta la scena del teatro gay con Mario Mieli, Alfredo Cohen, il Collettivo Trousse Merletti e Giarrettiere con una giovane Platinette, poi rassegne di cinema underground e tanto jazz: Maccianti, Nicola Vermuccio, Daniele Trambusti. La notte si fa movimentata, arrivano gli Skiantos da Bologna con lancio di verdure sul pubblico, si balla con Bob Marley, Rod Stewart, Sex Pistols, Cabaret Voltaire, tramonta lo scenario freak e arriva il rock club, cambia anche il pubblico, largo alla decadenza un po’ berlinese”.

 


 

Firenze fu la capitale del mondo una volta, per circa un secolo e mezzo, tra il Tre e il Quattrocento, ricorda Lombardi. E poi lo è tornata di nuovo all’inizio degli anni Ottanta, non capitale in senso politico-economico ma del cambiamento culturale, della musica (Litfiba, Neon, Diaframma, Pankow), del teatro d’avanguardia (Krypton, Magazzini criminali, poi Lombardi-Tiezzi), del clubbing, della moda, della grafica, della cultura intesa come movimento giovanile di rottura e rivoluzione in direzioni diverse, fuse insieme in un idem sentire.

 




Ed è questo che il film rivela, una specie di Firenze “paese dei balocchi” tra meravigliosi materiali d’archivio, testimonianze, canzoni, luoghi come il Banana Moon di Bruno Casini o la Rokkoteca Brighton di Nicola Vannini, primo cantante dei Diaframma dal 1981 al 1983 (uscito dalla band prima della pubblicazione di “Siberia”) un locale che visse due sole stagioni, ma molto intense.

 


 

Poi c’erano il Tenax, i concerti allo Space Electronic, la videoarte, Patti Smith al Franchi con 60mila persone, la moda spudorata di Pitti Trend, l’esplosione della moda creativa del collettivo “Che fine ha fatto Baby Jane?” attivo in Italia e all’estero, il grande jazz del Salt Peanuts, la nascita del Rock Contest.


Space Electronic

Secondo un articolo del Sole24Ore negli anni Ottanta Firenze fatturava l’80% a livello nazionale di materiale indipendente con l’I.R.A. Records, la Contemporecords, la KinderGarten Records e l’appuntamento annuale con l’Indipendent Music Meeting, che riuniva labels italiane e straniere.

 


 

I Diaframma da Contemporecords

Quello che rende originale il racconto di quel periodo di grandi trasformazioni culturali è che ognuno dei protagonisti lo ricorda e lo racconta in modo molto differente, alimentando così il mito della “Firenze anni Ottanta” e lasciando all’interpretazione dello spettatore dove finisca la realtà e inizi appunto la leggenda. «Quella scena musicale esiste ancora oggi» pensa Bruno Casini che ricorda l’imminente tour dei 40 di 17 Re dei Litfiba e altri esempi in giro per l’Europa e gli Stati Uniti di altre formazioni.






«Noi che vivevamo a Roma, se volevamo assistere al cambiamento delle arti, dovevamo andare per forza a Firenze, perché le cose accadevano solo là» aggiunge Stefano Pistolini che ha lavorato sull’archivio di Casini per vestire di immagini il racconto cinematografico. Mentre il racconto sonoro è sgorgato dalle sapienti mani di Antonio Aiazzi e Gianni Maroccolo, i due ex Litfiba che hanno composto le musiche originali appositamente per il film.

 

Un film ricco di aneddoti, molti conosciuti, altri da scoprire: dalla cantina dei Litfiba  che il padre radiologo di Piero Pelù definì “malsana”, alle follie eccentriche di Asso dj con i suoi pantaloni natiche all’aria e il bicchiere di birra volante che sicuramente provocheranno nostalgia e divertimento negli spettatori.

Stefano Superchi

 

 

 














 

08 novembre 2025

STEVE McCURRY, Orizzonti lontani. A Parma dal 22 novembre.

STEVE McCURRY

Orizzonti lontani

A Parma dal 22 novembre



Per quei pochi che non conoscessero Steve McCurry diamo qualche cenno biografico: è nato nel 1950 in Pennsylvania, ha frequentato la High School Marple Newtown e si è poi iscritto alla Penn State University per studiare fotografia e cinema, ma poi ottenne una laurea in teatro nel 1974.
Dopo aver lavorato al Today's Post per due anni, partì per l'India come fotografo freelance. È stato proprio in India che McCurry ha imparato a guardare ed aspettare la vita.



"Se sai aspettare, le persone si dimenticano della tua macchina fotografica e la loro anima esce allo scoperto".

La sua carriera è decollata quando, travestito con abiti tradizionali, ha attraversato il confine tra Pakistan e Afghanistan, controllato dai ribelli poco prima dell'invasione sovietica. Quando tornò indietro, portò con sé rotoli di pellicola cuciti tra i vestiti. Quelle immagini, che sono state pubblicate in tutto il mondo, sono state tra le prime a mostrare il conflitto al mondo intero. Il suo servizio ha vinto la Robert Capa Gold Medal for Best Photographic Reporting from Abroad, un premio assegnato a fotografi che si sono distinti per eccezionale coraggio e per le loro imprese.



 

McCurry ha poi continuato a fotografare i conflitti internazionali, tra cui le guerre in Iran-Iraq, in Libano, in Cambogia, nelle Filippine, in Afghanistan e la Guerra del Golfo. Il lavoro di McCurry è stato descritto nelle riviste di tutto il mondo; è membro della Magnum Photos dal 1986 ed innumerevoli e prestigiosi sono i premi che ha vinto in tutto il mondo.




Si concentra sulle conseguenze umane della guerra, mostrando non solo quello che la guerra imprime al paesaggio ma è guidato da una curiosità innata e dal senso di meraviglia circa il mondo e tutti coloro che lo abitano, con una straordinaria capacità di attraversare i confini della lingua e della cultura per catturare storie di esperienza umana.

 

"La maggior parte delle mie foto è radicata nella gente. Cerco il momento in cui si affaccia l'anima più genuina, in cui l'esperienza s'imprime sul volto di una persona. Cerco di trasmettere ciò che può essere una persona colta in un contesto più ampio che potremmo chiamare la condizione umana. Voglio trasmettere il senso viscerale della bellezza e della meraviglia che ho trovato di fronte a me, durante i miei viaggi, quando la sorpresa dell'essere estraneo si mescola alla gioia della familiarità".

 


Steve McCurry non è soltanto uno dei più grandi maestri della fotografia contemporanea, ma continua ad essere un punto di riferimento per un vastissimo pubblico, specialmente tra i giovani. Nelle sue immagini, molti riconoscono un modo unico di guardare il mondo e, in qualche modo, se stessi.

Dal 22 novembre 2025 al 12 aprile 2026, Steve McCurry sarà protagonista a Parma con una grande mostra allestita a Palazzo Pigorini, nei suggestivi spazi del primo e secondo piano.

 


Le fotografie non seguiranno un criterio cronologico o geografico, ma saranno accostate per affinità di soggetti, emozioni e atmosfere, cercando quei fili invisibili che legano persone e luoghi, anche lontanissimi tra loro. L’allestimento evocherà quel senso profondo di umanità che si respira in ogni scatto di McCurry.

 


In mostra non mancheranno le sue immagini più celebri, come l’indimenticabile ritratto della ragazza afghana, fotografie realizzate in oltre quarant’anni di carriera: scatti intensi dal Sud-Est asiatico, dalla Cina, dal Sud America e da molte altre parti del mondo. Ogni volto ritratto da McCurry è un concentrato di storie, emozioni, dolore, speranza, paura e bellezza.




Instancabile viaggiatore, McCurry ha fatto del movimento una filosofia di vita:

«Il solo fatto di viaggiare e conoscere culture diverse mi dà gioia e una carica inesauribile».

 





Mostra organizzata da ARTIKA, con il patrocinio del Comune di Parma.
A cura di Biba Giacchetti con il Team Mostre di Orion57.

I biglietti possono essere acquistati direttamente in mostra o su www.midaticket.it

 

a cura di Stefano Superchi 

 



Le mostre d'arte di fine anno in corso, vicino a casa

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