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03 luglio 2025

TESTIMONI NEL TEMPO. Torna la rassegna cinematografica estiva curata da Emanuele Piseri

 TESTIMONI NEL TEMPO

Cinque film per tornare ad essere umani

 




UNA RIFLESSIONE
Anto’, fa ccaldo…

 

Così sospirava Luisa Raineri in un claim pubblicitario di venticinque anni fa.
Vero. Periodo caldo, molto caldo, soffocante. Riscaldamento globale? Forse, ma non sarà la solita fake? E’ anche una generale sensazione d’insicurezza che rende caldi gli animi. L’aria che respiriamo è pesante, venti di guerra in ogni parte del mondo, vicini, sempre più vicini e che portano a pensare che stiamo seduti su una polveriera come mai era accaduto da tempo. Guarda caso da quando i testimoni di un certo periodo ci stanno abbandonando tutti.
Sarà una generazione passata, presto sepolta se non facciamo tesoro della loro esperienza.
Lo ribadisco: sembravano immortali, ma quei bambini che hanno visto e vissuto le tragedie della seconda guerra mondiale stanno piano piano passando a miglior vita. Con questi e le loro parole frutto di esperienze vissute, anche la memoria collettiva di quel periodo pare si stia affievolendo.
 

Il messaggio che portavano, scritto nel solco di una vita, è in fondo la ragione per cui l’umanità dovrebbe decidere di cambiar strada: la sopravvivenza. Stiamo vedendo cose diverse, come nel monologo di Blade Runner "io ho visto cose".

 



Gli stessi governi che siglano e promuovono la Dichiarazione universale dei diritti umani si riarmano, mentre sanno che la guerra ne è la maggior violazione. L’economia è in crisi, ci sentiamo dire di continuo che la coperta è corta, quindi destiniamo il 5% del PIL alla difesa. Invece di, per esempio, garantire e migliorare welfare, istruzione, sanità e inclusione si procede in direzione ostinata e contraria. Non nel senso di De Andrè, che profetizzava un modo di vivere che uscisse dall’ordinario per esser illuminati dalla vita vera e procedere verso di essa. Proprio l’opposto. Ci riarmiamo. Come se questo garantisse una maggior sicurezza…

 

Armiamoci e partite direbbe qualcuno. O, citando lo scudiero Bloch de il settimo sigillo: Sai, secondo me questa Crociata l'ha inventata uno che poi se n'è rimasto pacifico a casa


Ultimamente pare che utilizzare frasi latine sia di moda, perciò Si vis pace, para bellum. Ma tra tutte le necessità, proprio questa? Solo domande.
Se vogliamo tornare ad un nuovo medioevo, eccoci pronti ad accoglierlo. Siamo qui però a presentare una rassegna di cinema, non un trattato di qualunquismo da bar.
D’altra parte le riflessioni che hanno mosso la necessità di programmare questa rassegna sono derivanti da queste basi. Nella vita siamo testimoni nel tempo. Del tempo che passa e nel tempo per agire. Bisogna essere presenti nel qui ed ora, non lasciare che tutto scorra e lasciare che sia. Far tesoro di ciò che accade, è accaduto e capire cosa potrebbe accadere come monito, agire per non dimenticare.

La storia è testimonianza del passato, luce di verità, vita della memoria, maestra di vita, annunciatrice dei tempi antichi. Citando Cicerone. Nel bene e nel male. E fermo qui la locomotiva…
 


 

Utilizzando termini militareschi che ultimamente funzionano, proseguo sulla road map tracciata l’anno scorso.
Abbiamo proiettato "La zona d’interesse" di Glazer per ricordare, rimandare e definire un modus operandi che pare sia ancora molto in voga nel presente. Negli ultimi due anni si sta svolgendo lo sterminio di una popolazione. Da vittime a carnefici. Intanto, dall’altra parte del mondo, ma molto vicino, c’è chi vince le elezioni e da visionario pubblica video creati con l’AI e parlavano di possibili meravigliose ricostruzioni. Poi partono altri bombardamenti preventivi.

Corriamo come una lumaca sul filo del rasoio e incredibilmente sopravviviamo, come direbbe il colonnello Kurtz di Apocalypse, Now.
 

 


Tutto non è il contrario di tutto. Analogamente dimenticare e abbandonare non è ricordare per migliorare. Non è la stessa cosa. Anche se qualcuno ha capito che è la stessa cosa.
 

Da qui la rassegna. Ho deciso, lottando, di aprire con Gli spiriti dell’isola di McDonagh perchè è un film ironico, amaro, ma che rende conto di come le relazioni (e le nazioni) potrebbero incendiarsi da un momento all’altro.
 


Proseguo con Walter Salles e il suo Io sono ancora qui, una storia di resilienza e trasformazione. Il film è tratto dalle memorie della famiglia Paiva, che il regista conosceva bene, scritte dall’unico figlio maschio, ora giornalista e scrittore. Un monito di come tutto può cambiare e di come, per sopravvivere, occorre esserci in prima persona.

(n.d.r.: Avevamo parlato in febbraio di questo film su Officina Coolturale, potete rileggere l'articolo qui )

 


Il terzo film, proposto in lingua originale con i sottotitoli perchè appena uscito in Italia, è Shahed. Un film di denuncia sceneggiato da Jafar Panahi, che col suo Taxi Teheran aveva scosso la nostra platea. Un film che parla di femminicidio in Iran. Che è femminicidio anche in Italia. Come in tutto il mondo. Ma l’importante è che Shahed vuol dire testimone. Shahed è il nome dei temuti droni Iraniani. Altra fascinazione da cui prende spunto la rassegna.

Il film vede la partecipazione e il patrocinio di MIA, Movimento Incontro Ascolto di Casalmaggiore e vedrà l’intervento diretto da parte dell’associazione in serata.

 

 

Il quarto film è Nomadland di Chloe Zhao, una regista che abbiamo già visto in rassegna in The Rider, visto in anteprima nazionale proprio nel cortile del Diotti qualche annetto fa. La regista cinese ci mostra di nuovo i grandi orizzonti e il panorama di un’America ai margini, ma senza confini, fatta di nomadismi e solidarietà. Tre premi oscar per un film visto da pochi.
 

 


Ultimo Il maestro che promise il mare di Patricia Font, un film dallo straordinario successo in Spagna. Il film oscilla tra presente e passato, su un doppio piano narrativo. Nel presente una nipote cerca l’uomo che aiutò suo nonno da bimbo, sperando di trovarlo nelle fosse comuni del periodo franchista. Nel passato assistiamo alla vita di quell’uomo. Un film, una rassegna che ci ricorda il dovere della memoria in un presente in cui il revisionismo storico si approfitta di amnesie collettive indotte dal flusso comunicativo in cui il fake prevale.




Cinque film tosti, grazie alla consueta, prolifica trattazione e discussione col sindaco Filippo Bongiovanni. Uno dei film si deve a lui. Ho deciso di sanare un debito che avevo con lui per un film che non sono riuscito a programmare in passato: il bellissimo Roma di Cuaron. Perciò abbiamo inserito in rassegna una sorpresa.
 
 

Partecipate alla rassegna e sarà bello spiegarvi di cosa sto parlando, di come è avvenuta la trattazione e su quale film è avvenuto lo scambio!
 

Le proiezioni avranno inizio alle ore 21.30 ogni martedì a partire dall’8 Luglio, fino al 5 Agosto. In caso di pioggia il film verrà proiettato in uno spazio interno al museo.
Abbiamo deciso di cambiare giorno, invece del tradizionale mercoledì per riuscire a integrarci con la programmazione dell’International Festival che quest’anno prevede numerosi appuntamenti proprio in quel giorno della settimana.
 

 


Il costo del biglietto è fissato a 3 euro per l’intero e 2,50 per il ridotto. C’è la possibilità di abbonarsi non solo alla rassegna, ma anche annualmente alle mostre organizzate dal museo e alla permanente, possibilmente visitando il sito www.museodiotti.it, oppure chiamando il numero 0375 200416.

Il costo è di 12 e 10 euro. Questi i suggerimenti per evitare eventuali code all’ingresso, facilitando così il lavoro in biglietteria.
 

Vi aspettiamo,
Dott. Emanuele Piseri

P.s. per non dimenticare, qualche visionario qualche tempo fa scrisse questo

Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti.

Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.


(Art. 1 della Dichiarazione universale dei diritti umani)


a cura di Stefano Superchi

30 giugno 2025

Mantova Summer Festival 2025: un programma stellare!

 Mantova Summer Festival 2025

 un programma stellare!




Dal 2 luglio al 3 settembre 2025 Mantova si riaccende per la nuova edizione del Mantova Summer Festival.

Il festival, appuntamento fisso dell’estate mantovana, si conferma per la sua capacità di attrarre grandi nomi della musica, associati a location di pregiatissimo valore artistico e culturale. I concerti si svolgeranno tra Piazza Sordello, cuore della città, e l'affascinante Esedra di Palazzo Te, gioiello architettonico della seconda metà del XVII secolo di Giulio Romano.




L’edizione 2025 si apre in grande stile con quattro date in Piazza Sordello:

2 Luglio (21:30): CARLOS SANTANA 



Vincitore di Grammy e membro della Rock and Roll Hall of Fame, arriva a Mantova con il suo “Oneness Tour” e un carico di storia del rock che non ha bisogno di presentazioni. Un suono inconfondibile per il chitarrista di origine messicana che ha alle spalle cinquant’anni di carriera, da Woodstock alle sonorità jazz e fusion.




 

 

8 Luglio (21:30): NILE RODGERS & CHIC 

 


Un mostro sacro della musica mondiale, uno dei più grandi produttori, se non il più grande, sicuramente quello che ha maggiormente influenzato le più moderne sonorità funk-disco, fino all’ hip-hop contemporaneo.

Sue le produzioni di “Get lucky” dei Daft Punk, “We are family” delle Sister Sledge, “Let’s dance” di David Bowie, “Like a virgin” di Madonna, “Notorius” dei Duran Duran solo per ricordare le più celebri. Per quanto riguarda gli Chic c’è da aspettarsi una festa travolgente, un viaggio nella musica che ha fatto ballare più di una generazione.

 



Ad aprire la serata, alle (20:15):  i RIDILLO, storica band molto conosciuta dalle nostre parti, che da più di trent’anni rappresenta in modo raffinato e travolgente funk e soul all’italiana.


Ridillo - foto Stefano Superchi

Ridillo - foto Omar Previdi

Ridillo - foto Stefano Superchi




11 Luglio (21:30): VOGLIO TORNARE NEGLI ANNI ’90 



Un live show interattivo dedicato agli anni Novanta in uno spettacolo ricco di musica, animazione, ballerine e tante sorprese.


16 Luglio (21:00): NICK CAVE 

 

 

 

 A chiudere gli appuntamenti di luglio in Piazza Sordello sarà Nick Cave, accompagnato sul palco dal bassista dei Radiohead Colin Greenwood. Il concerto ripercorrerà la storia di Cave, una storia fatta di poesia e spiritualità, cupa e spigolosa ma ricca di una profondità che pochi riescono a raggiungere. Dopo il successo del tour sold-out 2024 e del bellissimo album “Wild God” (il 18° in studio con i Bad Seeds), Nick Cave torna a deliziare il pubblico con la sua presenza magnetica.




 



 

Ad Agosto e Settembre si trasloca all’’Esedra di Palazzo Te con un’altra serie di appuntamenti di cui parleremo più approfonditamente più avanti. Ricordiamo le date e gli artisti che potrete sentire:

 




27 Agosto: WILLIE PEYOTE con una tappa del suo tour 2025 “Grazie ma no grazie”. Il rapper cantautore torinese dai testi ricchi e urticanti che lasciano il segno si definisce “nichilista, torinese e disoccupato, perché cantautore fa subito festa dell’unità e rapper fa subito bimbominkia”.

 

 

29 Agosto: MASSIMO RANIERI con il tour “Tutti i sogni ancora in volo”.





30 Agosto: DIODATO. Ricordato dal grande pubblico soprattutto per il suo successo sanremese “Fai rumore”, porterà a Mantova il suo nuovo live intenso e coinvolgente.

 

31 Agosto: LUCIO CORSI. Una data molto attesa per il cantautore esploso in maniera deflagrante all’ultimo San Remo, da sconosciuto (ai più) a star nazionale. A Mantova con il nuovo tour “Estate 2025”.

 



1 Settembre: CRISTIANO DE ANDRÉ in “De Andrè canta De Andrè - best of Estate 2025”.

 

2 Settembre: FIORELLA MANNOIA sul palco in versione sinfonica con “Fiorella Sinfonica-Live con Orchestra”.

 



3 Settembre: Il Mantova Summer Festival 2025 chiude con l’ex Spandau Ballet TONY HADLEY,  in tour con “Tony Hadley 45”, per celebrare i suoi quarantacinque anni di carriera.



Informazioni Utili:

Per i dettagli, i biglietti e gli aggiornamenti sul programma completo del Mantova Summer Festival, visitate il sito ufficiale: www.mantovasummerfestival.it.



 

a cura di Stefano Superchi

 

27 giugno 2025

Flipper e JukeBox, un binomio d'altri tempi che un boomer non può dimenticare

FLIPPER E JUKEBOX, UN BINOMIO D'ALTRI TEMPI CHE UN BOOMER NON PUÒ DIMENTICARE

 



Flipper e Jukebox! Due icone della cultura popolare del XX secolo che hanno segnato un'epoca. Chi, nato tra gli anni 50/60/70, non ha passato tempo accanto a questi due contenitori di gioco e di intrattenimento?

 


Due mondi diversi spesso situati nei medesimi locali, che hanno animato per almeno 3/4 decenni svariati luoghi di aggregazione.

 


Il flipper rappresenta il mondo del gioco e dell'intrattenimento attivo, con le sue lucine e suoni che segnavano gli esiti delle partite; richiedeva abilità e strategia.
 


 

Il jukebox, invece, ha rappresentato il mondo della musica attorno a cui ci si radunava per selezionare e ascoltare le canzoni preferite o le hit dell'estate in corso. Spesso si sceglieva quella che serviva a colpire al cuore l'amore del momento, un binomio che ha segnato un'epoca.
 

 


Negli anni '50 e '60, il flipper e il jukebox erano due presenze fisse nei bar, nei ristoranti, nei bagni e negli hotel della Romagna o della Versilia, due modi diversi di passare il tempo e divertirsi che han convissuto insieme fino alla loro sparizione.
Il flipper e il jukebox furono due simboli della cultura giovanile dell'epoca,
strumenti per i giovani non solo di divertimento, ma anche di espressione della propria identità.
 


Oggi per i “diversamente giovani” di allora, sono oggetto di retro-nostalgia, simboli di un'epoca meravigliosa purtroppo passata, quando la vita era più semplice e l'intrattenimento era più diretto.
Ci furono diversi tipi di Jukebox: i primi, quelli meccanici, utilizzavano meccanismi a leva e a pulsante per selezionare le canzoni.
 


 

 


Gli elettrici, che fanno il loro ingresso con l'arrivo dell'elettricità, divennero più sofisticati e iniziarono a utilizzare motori per riprodurre la musica.
Infine i digitali di ultima generazione che possono riprodurre musica in formato dgt e offrire funzionalità più avanzate, come la selezione delle canzoni tramite touchscreen.
Ma come dimenticare l'emozione di inserire la monetina e scegliere col tasto la canzone?
 


Il flipper fu strumento col quale mostrare la propria abilità oltre che un meccanismo quasi ipnotico con la sua combinazione di abilità e fortuna.
Ha le sue radici nel gioco della Bagatelle, un gioco di abilità che consisteva nel lanciare palline su un tavolo con chiodi e ostacoli.


 

Nel XIX secolo, il gioco della Bagatelle si evolve nel pinball, che utilizzava una pallina e un meccanismo a molla per lanciarla su un tavolo inclinato. Fino all'arrivo del flipper che, dagli anni '30 e '40 divenne popolare negli Stati Uniti, con l'introduzione di dispositivi elettromeccanici e la creazione di temi e personaggi. Negli anni '60 e '70, con l'introduzione di dispositivi elettronici e la creazione di giochi più complessi, vive una significativa trasformazione.
 


 

Ma è degli anni '80 e '90 l'età d'oro del flipper, con la creazione di giochi come "Addams Family" e "Twilight Zone".
Ci furono vere e proprie competizioni durante quel periodo, con giocatori che si sfidavano per ottenere i punteggi più alti.

 


Con l'evolversi della tecnologia queste due scatole magiche subiscono un forte declino, tuttavia, negli ultimi anni, c'è stata una rinascita dell'interesse che spesso sfocia nel collezionismo: molti appassionati collezionano flipper e jukebox vintage e li restaurano per preservarne la storia.
 


Simboli della gioventu degli anni più belli del XX secolo, restano memoria e nostalgia nei cuori di molti, uno più emozionale, l'altro più adrenalinico, spesso furono forieri di amori galeotti e passioni adolescenziali. Per molti boomer rimangono tra le "tecnologie" più affascinanti a cui si è assisto, qualcosa di immortale, nonostante internet, nonostante tutto.

Giovanna Anversa

24 giugno 2025

Alfa Romeo, dal 1910 icona di stile

 Alfa Romeo

dal 1910 icona di stile

 



 Il 24 Giugno 1910 viene fondata ufficialmente a Milano la Anonima Lombarda Fabbrica Automobili, conosciuta a tutti con l’acronimo “Alfa”.

La storia dell’Alfa Romeo, simbolo di ingegno meccanico, audacia sportiva e identità ben delineata da uno stile leggendario, inizia, a dire il vero, qualche anno prima, e non a Milano.
 


È il 1906 quando nasce a Napoli la Società italiana automobili Darracq, da una collaborazione italo-francese. Il progetto però fatica a decollare e si decide quindi per il trasferimento a Milano, zona Portello, dove nasce la prima vettura firmata Alfa, la 24 Hp, progettata da Giuseppe Merosi, che incarna fin da subito la vocazione sportiva che contraddistinguerà il marchio per oltre un secolo.
 

Alfa 24 Hp

Il logo, che diventerà un’icona del settore, nasce nel 1910, quando l’illustratore Romano Cattaneo, mentre aspetta il tram in Piazza Castello, ha l’intuizione di caratterizzare l’Alfa unendo due simboli di Milano, la Croce Rossa su sfondo bianco e il biscione visconteo, dando così vita a un marchio inconfondibile, tra i più conosciuti dello scenario automobilistico mondiale.
 



La svolta arriva nel 1915, quando l’ingegnere napoletano Nicola Romeo prende le redini dell’azienda. Con un solido retroterra tecnico e una visione imprenditoriale davvero lungimirante, Romeo trasforma la fabbrica in un polo moderno e competitivo. Tre anni dopo, ne cambia il nome in Alfa Romeo.
 

 


Negli anni Venti e Trenta l’Alfa Romeo viene consacrata nell’olimpo dello sport, con la prima e storica vittoria al Campionato del mondo Costruttori con la P2, nel 1925. Ma nel dopoguerra il mito diventa leggenda, grazie alle Alfetta 158 e 159, pilotate da fuoriclasse come Nino Farina e Juan Manuel Fangio. In quell’epoca Enzo Ferrari crea la Scuderia Ferrari come reparto corse dell’Alfa Romeo, preludio a un altro capitolo epico dell’automobilismo italiano.
 

Alfa Romeo P2

Alfetta 158

La guerra e le difficoltà economiche portano alla nazionalizzazione della società nel 1933, ma il marchio non smette di progredire. Negli anni Cinquanta la Giulietta incarna il boom economico e il desiderio di rinascita, poi arriverà la Giulia, elegante e veloce, che diventerà parte dell’identità nazionale. Dagli anni Sessanta verrà aperto il grande stabilimento di Arese e Alfa diventa parte dell’immaginario collettivo. Gli anni Settanta e Ottanta sono i più turbolenti, fra crisi energetica, tensioni sociali e problemi industriali, culminati con l’acquisizione da parte del gruppo Fiat nel 1986


 


foto Stefano Superchi

 

Ma il Dna Alfa, nonostante tutto, non si scalfisce, anche perché il fascino non si limita alla strada, ma si trasferisce in un processo osmotico nelle forme d’arte che tocca.


 


Le sue vetture compaiono in film di culto come l’immortale “Il Laureato”, diventando simboli di ribellione, stile e libertà. Nei film, come nella vita reale, gli estimatori celebri non mancano, da Steve McQueen a James Bond. Nel campo musicale l’Alfa è evocata, da Lucio Dalla ai Baustelle, come simbolo di nostalgia e passione.
 


Oggi, mentre il mondo dell’auto si spinge verso l’elettrico e la sostenibilità, Alfa Romeo affronta la transizione con la consapevolezza della propria storia. Con lo sguardo sempre rivolto all’innovazione, ma senza dimenticarsi del proprio passato, per coniugare cuore, competenza e stile. L’eredità di un canone estetico che continua a correre, con lo stesso rombo che l’ha resa eterna.


Stefano Superchi




foto Stefano Superchi

TESTIMONI NEL TEMPO. Torna la rassegna cinematografica estiva curata da Emanuele Piseri

 TESTIMONI NEL TEMPO Cinque film per tornare ad essere umani   UNA RIFLESSIONE Anto’, fa ccaldo…   Così sospirava Luisa Raineri in un claim...