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12 novembre 2025

«Uscivamo molto la notte», Firenze anni '80 insonne e geniale

 «Uscivamo molto la notte»

Firenze insonne e geniale, un film racconta gli anni 80 dell'ultima rivoluzione culturale.

 



È stato presentato al Festival dei Popoli di Firenze il documentario che rivive una stagione piena di energie creative: «Uscivamo molto la notte», di Stefano Pistolini e Bruno Casini.

«Nel quattordicesimo e quindicesimo secolo, Firenze era quello che oggi è New York». Il paragone è forte, a farlo è un maestro del teatro e un intellettuale del calibro di Sandro Lombardi. Parole, le sue, che aprono la sequenza di interviste del documentario “Uscivamo molto la notte”.
 
 

La regia è di Stefano Pistolini da una idea di Bruno Casini, uno dei pochi figli della gloriosa new wave fiorentina degli anni Ottanta a essere rimasto a Firenze e non in giro per il mondo come molti altri protagonisti di allora. Casini ci ha messo il suo archivio, l’impulso, il soggetto, le parole e le sue memorie, praticamente la sua vita.
 
 


Vale la pena soffermarci sulla figura di Bruno Casini, deejay, organizzatore di concerti, discografico indipendente, creativo, redattore di riviste patinate, membro del servizio d’ordine per grandi eventi musicali, scrittore, fotografo, designer e financo insegnante di Lettere.
Il suo è un background da hippie, quattro mesi in Afghanistan, tre mesi in Marocco, poi Tunisia, Algeria per trasferirsi poi nel ’76 a Londra, dove abbandona la cultura hippie per quella punk e infine si laurea in Storia del cinema con Pio Baldelli con una tesi sul cinema underground dell’Italia anni Settanta. 

 

Bruno Casini

 

Torna a Firenze e apre un locale che farà la storia di quell’epoca: “Il 3 marzo 1977 è stata una data che ha segnato il tempo: abbiamo aperto il Banana Moon in Borgo degli Albizi. Uno spazio dove è passato tutto: i primi set di Franco Battiato, Claudio Rocchi, Ivan Cattaneo, Gaznevada, Neon, Take Four Doses, Cafè Caracas con Raf al basso, Ghigo Renzulli alla chitarra poi diventato Litfiba, Renzo Franchi alla batteria… Tutta la scena del teatro gay con Mario Mieli, Alfredo Cohen, il Collettivo Trousse Merletti e Giarrettiere con una giovane Platinette, poi rassegne di cinema underground e tanto jazz: Maccianti, Nicola Vermuccio, Daniele Trambusti. La notte si fa movimentata, arrivano gli Skiantos da Bologna con lancio di verdure sul pubblico, si balla con Bob Marley, Rod Stewart, Sex Pistols, Cabaret Voltaire, tramonta lo scenario freak e arriva il rock club, cambia anche il pubblico, largo alla decadenza un po’ berlinese”.

 


 

Firenze fu la capitale del mondo una volta, per circa un secolo e mezzo, tra il Tre e il Quattrocento, ricorda Lombardi. E poi lo è tornata di nuovo all’inizio degli anni Ottanta, non capitale in senso politico-economico ma del cambiamento culturale, della musica (Litfiba, Neon, Diaframma, Pankow), del teatro d’avanguardia (Krypton, Magazzini criminali, poi Lombardi-Tiezzi), del clubbing, della moda, della grafica, della cultura intesa come movimento giovanile di rottura e rivoluzione in direzioni diverse, fuse insieme in un idem sentire.

 




Ed è questo che il film rivela, una specie di Firenze “paese dei balocchi” tra meravigliosi materiali d’archivio, testimonianze, canzoni, luoghi come il Banana Moon di Bruno Casini o la Rokkoteca Brighton di Nicola Vannini, primo cantante dei Diaframma dal 1981 al 1983 (uscito dalla band prima della pubblicazione di “Siberia”) un locale che visse due sole stagioni, ma molto intense.

 


 

Poi c’erano il Tenax, i concerti allo Space Electronic, la videoarte, Patti Smith al Franchi con 60mila persone, la moda spudorata di Pitti Trend, l’esplosione della moda creativa del collettivo “Che fine ha fatto Baby Jane?” attivo in Italia e all’estero, il grande jazz del Salt Peanuts, la nascita del Rock Contest.


Space Electronic

Secondo un articolo del Sole24Ore negli anni Ottanta Firenze fatturava l’80% a livello nazionale di materiale indipendente con l’I.R.A. Records, la Contemporecords, la KinderGarten Records e l’appuntamento annuale con l’Indipendent Music Meeting, che riuniva labels italiane e straniere.

 


 

I Diaframma da Contemporecords

Quello che rende originale il racconto di quel periodo di grandi trasformazioni culturali è che ognuno dei protagonisti lo ricorda e lo racconta in modo molto differente, alimentando così il mito della “Firenze anni Ottanta” e lasciando all’interpretazione dello spettatore dove finisca la realtà e inizi appunto la leggenda. «Quella scena musicale esiste ancora oggi» pensa Bruno Casini che ricorda l’imminente tour dei 40 di 17 Re dei Litfiba e altri esempi in giro per l’Europa e gli Stati Uniti di altre formazioni.






«Noi che vivevamo a Roma, se volevamo assistere al cambiamento delle arti, dovevamo andare per forza a Firenze, perché le cose accadevano solo là» aggiunge Stefano Pistolini che ha lavorato sull’archivio di Casini per vestire di immagini il racconto cinematografico. Mentre il racconto sonoro è sgorgato dalle sapienti mani di Antonio Aiazzi e Gianni Maroccolo, i due ex Litfiba che hanno composto le musiche originali appositamente per il film.

 

Un film ricco di aneddoti, molti conosciuti, altri da scoprire: dalla cantina dei Litfiba  che il padre radiologo di Piero Pelù definì “malsana”, alle follie eccentriche di Asso dj con i suoi pantaloni natiche all’aria e il bicchiere di birra volante che sicuramente provocheranno nostalgia e divertimento negli spettatori.

Stefano Superchi

 

 

 














 

08 novembre 2025

STEVE McCURRY, Orizzonti lontani. A Parma dal 22 novembre.

STEVE McCURRY

Orizzonti lontani

A Parma dal 22 novembre



Per quei pochi che non conoscessero Steve McCurry diamo qualche cenno biografico: è nato nel 1950 in Pennsylvania, ha frequentato la High School Marple Newtown e si è poi iscritto alla Penn State University per studiare fotografia e cinema, ma poi ottenne una laurea in teatro nel 1974.
Dopo aver lavorato al Today's Post per due anni, partì per l'India come fotografo freelance. È stato proprio in India che McCurry ha imparato a guardare ed aspettare la vita.



"Se sai aspettare, le persone si dimenticano della tua macchina fotografica e la loro anima esce allo scoperto".

La sua carriera è decollata quando, travestito con abiti tradizionali, ha attraversato il confine tra Pakistan e Afghanistan, controllato dai ribelli poco prima dell'invasione sovietica. Quando tornò indietro, portò con sé rotoli di pellicola cuciti tra i vestiti. Quelle immagini, che sono state pubblicate in tutto il mondo, sono state tra le prime a mostrare il conflitto al mondo intero. Il suo servizio ha vinto la Robert Capa Gold Medal for Best Photographic Reporting from Abroad, un premio assegnato a fotografi che si sono distinti per eccezionale coraggio e per le loro imprese.



 

McCurry ha poi continuato a fotografare i conflitti internazionali, tra cui le guerre in Iran-Iraq, in Libano, in Cambogia, nelle Filippine, in Afghanistan e la Guerra del Golfo. Il lavoro di McCurry è stato descritto nelle riviste di tutto il mondo; è membro della Magnum Photos dal 1986 ed innumerevoli e prestigiosi sono i premi che ha vinto in tutto il mondo.




Si concentra sulle conseguenze umane della guerra, mostrando non solo quello che la guerra imprime al paesaggio ma è guidato da una curiosità innata e dal senso di meraviglia circa il mondo e tutti coloro che lo abitano, con una straordinaria capacità di attraversare i confini della lingua e della cultura per catturare storie di esperienza umana.

 

"La maggior parte delle mie foto è radicata nella gente. Cerco il momento in cui si affaccia l'anima più genuina, in cui l'esperienza s'imprime sul volto di una persona. Cerco di trasmettere ciò che può essere una persona colta in un contesto più ampio che potremmo chiamare la condizione umana. Voglio trasmettere il senso viscerale della bellezza e della meraviglia che ho trovato di fronte a me, durante i miei viaggi, quando la sorpresa dell'essere estraneo si mescola alla gioia della familiarità".

 


Steve McCurry non è soltanto uno dei più grandi maestri della fotografia contemporanea, ma continua ad essere un punto di riferimento per un vastissimo pubblico, specialmente tra i giovani. Nelle sue immagini, molti riconoscono un modo unico di guardare il mondo e, in qualche modo, se stessi.

Dal 22 novembre 2025 al 12 aprile 2026, Steve McCurry sarà protagonista a Parma con una grande mostra allestita a Palazzo Pigorini, nei suggestivi spazi del primo e secondo piano.

 


Le fotografie non seguiranno un criterio cronologico o geografico, ma saranno accostate per affinità di soggetti, emozioni e atmosfere, cercando quei fili invisibili che legano persone e luoghi, anche lontanissimi tra loro. L’allestimento evocherà quel senso profondo di umanità che si respira in ogni scatto di McCurry.

 


In mostra non mancheranno le sue immagini più celebri, come l’indimenticabile ritratto della ragazza afghana, fotografie realizzate in oltre quarant’anni di carriera: scatti intensi dal Sud-Est asiatico, dalla Cina, dal Sud America e da molte altre parti del mondo. Ogni volto ritratto da McCurry è un concentrato di storie, emozioni, dolore, speranza, paura e bellezza.




Instancabile viaggiatore, McCurry ha fatto del movimento una filosofia di vita:

«Il solo fatto di viaggiare e conoscere culture diverse mi dà gioia e una carica inesauribile».

 





Mostra organizzata da ARTIKA, con il patrocinio del Comune di Parma.
A cura di Biba Giacchetti con il Team Mostre di Orion57.

I biglietti possono essere acquistati direttamente in mostra o su www.midaticket.it

 

a cura di Stefano Superchi 

 



03 novembre 2025

"Il suono della bassa", una dichiarazione d’amore per il territorio

"Il suono della bassa", una dichiarazione d’amore per il territorio 

 



È finalmente uscita la compilation “Il suono della Bassa”, sia in formato “tangibile”, sotto forma di CD, che sulle piattaforme digitali.
L’iniziativa, nata anche grazie ad una campagna di crowdfunding, sottolinea il valore della partecipazione collettiva e dell’autoproduzione come risposta alla marginalizzazione degli artisti indipendenti.

Il CD è stato distribuito il 12 Ottobre a chi aveva contribuito al crowdfunding durante un release party al MadOne di Casalmaggiore, dove il disco è stato presentato insieme a qualcuno degli artisti che si sono esibiti in uno showcase acustico, accorciando ulteriormente le distanze tra chi crea e chi ascolta.

 





Pubblicato dall’etichetta Risorgiva Dischi, rappresenta molto più di una semplice compilation: è una dichiarazione d’amore per il territorio della Bassa Padana e un manifesto della sua diversità sonora. Il progetto nasce dall’esigenza di unire le diverse voci musicali locali non lasciando che fossero episodi isolati, dando così forma a uno spazio collettivo dove artiste e artisti hanno potuto incontrarsi e raccontarsi attraverso la musica.

 



Risorgiva Dischi, giovane etichetta indipendente nata nel 2023, si è fatta carico di dare visibilità alle esperienze artistiche nate lungo il fiume Po, valorizzando il patrimonio artistico di un’area spesso trascurata dal mainstream. L’album si fa così portavoce di sonorità locali, combinando stili narrativi differenti, dal pop alla psichedelia passando per il cantautorato, a testimonianza di una creatività sorprendentemente fertile e non omologata.

Tracce autentiche, ancorate ai paesaggi sonori del territorio che restituiscono un’immagine realistica ma poetica del territorio.
 

“Il suono della Bassa” fa emergere l’energia creativa di questo territorio, la convivenza di stili, generazioni e storie diverse. Una selezione musicale autentica, capace di parlare a tutti, un progetto da ascoltare con attenzione, lasciandosi trasportare nel flusso sonoro della Bassa, senza aspettarsi musica banale, ma pronti a cogliere la profondità di una scena indie radicata, policroma e autentica, capace di far convivere linguaggi alternativi e di farsi portavoce della vitalità artistica locale, sempre aperta alle contaminazioni


 


La compilation si apre con  la cantautrice Margherita Zerbini, originaria di Guastalla, raffinata performer in bilico tra soul e jazz, con il brano “Quando non dormirai”, che in certi passaggi mi ricorda le atmosfere di Cristina Donà.
 

Musica e testo di Margherita Zerbini

Margherita Zerbini - voce, chitarra
Matteo Salzano - pianoforte, voce
Davide Salzano - basso
Angelica Alfieri - voce

 

 

La seconda traccia (“Giganti”) è dei Koomari, gruppo funky-rock psichedelico casalasco di cui abbiamo già parlato in passato e che ormai non ha bisogno di presentazioni.

Musica di Koomari
Testo di Michele Veneziano

Tommaso Frassanito - batteria
Leonardo Visioli - voce
Gabriele Busi - percussioni
Marco Goi - basso
Luca Bernardi - piano elettrico, sintetizzatore
Michele Veneziano - chitarra, voce
Giuseppe Anversa - chitarra

 


Il disco prosegue con altre due "vecchie conoscenze" della scena locale, il chitarrista Leonardo Visioli e São Miguel, che si sono uniti per il pezzo “Graffiti”.

Musica di Leonardo Visioli
Testo di Leonardo Visioli e Michele Veneziano

Leonardo Visioli - voce, chitarra elettrica
Michele Veneziano - chitarra classica, voce
Filippo Spalletta - basso
Carlo Tuci - batteria

 


Il quarto pezzo della compilation è “Nemici”, dei mantovani F.lli Giordano, con il loro sound minimalista e coinvolgente, che (almeno in questo pezzo) mi sembra riecheggiare alcuni pezzi dei primi "Tre allegri ragazzi morti".

Musica di f.lli giordano

Giulio Grossi - chitarra elettrica
Michele Bolzani - batteria, tromba
Cristan Bertazzoni - basso
Andrea Alegretti - basso

 



Si prosegue con Matteo Salzano, polistrumentista napoletano di stanza a Guastalla, diplomato in batteria jazz, che ha cesellato “Trappole” con Angelica Alfieri, un brano ricco di melodie che ben si fondono con gli strumenti.

Musica di Matteo Salzano
Testo di Angelica Alfieri

Angelica Alfieri - voce
Matteo Salzano - chitarra acustica, organo elettrico, voce
Davide Salzano - basso
Giuseppe Anversa - chitarra elettrica
Alessandro Bucci - sassofono

 


Si alzano i giri con il pezzo successivo, “Rye”, di Mathys (aka Mattia Foina) dove le chitarre danno consistenza ad un rock cantautorale ad ampio spettro che, personalmente, mi richiama in testa il sound dei reggiani "Rufus Party".

 Musica e testo di Mattia Foina

Mattia Foina - voce, chitarra elettrica
Mirco Boldrini - basso
Tommaso Frassanito - batteria
Luca Bernardi - pianoforte, sintetizzatore

 



Chiude la compilation Sine Tiler (aka Michele Consolini) con “Zara”, un gioiellino di musica elettronica downtempo registrato nel suo home studio di Dublino.

Musica di Michele Consolini

Michele Consolini - sintetizzatori, drum machine, clarinetto, marimba, field recording

 



E poi? E poi non vi resta che perdervi nella traccia fantasma “La gente lo chiama”, un tourbillon storico e cinematografico, onirico e visionario di Tommaso Favagrossa, interpretato a perdifiato da Stefano Donzelli, un affresco a pennellate forti e nervose dal sapore zavattiniano che, a poco a poco, vi farà intravedere la Bassa, prima da lontano, poi sempe più vicino, nitida. Quella che conoscete, ma vi sorprende sempre.

 



Un progetto ricamato con cura dal Gran Tessitore Michele Veneziano e dalla sua squadra sartoriale, un disco da ascoltare con attenzione, che non vi lascerà indifferenti, perché, ribaltando l’assioma di De Andrè, dal letame (della bassa) nascono i diamanti, diamanti grezzi.


Stefano Superchi







28 ottobre 2025

“Record…i” in musica. Episodio#02. Adolescenza supernova

 Record…i” in musica

Episodio#02

“…Ho addirittura dimenticato me stesso per poter ricordare te». Adolescenza supernova

 


Non è un ricordo particolare, più un periodo. Non è un singolo episodio, semmai un susseguirsi degli stessi, che han forgiato delle corde interiori vigili. Ogni tanto, qualcosa che hai intorno, le tocca, le pizzica, le fa vibrare. È una di quelle giornate, uno di quei momenti. E allora f*nculo, lasciamo che vibri.

Autunno, quel tepore caldo del primo pomeriggio, quel sole che sembra ma non è. Perché non è primavera spumeggiante con quel frizzare di verde aspettativa, è autunno con le sue tinte vermiglie, tutto sbadiglia e si stiracchia, sta per stendersi sul suo cuscino.
Quegli attimi dove sprofondi nel tuo giaciglio, ti accoccoli e ti distendi, ti abbracci, quasi.

“Before you slip into unconsciousness
I'd like to have another kiss
Another flashing chance at bliss
Another kiss, another kiss”

 


I Doors…la mia ossessione adolescenziale. So esattamente dove mi porterà questo flusso. Quel languore lì, quello dai 16 ai 18. Quella coccola della memoria che ogni tanto tutti si concedono.

 


 

Disco di debutto omonimo (1967) che mi ha stregato. Ascoltato, studiato, frustato fino alla nausea. Con l’energia e l’ostinazione di quegli anni lì, finché non ti esce dalle orecchie. ”The Chrystal Ship” è proprio quel tepore del quale parlavamo, la voce giovanile di Morrison è morbida e calda, la sensuale altalena di un fiume sul quale si galleggia, dove porta chissenefrega.


Sono gli anni non del buon Pezzali, bensì del “qui e adesso”.
Ogni passione, la più insana, esplode senza analisi, senza conseguenze (almeno nell’immediato). Uno o più chiodi fissi, stampati nella testa, sono le uniche cose che importano davvero.


“Heavenly wine and roses
Seem to whisper to her when he smiles
Heavenly wine and roses
Seem to whisper to her, hey, when she smiles
La la la la, la la laaa…”

 





A palla nelle orecchie, mentre la bici corre sull’argine, verso una meta fisica ma soprattutto emotiva, è cibo per l’anima affamata. “Sweet Jane” da “Loaded” (1970), un Lou Reed un po’ castrato nella poetica che se ne va dai Velvet Underground lasciando anche questo pezzo, per mia fortuna.

Sento, come non ho mai sentito prima. È talmente forte che da spinta ma anche vertigine. Da un potere enorme, tanto da far paura, “sbragàr li muntagni”

“Ti cherzo donare su
sambene
ses sa vida mea”



 
Nelle classifiche del 2007 entra “de botto” questa canzone stupenda, pop bilingue di ottima fattura e splendida collaborazione di Ramazzotti e Tazenda nella nuova formazione e quasi ad omaggiare il compianto Andrea Parodi. Su da bravi, c’è anche posto per del pop fatto bene nella vita, non chiudiamo le orecchie.

E sempre stando sul pop, ecco anche il buon Tiziano.

“Ora dipenderò sempre dalla tua allegria
Che dipenderà sempre solo dalla mia
Che parlerà di te e parlerà di te”



 
C’e una ragione più che ottima se questo sentire appartiene a quell’età lì, molto valida.
Sono passioni che bruciano le giungle ma consumano tutto. Da grandi, in genere, si impara a governarle un po’, si impara che a volte cose così sono tanto forti perché nascondono altro, hanno motori propulsivi insani. Ma quella roba lì, quando ci sei dentro… puoi solo abbandonarti.
E Tiziano al top della forma artistica, con “E fuori è buio” sembra proprio dar voce a quel tormento lì.

Un viale dei ricordi un po’ tortuoso, uno dei più difficili da raccontare. D’altronde, prima o poi ogni autostrada deve passare per una galleria.


 Gaia Beranti


18 ottobre 2025

Giacomo Balla a Palazzo del Governatore di Parma dal 10 ottobre 2025 al 1 febbraio 2026

Giacomo Balla a Palazzo del Governatore di Parma dal 10 ottobre 2025 al 1 febbraio 2026

 


Si è aperta il 10 ottobre a Palazzo del Governatore di Parma la mostra "Giacomo Balla. Un universo di luce", presentando oltre 60 capolavori provenienti dalla Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma, per la prima volta riuniti integralmente fuori dalla sede capitolina.
 

 


Un viaggio nella luce

L'esposizione è una retrospettiva senza precedenti dedicata a Giacomo Balla (Torino, 1871 – Roma, 1958), tra gli artisti più rivoluzionari del Novecento italiano, che vede la luce come costante fonte d'ispirazione e oggetto della sua ricerca. Il percorso si articola in 13 sale, seguendo un ordine tematico e cronologico: si parte dalle prime opere di realismo sociale e divisionista, si attraversa la stagione dell’avanguardia futurista, fino ad arrivare agli ultimi esperimenti figurativi degli anni Quaranta.
 



Il nucleo presentato comprende 42 dipinti e 23 disegni, molti dei quali donati dalle figlie dell’artista, Elica e Luce Balla. Ad arricchire la mostra vi sono apparati fotografici, biografici e storici, oltre a un allestimento immersivo che ricostruisce ambienti come la casa-studio Balla, ed esalta la potenza della luce in ogni opera esposta. Particolare attenzione viene data all’illuminazione delle opere e agli approfondimenti recenti che ricostruiscono tutte le fasi creative dell’autore.
 



La mostra è curata da Cesare Biasini Selvaggi e Renata Cristina Mazzantini con la collaborazione di Elena Gigli, frutto dell’impegno congiunto tra Comune di Parma e la Galleria Nazionale di Roma, con il contributo di Fondazione Cariparma, Regione Emilia-Romagna e Solares Fondazione delle Arti.
 



Oltre al percorso espositivo, il programma prevede eventi collaterali per famiglie, giovani e bambini, con attività guidate, serate d’arte e passeggiate tematiche. Il pubblico può vivere un’esperienza completa, accompagnata da iniziative gratuite ogni weekend e agevolazioni per giovani e over 65.

L’esposizione è aperta mercoledì, giovedì, sabato e domenica dalle 10 alle 19, con ulteriori informazioni disponibili presso i canali ufficiali.
 



L'esposizione di Giacomo Balla illumina Parma con una delle più importanti raccolte pubbliche dedicate all’artista, offrendo un'occasione unica di immersione nell’universo creativo di chi seppe inventare mondi visivi e teorie innovative, lasciando un segno indelebile nell’arte contemporanea italiana.

a cura di Stefano Superchi

 

11 ottobre 2025

Teatro Sociale di Villastrada. Lontano dalle isterie del mondo. La nuova stagione.

Teatro Sociale di Villastrada

Lontano dalle isterie del mondo

 


Prenderà il via sabato 25 ottobre la nuova stagione teatrale del Teatro Sociale di Villastrada.

Al timone di questa traversata nel mare della cultura Giuseppe Romanetti, Direttore Artistico del Teatro, una garanzia di qualità, con un teatro che vuole coniugare la capacità di produrre divertimento, visioni, utopie e sogni, non per un pubblico da conquistare, ma per cittadini consapevoli della sua necessità, per usare le sue parole.

Un teatro calato nel suo territorio, ma capace di attrarre chi sente l'urgenza di arricchirsi dal punto di vista spirituale e civile, che Romanetti descrive così:

“Lontano dalle isterie del mondo urbano esiste un teatro, con una bellissima storia e una suggestiva sala teatrale. Esiste un teatro che vuole crescere in un rapporto aperto con la comunità; di attenzione e di stimolo, dove il contenuto delle proposte, prima che sulla scena, sta dentro la relazione stessa”.

Ma vediamo la proposta della Stagione Teatrale 2025-2026 nel dettaglio.

 


Sabato 25 ottobre, ore 21.00

Maria Paiato
L’Avvelenatrice

di Èric-Emmanuel Schmitt
ideazione e interpretazione Maria Paiato

Una grandissima Maria Paiato ci propone questa favola che ha scelto di essere vera. E’ la storia di una settantenne discretamente diabolica accusata, in passato, di avere ucciso tre mariti ma poi assolta per mancanza di prove. Arriva nel piccolo paesino francese un giovane prete e lei se ne innamora nonostante la differenza di età e di condizione… lui è prete ma questo non le impedisce di sognare di averlo come amante. “E’ una favola, vi dicevo, e come tale l’ho trattata, sfruttando le sue innumerevoli possibilità di paura, di suspense, di comicità, di ironia, di musicalità. Il mio intento, il mio gusto è stato quello di fare come Marie: costruirvi intorno una tela magica, una trappola per farvi cadere nelle mie braccia di ragno. Ma tranquilli. Il mio è solo un gioco. Però per giocare si deve far sul serio”


Sabato 08 novembre, ore 21.00

Compagnia Diaghilev – Dammacco/Balivo
Spezzato è il cuore della bellezza

uno spettacolo con Serena Balivo e con Mariachiara Falcone
ideazione, drammaturgia e regia Mariano Dammacco
foto di scena Matilde Piazzi
produzione Compagnia Diaghilev
con il sostegno di Infinito, Operaestate Festival Veneto, L’arboreto-Teatro Dimora, La Corte Ospitale / Centro di residenza Emilia-Romagna, CapoTrave/Kilowatt

Premio Ubu 2020-2021 nella categoria Nuovo testo italiano/scrittura drammaturgica

Lo spettacolo racconta la storia di un triangolo amoroso, lui, lei, l’altra e, tramite i frammenti e le immagini di questa storia, offre allo spettatore uno sguardo sull’Amore nelle sue pieghe dolorose e tormentate, attraverso la convivenza di tragedia e umorismo. In scena, Serena Balivo dà corpo e voce alle due donne protagoniste della storia e accanto a lei appare, in uno scenario onirico la figura muta dell’uomo al centro del triangolo amoroso. Il lavoro di creazione è partito da alcune domande sull’amore e su come questo sentimento, fondamentale nella vita umana, possa trasformarsi, degenerare, tradire i desideri e le aspettative di chi lo vive.

 

Sabato 22 novembre, ore 21.00

Adalberto Ferrari / Nadio Marenco in
Duello

Spettacolo musicale, jazz e improvvisazione

Adalberto Ferrari, fisarmonica
Nadio Marenco, clarinetto, sassofono

 


Un duo di musicisti formidabile che, armati dei loro rispettivi strumenti, si “sfida” all’ultimo suono, rileggendo i più svariati generi musicali – dallo choro alla canzone d’autore in versione strumentale, dai brani klezmer a quelli swing e jazz.

Grandissimo successo il loro primo CD “Duello



Sabato 06 dicembre, ore 21.00

 
Natale in Casa Cupiello

spettacolo per attore cum figuris

di Eduardo De Filippo
da un’idea di Vincenzo Ambrosino e Luca Saccoia
regia Lello Serao
con Luca Saccoia
spazio scenico, maschere e pupazzi Tiziano Fario
manovratori Salvatore Bertone, Paola Maria Cacace, Simone Di Meglio, Angela Dionisia Severino, Irene Vecchia
produzione Teatri Associati di Napoli/ Interno 5

Lo spettacolo, fedele al testo di Eduardo, evoca le vicende della famiglia Cupiello, aprendo uno squarcio dentro l’immaginario e la memoria di ogni spettatore. Questo Natale in Casa Cupiello è un nuovo e sorprendente percorso poetico parallelo che, pur rispettando la struttura originale, innesta  invenzioni visionarie. Uno spettacolo al tempo stesso popolare e raffinatissimo, in somma d’intuizioni e prodigiose visioni, ironie mascherate, malinconie esibite. Uno spettacolo considerato dalla critica un capolavoro.


Sabato 20 dicembre, ore 21.00
 

Memori

di e con Nicola Lorusso e Giulio Macrì

consulenza drammaturgica a cura di Elena Scolari, Paola Bonesi e Giacomo Sette

con il sostegno di Risonanze. Network, Periferie ArtisticheCentro di Residenza multidisciplinare Regione Lazio, MIC Direzione Generale dello SpettacoloRegione Lazio Assessorato alla Cultura e Politiche GiovaniliSettimo CieloDRACMA Centro Sperimentale d’Arti ScenicheTeatro Erbamil

Spettacolo selezionato da Campania Teatro Festival 2025, Canile Drammatico 2025, Direction Under30 2024, Hystrio Festival 2023

Vincitore Ermo Colle 2025, Progetto Cura 2023, Indòmati Festival, Ra-dici Festival 2022

Memori è uno spettacolo di teatro, di danza, di clownerie e musica. Il racconto di due anime disperse, alla disperata ricerca della propria identità. Insomma due di noi che ogni giorno rimaniamo saldamente aggrappati alla convinzione che la vita non sia soltanto insignificante routine, ma piuttosto una trama di eventi culminanti in un piano sublime. O, almeno, così speriamo. Un viaggio che ha in sé sogno, realtà, dolcezza e nostalgia. L’apporto del sonoro è parte integrante del disegno drammaturgico. La musica si fa coprotagonista della scena, è viva, è pulsante crea ambienti e ne distrugge, è ritmo vitale. Gli estratti danzati creano vere e proprie epifanie, in cui ritrovare piccole briciole di verità.



Sabato 17 gennaio, ore 21.00
 

A casa di Franco

Dalla Genesi al mito: omaggio a Franco Battiato

Concerto-spettacolo commissionato dal Festival della Parola

da un’idea del  Maestro Alessandro Nidi Francesca Tripaldi
Francesca Tripaldi e Simone Tangolo, cantanti e attori
Nidi Ensemble, musicisti
Alessandro Nidi, direzione, arrangiamenti, pianoforte

A Casa di Franco è un omaggio alla figura di Franco Battiato, ritratto nell’intimità dei suoi spazi, delle stanze della sua casa.  E’ un viaggio attraverso una mappa personale fatta dei pensieri di Franco stesso; ricordi e immagini degli affetti e degli amici che lo hanno accompagnato nella sua vita e nella sua carriera: le voci di Milva, Alice, Giuni Russo, Ombretta Colli, lo dipingono con affetto e con grande stima artistica.

Celebriamo questo musicista senza gli orpelli delle cronistorie: la sua musica racconta il percorso artistico, le sue parole raccontano l’essenza dell’uomo artista.



Venerdì 30 gennaio, ore 21.00

Antonella Questa
Vecchia sarai tu!

di Antonella Questa
regia Francesco Brandi
coreografie Magali B.Compagnie Madeleine&Alfred
disegno luci Carolina Agostini
organizzazione generale Serena Sarbia
collaborazione Gérard Darier, Giuliana Musso, Carlotta Clerici
produzione LaQ-Prod
distribuzione Produzioni Timide

Spettacolo vincitore Premio Museo Cervi Teatro per la Memoria
Premio Calandra Miglior Spettacolo, Migliore Interprete, Miglior Regia

Un viaggio alla scoperta di come oggi tre donne vivono la loro età e l’avanzare inesorabile del tempo: chi rifiuta di  invecchiare per sentirsi ancora “giovane”, chi da vecchia subisce la tirannia del “invecchiare bene” e chi giovane lo è davvero, ma si sente già vecchia! Le donne, la loro età e l’invecchiamento al quale non hanno ancora diritto. Uno spettacolo che con leggerezza e sensibilità porta a riflettere su quanto la vecchiaia possa anche essere un dono e regalare ancora momenti ricchi e belli. Uno spettacolo comico per esorcizzare la paura di invecchiare e ricordarsi che “vecchia”… lo sarai anche tu!



Sabato 14 febbraio, ore 21.00
 

Pluto

da Aristofane
adattamento e regia I Sacchi di Sabbia
con la collaborazione e la consulenza di Francesco Morosi
con Gabriele Carli, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri, Enzo Illiano
produzione I Sacchi di Sabbia/Compagnia Lombardi-Tiezzi
in collaborazione con Kilowatt, Armunia

e con il sostegno di Mic e Regione Toscana

Protagonista del Pluto, l’ultima commedia di Aristofane, è il Denaro. È una novità: nelle commedie erano comparsi crapuloni scialacquatori, funzionari corrotti, avari – tutti personaggi che avevano a che fare con il denaro, ma mai il Denaro in persona. Aristofane, attraverso Cremilo, immagina un’economia etica, capace, attraverso la sanificazione del Dio Quattrino, di migliorare il mondo una volta per tutte, sfidando il potere e l’autorità – anche quella suprema di Zeus. La fantasia dell’eroe comico è una forza di rivoluzione che esecra il mondo nelle sue storture e ha la capacità straordinaria di reinventarlo e rifarlo. La chiave interpretativa dei Sacchi di Sabbia è di leggere Aristofane con quella consueta della comicità utilizzando una recitazione brillante e particolarmente efficace.


 

Sabato 28 febbraio, ore 21.00

 
En La Cuerda

Nella corda che pulsa, in equilibrio su di essa, nella follia, nel dissenso, nella attesa o nella addio, nell’amore.

Yalica Jo voce, violoncello
Andrea Marras violino, pianoforte, voce
Dario Ricò chitarra, basso, voce

EnLa Cuerda, titolo del concerto, è un richiamo diretto tanto agli strumenti a corda che ne sono protagonisti  (violoncello, violino, pianoforte, chitarra), quanto alla lingua spagnola che attraversa il nostro repertorio. Il programma prende ispirazione dalla tradizione cantautorale latinoamericana rivisitandolo in chiave intima e minimalista, intrecciando brani e arrangiamenti originali della cantautrice e sonorità acustiche in un dialogo continuo tra corde e voci che donano nuova luce a questo genere appassionante. Un percorso musicale essenziale e intenso, che privilegia la forza narrativa delle canzoni e la complicità tra i musicisti sul palco.


 

Sabato 07 marzo, ore 21.00
 

Anna Cappelli

di Annibale Ruccello
regia Claudio Tolcachir
con Valentina Picello
scena Cosimo Ferrigolo – luci Fabio Bozzetta
assistente alla regia Leone Paragnani
direttore di scena Gianluca Tomasella
sarta Benedetta Nicoletti
video trailer Martina Selva – foto di scena Luigi Angelucci
produzione Carnezzeria in coproduzione con Teatri di Bari, Teatro di Roma
in collaborazione con AMAT & Teatri di Pesaro
per RAMResidenze Artistiche Marchigiane

“Un testo che indaga sul ruolo della donna nel tempo. L’indipendenza, la prospettiva di futuro, la solitudine, la mancanza di mezzi e di risorse. Con umorismo pungente e assurdo questa pièce ci conduce attraverso i labirinti della mente di un personaggio inconsueto, pieno di contraddizioni. Commovente e imbarazzante allo stesso tempo. Ciascuno di noi potrebbe conoscerla, incrociarla nella propria vita; ma potremmo anche essere lei. Sentirci così impotenti da prendere le decisioni peggiori. Un gioiello teatrale sul corpo di un’attrice unica, Valentina. La sua sensibilità, la sua immaginazione e l’infinita delicatezza del suo humor daranno a questo testo una impronta unica e piena di aria fresca. Una proposta molto netta: questa donna, il pubblico, e la vita in mezzo a loro. Lo humor e la tragedia mischiati. Quel sorriso doloroso che ci attraversa e non ci lascia indifferenti.”

C. Tolcachir

 
Spettacolo capolavoro


a cura di Stefano Superchi







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