Un disco per l’estate
I consigli di Casalmaggiore a 33 giri
In collaborazione con Casalmaggiore a 33 giri, gruppo di appassionati di musica, vinili, collezioni musicali, concerti, eventi e dj set, scopriamo quali sono le uscite più interessanti della musica indipendente del mese di agosto appena passato.

Casalmaggiore a 33 giri - ph. Vincenzo Raeli 2017

Wolf Alice - The Clearing
Il nuovo album dei Wolf Alice evidenzia un'evoluzione sonora verso un pop-rock più maturo e richiama influenze anni '70, come i Fleetwood Mac. Pur con qualche pezzo meno convincente, è un disco audace ed ambizioso con la produzione impeccabile di Greg Kurstin che ha costruito un sound che unisce eleganza ed energia. Le tematiche affrontate dalla band spaziano dalla quotidianità alle riflessioni più profonde, con testi poetici e che rispecchiano la maturità artistica del gruppo.
"The Clearing" è un album di transizione e maturazione per i Wolf Alice, un tributo rispettoso al passato musicale, reinterpretato con una lingua che appartiene solo alla band, e rappresenta il loro lavoro più ambizioso fino ad oggi.
(recensione basata su AI Owerview)
Deftones - Private Music
Da quando nel lontano 2000 Chino Moreno e accoliti si sono immersi in quello che potremmo chiamare "bagno digitale", per loro è cambiato tutto. Non sarebbero mai più stati soltanto una band nu metal, pur essendosi difatti già smarcati in quanto ad apprezzamenti dal vituperato filone. E il loro suono avrebbe vissuto un'urgenza evolutiva perenne.
Venticinque anni e sei dischi dopo, i Deftones sono ancora così, incapaci di invecchiare, curiosi, fedeli alle origini, ma decisi a catalizzare l'antica furia in nuove soluzioni. L'inizio torrenziale con "My Mind Is A Mountain" promette granito a tonnellate, groove e mazzate chitarristiche, ma i fondali digitali disegnati dietro la voce di Chino nei momenti più distensivi orientano il disco verso un paesaggismo cyber-punk, quello sul finale di "Souvenir" il più ammaliante.
La forma del cantante di Sacramento è invidiabile, salta dal rappato al falsetto tra le bombe ad accordatura bassa di "Locked Club", si stende come un elastico in "Ecdysis". Nella violenta "Cut Hands" si toglie persino il capriccio di ringhiare come ai tempi di "Adrenaline". E quindi per pogare ed esaltarsi ce n'è, tuttavia "Private Music" è soprattutto un disco dolente, carico di riflessioni e contraddizioni che sgorgano dalla difficile navigazione di tempi contraddittori e ingannevoli. Si pensi a "Infinite Source", un brano dalla statura di classico alternative rock, costruito sul contrasto sferzante tra il chitarrismo arzillo delle strofe e la malinconia inestinguibile del ritornello; ma anche al romanticismo di "I Think About You All The Time", una ballad d'amore imbastita con stasi dream-pop, scatti alternative metal e metafore marinaie.
"Private Music" è il disco di una band che non ha paura di cambiare, di invecchiare persino. Che non si barrica mai nella propria comfort zone e non teme le reazioni di qualche fan più reazionario. Ed è proprio per questo che, a quasi quarant'anni dalla sua fondazione, è ancora lì, tra le grandi, le immarcescibili. E noi in fila a comprare questo disco col serpente bianco sulla copertina verde fluo, invero un po' kitsch. Proprio come venticinque o ventotto anni fa, nel caso aveste cominciato con il primo vero capolavoro "Around The Fur".
(dalla recensione di Michele Corrado – OndaRock)
The Dare - Freakquencies vol.1
"Freakquencies: Volume 1" è un EP audace e divertente, un'immersione nella cultura club con un forte richiamo al passato, ma anche uno sguardo al futuro dell'elettronica da ballo.
(recensione basata su AI Owerview)
Water from your eyes - It's a beautiful place
"Hickey" è un album che conferma la magia dei Royel Otis, offrendo una musica spensierata e ricca di un'atmosfera estiva e distesa. Pur mancando un po' più di audacia, l'album è una conferma del talento del duo nell'offrire un indie pop godibile.
(recensione basata su AI Owerview)
E’ innegabile che nessuno come Mac DeMarco sia riuscito nel non facile compito di elevare l’arma del disincanto e dell’umorismo a forma d’arte, quella che fa capolino con forza nella splendida e dissonante ballata lievemente bluesy “Rock’n’Roll”, dove riecheggia l’influenza di John Lennon, inoltre il musicista canadese possiede il raro dono di donare profondità sia a una riflessione filosofica che a una banale storia di sentimenti quotidiani: la malinconica “Home” è nient’altro che pura poesia.
Due sono le questioni che “Guitar” lascia comunque irrisolte: la prima riguarda le voci su un possibile ritiro temporaneo dalle scene, smentito dalla pubblicazione di questo nuovo disco, mentre la seconda è collegata alla passione di DeMarco per gli Steely Dan, un legame che resiste nella struttura delle composizioni ma che tarda a trovare una soluzione anche negli arrangiamenti. Ed è forse questo il vero dilemma di “Guitar”: per quanto apprezzabili e a volte geniali (la raffinata “Punishment” e la deliziosa saudade di “Knockin”), le canzoni restano irrisolte e sospese nel limbo dorato di uno stile lo-fi che sembra stare ormai stretto alle composizioni del musicista, che appare svogliato anche dal punto di vista puramente interpretativo e vocale.
Ovviamente il minimalismo espressivo di Mac DeMarco non ha nulla in comune con quella stirpe di autori che si rifugiano dietro poche note per mascherare crisi creative; molti songwriter sarebbero infatti fieri di avere una dark ballad come “Holy” nel proprio repertorio, però a furia di indugiare in un’estetica sfilacciata e solo apparentemente svogliata, l’artista corre il rischio di restare schiavo di una smania di giovanilismo che ne opprime il non comune talento.
Certo, i segnali che DeMarco invia da alcuni anni a questa parte sono contraddittori se non proprio destabilizzanti, ma per quanto non mi senta di consigliare questo disco a chi non sia già un suo fan devoto, resto ottimista su una possibile e inattesa svolta verso nuovi progetti ben più solidi e innovativi.
(dalla recensione di Gianfranco Marmoro – OndaRock)
"A Matter of Time" è un'opera di transizione che consolida la posizione di Laufey nel panorama musicale, offrendo un'analisi profonda e poetica delle complessità della vita e dell'amore con una produzione ambiziosa.
(recensione basata su AI Owerview)
Questo nuovo brano è una corsa profonda dentro l’anima, una sorta di confessione emotiva in musica. Cudi ci porta nel suo viaggio di redenzione personale, tra battiti forti e percussioni ipnotiche che si fanno largo fino a un momento sospeso, quasi mistico, con una chitarra acustica che spalanca le porte alla parte più vulnerabile del pezzo. Il risultato è una chiusura che non solo emoziona, ma travolge.
Dietro la macchina da presa del videoclip ufficiale c’è un nome che non passa inosservato, Samuel Bayer, lo stesso che ha diretto capolavori visivi per Nirvana, Blind Melon, The Cranberries e tanti altri mostri sacri della musica. Insomma, aspettatevi un video che non è solo un accompagnamento visivo, ma una vera e propria esperienza.
Cudi ci regala qualche indizio sul significato profondo di questo nuovo progetto:
“Volevo qualcosa che esprimesse appieno il concetto di libertà, per cui un salto tra le nuvole era l’immagine che più aveva senso. ‘Free’ è ispirato dal film The Truman Show. Non vedo l’ora che tutti voi possiate ascoltare questo album e vedere a cosa ha realmente dato vita l’arte. Vi aspetta un bellissimo viaggio.”
Come ha dichiarato la stessa musicista in fase di presentazione di questo album: "Volevo realizzare un album che desse la sensazione di innamorarmi. Volevo realizzare un album che condividesse la mia esistenza interiore quotidiana con il mondo esterno, che descrivesse al meglio la mia personalità. Amo essere in connessione e in relazione con tutto. Interagisco e mi sento più me stessa quando riesco a dedicare del tempo semplicemente a essere attenta e presente a qualcosa."
La tracklist di Gush comprende brani art pop (Urges, Stare into Me e la title track) leftfield (Feel Heard e Both), IDM (What's Between Us e la radioheadiana Drip) con accenti modulari (Lay Down, Almost e Into Your Eyes), e un tocco neo psichedelico (The World Just Got a Little More Big) fino alla composita Everything Combining. Chiusura vintage con In the Dressing Room.
Rispetto ad altri progetti più liberi e ambient da parte della musicista statunitense, con Gush torna alla forma canzone, anche se spesso declinata in chiave dance. Ne viene fuori un album IDM/synth-pop fantasmagorico, con un uso non banale dell'elettronica, pieno di calore ed energia positiva.












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