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23 luglio 2025

Chi è Banksy? E cosa c’entra con Casalmaggiore?

 Chi è Banksy?

E cosa c’entra con Casalmaggiore?

 



Metto subito le carte in tavola, il titolo è un piccolo espediente per attirarvi a leggere un articolo che forse non avreste letto, o forse sì, chissà.
Chi sia veramente Banksy, lo street artist più famoso del mondo, è un mistero assimilabile ai “Segreti di Fatima”: sono almeno due le teorie che riguardano la sua identità, il nome più famoso è quello di Robert Del Naja, frontman dei Massive Attack, altre fonti parlano di Robin Gunningham, elusivo artista di Bristol.

 

Robin Gunningham e Robert Del Naja

La seconda ipotesi, meno suggestiva mediaticamente, è probabilmente quella più accreditata. In fondo sapere chi sia realmente Banksy non ci interessa più di tanto, forse ci farebbe perdere il gusto del mistero; quello che ci attrae è di attendere e scoprire la prossima trovata geniale dell’artista inglese.

Il documentario Exit Through the Gift Shop, del 2010, attribuito allo stesso Bansky, sulla vita e le opere dello stesso artista mostra interviste a diversi street artist tra cui lo stesso Banksy, mostrato con il volto oscurato dal cappuccio di una felpa nera.

 


Per quei pochi che ancora non sapessero, Banksy è un artista e writer inglese, nativo di Bristol, tra i più importanti esponenti della street art contemporanea. Opera attraverso la guerrilla art, la modalità per cui autori anonimi lasciano tracce senza mai svelare la propria identità, agendo sullo spazio pubblico urbano e lanciando spunti di riflessione sulle tematiche contemporanee. La sua produzione artistica si focalizza sulla critica politica e culturale. I suoi graffiti, eseguiti con la tecnica dello stencil, colpiscono spesso obiettivi coerenti al luogo in cui i murales appaiono, pur veicolando sempre messaggi universali.
 


La società occidentale ed i suoi paradossi sono il bersaglio preferito dell’artista inglese che facendo ricorso a una serie di soggetti ripetuti ne svela le paure. Scimmie, topi, gatti, bambini, poliziotti e vecchiette sono tra i suoi personaggi preferiti da ritrarre nelle situazioni più spiazzanti.

Banksy possiede la chiave per scardinare i codici comunicativi della società capitalista, traduce argomenti spinosi ed a volte tragici in opere che si integrano nel tessuto urbano, sensibilizzando chi le guarda con un linguaggio semplice e diretto che però nasconde molti livelli di significato.
 
 


Alcune opere di Banksy sono diventate delle vere e proprie icone e sono entrate nell’immaginario popolare. La tecnica dello stencil gli permette di creare delle opere seriali, con lo stesso soggetto in contesti e con significati differenti. Con un linguaggio pop assimilabile a quello della pubblicità, l’arte di Banksy è accessibile a tutti e attraverso ironia, poesia, ribaltamento del significato, lo street artist affronta e mette davanti agli occhi di tutti temi rilevanti come la guerra, l’inquinamento, la povertà e le conseguenze del consumismo.
 
Una delle opere più famose e significative dell’artista britannico è Flower Thrower, l’iconica immagine di quello che potrebbe essere un partecipante a una rivolta raffigurato mentre lancia un mazzo di fiori colorati. Un’opera che riporta alla mente lo slogan contro la guerra del Vietnam negli anni ’70 “mettete dei fiori nei vostri cannoni”. La veemenza del gesto del lancio di quella che potrebbe essere idealmente una granata o che ricorda l’Intifada, diventa un messaggio di pace e di energia positiva.




Un’opera molto famosa è anche Sweep it under the carpet, dove una cameriera nasconde la polvere sotto il tappeto, un riferimento esplicito all’atteggiamento del mondo occidentale e dei governi verso problemi e questioni dibattute di dimensione globale. Quest’opera si trova in due luoghi diversi di Londra, Chalk Farm e vicino alla White Cube Gallery.


L’immagine più conosciuta del writer britannico è probabilmente la Bambina col palloncino. Realizzata con la tecnica dello stencil, fa parte di una serie iniziata proprio da questo murales realizzato a Londra nel 2002 lungo le scale del Waterloo Bridge. Il soggetto è stato spesso riproposto a supporto di campagne sociali, da quella sulla barriera della Cisgiordania nel 2005 alla crisi dei rifugiati siriani nel 2014. Per qualcuno quest’opera simboleggia la perdita dell’innocenza, per altri è simbolo di speranza rappresentata dalla bambina che libera il palloncino nell’aria.

 


Il bacio dei due poliziotti inglesi (Kissing Coppers, diventato un simbolo della lotta per i diritti dei gay) è stato realizzato da Banksy nel 2004 a Brighton, città molto attiva per i diritti della comunità LGBTQ+. Bansky usa l’omosessualità come esempio di identità discriminata, chiamando in causa la morale della società e delle autorità.
 
 


Banksy ha realizzato alcune delle sue opere anche in Italia.
In piazza dei Girolamini a Napoli, vicino a una delle tante edicole votive sparse per la città, si può ammirare la Madonna con la Pistola, prima opera realizzata in Italia nel 2010. La madonna è raffigurata con una pistola fumante sopra la testa, al posto dell’aureola.

 


Nel maggio 2019, durante la settimana di apertura della Biennale d’arte di Venezia, nel sestiere di Dorsoduro sulla parete di un palazzo vicino a Campo Santa Margherita è stato trovato il secondo graffito realizzato in Italia da Banksy (Il bambino nel vento). Protagonista del graffito è un bambino con un giubbetto salvagente e in mano un razzo segnaletico, che cerca di indicare qualcosa ai passanti catturando la loro attenzione. Crisi geopolitica, questione dei migranti, crisi dell’arte contemporanea, sono tanti i temi sollevati da quest’opera realizzata in un luogo così particolare in un’occasione solenne come la Biennale.

 


Ma torniamo al titolo. Cosa c’entra Banksy con Casalmaggiore? Diciamolo subito, niente o quasi, se non una suggestione, un richiamo all’immagine che negli ultimi anni è diventata tra le più popolari di Casalmaggiore: la “Finestra sul Po”.




Nell’opera “Forgive us our trespassing” non si può, infatti, non notare la somiglianza dell'immagine sullo sfondo con l’opera dell’artista casalasco Brunivo Buttarelli (da una idea di Giuseppe Boles) che si affaccia sulla curva 27 del Grande Fiume.

 


Dell’op
era con il ragazzo in ginocchio che chiede perdono esistono diverse versioni: una, monumentale, di quasi 7 metri di altezza creata nel 2011 con la partecipazione di oltre 100 studenti di una scuola di Los Angeles, una versione più piccola esposta al Moco Museum di Amsterdam e altri “cloni” minori dove appare sullo sfondo una bifora anzichè una quadrifora.

Una curiosità: l'inaugurazione della Finestra sul Po precede di un anno la prima versione dell'opera di Banksy.

Stefano Superchi

 


 

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