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01 febbraio 2025

GAIA'S CORNER #13 - Bow-anuary. Gennaio è David Bowie.

Bow-anuary

Perché il mese di Gennaio, che è durato circa seicento anni (come al solito), è tutto da dedicare a lui.


 È il mese più lungo dell’anno, preambolo di vitalità ma ancora dentro a piedi pari nell’inverno. Quindi sì, un po’ cupo e sinistro, non è forse la gioia fatta a mese. Però in lui risiede l’alfa e l’omega di un artista planetario. David Bowie nasce l’8 Gennaio e lascia questa terra il 10, con un disco altrettanto sinistro e aperto a mille interpretazioni.
Perché pensare di capire Bowie non è cosa da niente. Dal primo all’ultimo disco.

Ci sono capolavori su capolavori. Ma chiamata ad omaggiare questo mostro sacro, mi sembra riduttivo citare questa o quella canzone, si conoscono benissimo e si celebrano da sole.



Quello che mi ha sempre affascinato di Bowie sono le sue maschere. In una vita ha presentato diversi personaggi, che a differenza di altri non coprono dei meri cambi di look, ma riflettono il Bowie pensiero, le sue fragilità. Non ci vuole un genio ad avvertire differenza tra il Bowie di “Aladdin Sane” e quello di “Heroes”: basta guardare una foto o una copertina. Ma guai a liquidarlo come la differenza tra Mercury coi baffi o senza.

Vi propongo una chiave di lettura, non è legge ma è per me una storia interessante da raccontare.

Il giovane Bowie coltiva una passione per la mimica, giovanissimo. Impara da Lindsay Kemp, che a sua volta assiste il suo allievo nella messa in scena degli spettacoli di Ziggy Stardust, una delle maschere più famose di Bowie.
Ora, di arte teatrale capisco poco o niente, ma una frase di Kemp mi ha colpito. Interpellato sul dare la propria definizione di arte, dice: “è dare forma all’emozione per comunicarla al pubblico”.
 
Lindsay Kemp e David Bowie

Credo che questo chiarisca molto bene il senso delle maschere di Bowie. Non sono pirandelliane, non sono intese come qualcosa di falso che cela la verità. Sono piuttosto messe in scena del vero, nel caso di Bowie però questo va ben oltre, mostrano l’intimità fragile di un uomo in balia di ciò che lo circonda, a tal punto che la sua immagine e il suo Io coincidono totalmente. Non è solo una rockstar, ma un Pierrot: Ziggy Stardust ha i suoi colori sfavillanti e la sua cresta come Pierrot ha la sua lacrima sulla guancia.
Ma quali sono queste maschere? Vediamone qualcuna.

 



   Major Tom   
In pieno periodo dell’allunaggio e crisi amorosa personale, Bowie diventa Major Tom. Parte per lo spazio, si lascia dietro la Terra e le sue minch*ate e, con tristezza e cercando se stesso, parte guardandosi talvolta indietro. Aspetto ordinato e faccino pulito, è una maschera poco macroscopica ma molto longeva. Il viaggio di Major Tom attraverserà la discografia di Bowie e sarà una vera e propria epopea, che vedrà il suo atto conclusivo (o forse no?) nell’ultimo album dell’artista.




   Ziggy Stardust   

1972: Un ragazzo intercetta con la sua radiolina frequenze extraterrestri e da quel momento si fa portavoce dei loro messaggi, non da ultimo il fatto che il mondo morirà dopo cinque anni. Questo individuo si chiama Ziggy Stardust, suona rock’n’roll con ispirazioni varie, da Iggy Pop agli Stones, suona con gli Spiders from Mars e con il suo stile forgia il Glam Rock.

 





   Aladdin Sane   

Una declinazione specifica di Ziggy Stardust. Il nostro eroe va in America e ciò che vede ispira il disco omonimo, si scopre un po’ sconosciuto dal Nuovo Mondo, dalla sua frenesia e dalle sue metropoli. E rock’n’roll più grezzo quello che suona. Sulla copertina il capello rosso è squarciato dalla famosa saetta che lo spacca in due, a simboleggiare questo divario interiore tra l’orrore per la frenesia metropolitana americana e l’entusiasmo per il nuovo tour. Una piccola citazione del Pierrot sulla copertina: sulla clavicola raccoglie le sue lacrime (sì, anche io pensavo fosse una cosa messa a caso, ma con Bowie NIENTE è casuale, ricordarselo è bene).

 





   Halloween Jack   

Una sera ad un concerto Bowie dice che basta, Ziggy Stardust non ci sarà più. Lo uccide così, e arrivederci e grazie agli Spiders from Mars. Ma quello che sembra un furtivo addio alle scene in realtà è in evoluzione del personaggio. La sua maschera di ispirazione importante per il Glam Rock diventa un pirata. I costumi sono comunque colorati ma meno appariscenti, compare la benda sull’occhio e il capello resta rosso. Arriva Halloween Jack, eroe di un’era post apocalittica che viene dalla decadente Hunger City.




   The Thin White Duke - Il Duca Bianco   

Bowie interpreta il film “L’uomo che cadde sulla terra” e si evolve nuovamente, in negativo. È stravolto dalla cocaina, paranoico e vittima di se stesso. Durante il periodo a Berlino tira avanti a coca e peperoni ed è ridotto uno scheletro. Scrive la trilogia berlinese, la mia preferita del panorama Bowie. Sono gli anni di Christiane F e dell’angoscia che ingoia giovanissimi tanti ragazzi che cercano consolazione e li sputa cadaveri ex eroinomani. Bowie appare gelido come un cadavere, sempre elegantemente vestito, con ordinatissimi capelli biondi e in un atteggiamento profondamente nichilista e spregevole.  Sono gli anni del Duca Bianco.




   Botton Eyes   
Negli anni di Heaten (2002) dichiara di aver raggiunto una serenità tale (con Iman e la piccola Lexie) da aver fatto pace con le maschere del passato. Quando ripensa a sé stesso si definisce “messo male”, la nuova serenità lo fa guardare indietro con tenerezza, può reinterpretare i suoi vecchi successi senza rancore e con sereno distacco. Questa serenità consente anche, negli ultimi mesi di vita di indossare un’ultima maschera, quella di un anziano signore distinto che, con bottoni sugli occhi, lascia ai posteri profezie che nessuno riuscirà ad avere la certezza di aver interpretato correttamente. A mio modo di vederla, David ci ha lasciato con questi Botton Eyes con un ultimo colpo di teatro, puro e semplice. Finge di sapere tutto, lascia che scopriamo non si sa cosa e manco lui lo sa, ci illude perché ancora una volta seguiamo una sua maschera, come per i cinquant’anni precedenti. Per me è lì, finalmente in pace, che se la ride bonariamente dei suoi stolti ma fedeli seguaci, compiaciuto di aver chiuso il sipario lasciandoci con la giusta aspettativa e fame di volerne ancora. 


Come il migliore degli attori.


Gaia Beranti 

 

 

 





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