Clyde Geronimi,
l’italiano che fece grande la Disney
Per noi bambini l'animazione e i fumetti firmati Walt Disney entrarono a far parte della nostra vita e della nostra quotidianità in maniera del tutto naturale. Pochi di noi conoscevano Walt Disney, ne leggevamo il nome in calce sui giornalini, sentivamo parlare dei suoi film che ci venivano concessi come premio al cinema, se eravamo "ubbidienti".
Su quelle poltrone di legno, in quell'odore di stantio del cinema Don Bosco, dove una signora "tabaccaia Amarcord style" ci vendeva giuggiole e stringhe di liquirizia; oppure nel profumo, nei colori e nella carta dei giornalini, che correvi a comprarti non appena avevi un soldino, sono esplose le fantasie e i sogni di tanti di noi. Emozioni e ricordi di un mondo incantato.
Quale fortuna avere incontrato Archimede Pitagorico e la sua lampadina, SuperPippo, Pluto, l'Apprendista Stregone, Anacleto e tanti altri.
E chi di noi non avrebbe voluto, vivere per un giorno a Topolinia, a Paperopoli, chi non avrebbe voluto essere una delle Giovani Marmotte, o Minnie, o Topolino? Chi nella sua fantasia non ha mai indossato quegli abiti? Come non sentirsi fortunati?
Giovanna Anversa
Anno 1901. A pochi mesi di distanza l’uno dall’altro, vengono alla luce due bambini. Il primo nasce il 12 giugno a Chiavenna (in provincia di Sondrio) e prende il nome di Clito.
L’altro viene al mondo a dicembre in un ospedale di Chicago e si chiamerà Walter Elias.
Due neonati divisi da migliaia di chilometri di distanza e dai destini apparentemente lontanissimi, ma che per una serie di coincidenze finiranno per essere vicinissimi.
Tutto cominciò con un viaggio. Quello che i signori Geronimi, i genitori di Clito, cominciano a bordo di una nave carica di speranza che li portò, insieme a tanti connazionali, in America.
Nel nuovo mondo il piccolo Clito (divenuto nel frattempo per tutti Clyde) si trova bene da subito, sviluppa un talento naturale per l’illustrazione e il disegno e, terminati gli studi, capisce di essere capitato nel posto giusto al momento giusto. Negli anni Venti del Novecento gli studios americani hanno appena scoperto le potenzialità del cinema d’animazione Clyde, che con la matita in mano fa miracoli, viene subito notato e immediatamente ingaggiato dai prestigiosi Hearst Studios di New York, una delle prime realtà a investire in quel nuovo filone cinematografico.
Ed ecco che entra in gioco l’altro bambino, quel Walter Elias, per tutti semplicemente “Walt” (che di cognome fa Disney) che nel 1923 fonda i Disney Brothers Studios insieme al fratello Roy Oliver.
Quando nel 1928 i due fratelli realizzano il primo cartone animato con sonoro sincronizzato (“Steamboat Willie”), il mondo dell’animazione cambia per sempre. Walt capisce che, per fare l’ulteriore salto di qualità, ha bisogno del talento di Clyde Geronimi.
Anche perché nel frattempo il disegnatore italiano, oltre a realizzare le illustrazioni, inizia ad occuparsi in prima persona della regia dei suoi lungometraggi. Disney lo convince a trasferirsi da New York a Los Angeles e Geronimi lascia subito il segno: la sua prima opera è “I tre caballeros”, una pellicola commissionata alla Disney dal Dipartimento di Stato Usa nell’ambito delle politiche di avvicinamento con i governi dell’America Latina.
L’anno dopo si ripete con “Alice nel paese delle meraviglie”, dove sovverte le regole creando una versione dai toni psichedelici che incanta la critica. Da lì in poi è un crescendo continuo. Da “Peter Pan” a “La carica dei 101” il regista italiano inanella un successo dopo l’altro, imponendosi come nome di punta della Disney, un’autorità nel proprio settore.
A tutt’oggi Geronimi è il regista disneyano con il maggior numero di pellicole all’attivo, ma soprattutto viene considerato come uno degli artisti che più hanno condizionato il corso del cinema animato, contribuendo ad emanciparlo dal cliché del semplice cartoon per proiettarlo in una dimensione più adulta e artisticamente elevata.
Regalandoci capolavori che sono parte della nostra vita.
Stefano Superchi
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