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23 agosto 2024

NOTTE STELLATA. I racconti di Arianna Novelli

NOTTE STELLATA

I racconti di Arianna Novelli

 



 Il mese delle stelle cadenti volge al termine e Officina Coolturale ha catturato una notte stellata, presso la polisportiva Amici del Po, un inno al cielo, alla luna, alle stelle, all'universo, alla vita. Un momento magico per grandi e piccini grazie ai racconti e alla sensibilità di Arianna Novelli e al talento musicale di Pierluigi Pasotto e Enrico Benedini.

La notte di San Lorenzo, la magia e il mito delle stelle cadenti. Tutti si tende nelle notti tra il 10 e il 12 agosto, a volgere lo sguardo al cielo nella speranza di catturare una stella che cade ed esprimere un desiderio. Ci sono luoghi che si prestano più di altri come mirador e persone dotate di sensibilità raffinata, che prendono per mano e portano nella magia del cielo.

È Arianna, con i suoi meravigliosi racconti, musicati da Pierluigi ed Enrico, che ha reso possibile una notte di stelle, musica e magia. Sensibilità sopraffine di cui bimbi e grandi hanno potuto godere, un momento di musica, narrazione e congiunzione con l'universo, un invito ad alzare il naso al cielo e lasciarci l'anima. Inventare racconti per insegnare ai bambini la magia del cielo non è forse fare cultura? Scienza e poesia insieme.

Arianna, Paso e Chicco hanno incantato, aprendoci la strada delle stelle in una delle notti magiche di mezza estate.

 Giovanna Anversa

 



 



 


SIAMO TUTTI COSMONAUTI (Arianna Novelli)

Signore e signori, buonasera.
I gentili viaggiatori sono pregati di rimanere seduti ai loro posti, con le cinture ben allacciate.
Si consiglia di reclinare leggermente il sedile per godersi meglio il viaggio.

Le nostre velocità di crociera sono le seguenti: la rotazione è di 1700 km orari, mentre la rivoluzione è di circa 107000 km orari, pari a 30 km al secondo.
Ci troviamo ad una distanza media dal Sole di 149000 km, all’interno della Via Lattea, la nostra galassia, che a sua volta viaggia insieme ad altre galassie attorno al nucleo dell’Universo!
Un viaggio straordinario, non vi pare?

Affacciandovi ai vostri finestrini, ovvero alzando i vostri occhi al cielo, noterete il ben noto “triangolo estivo”, alto sopra le nostre teste, formato da tre stelle particolarmente brillanti: Vega, Altair e Deneb, delle costellazioni della Lira, dell’Aquila e del Cigno; nelle prime ore della sera c’è ancora tempo per riconoscere le costellazioni della Bilancia e dello Scorpione che si avviano al tramonto verso occidente; a sud-est troviamo invece il Capricorno e l’Acquario, a nord-ovest splende la brillante stella ARTURO.

Rivolgendo il vostro sguardo verso la costellazione di Perseo, vicinissima a quella di Cassiopea che è riconoscibile perché a forma di W, in questo periodo dell’anno, tra fine luglio e per quasi tutto il mese di agosto, potrete assistere al fenomeno delle cosiddette stelle cadenti.
Non si tratta in effetti di vere e proprie stelle, ma di sciami di meteore, residui meteorici, più precisamente detriti lasciati dalla cometa Swift Tuttle che si trovano appunto in corrispondenza della costellazione di Perseo, e da cui prendono il loro nome di “Perseidi”.

Quando la Terra, ogni anno, entra in questo spazio di cielo, le meteore, che possono essere di tante dimensioni, anche piccole come un granello di sabbia, entrano in contatto con la nostra atmosfera terrestre e si incendiano, provocando quell’effetto di scie luminose che suscitano sempre fascinazione e incanto in chi le osserva.
Perciò, vi raccomandiamo di tenere ben spalancati gli occhi in direzione della costellazione di Perseo e di esprimere un desiderio per ogni stella cadente che avrete la fortuna di vedere!

Il viaggio del nostro pianeta Terra dura da milioni di anni e noi siamo in viaggio con lui, attorno al Sole, la nostra stella, insieme agli altri pianeti del nostro sistema solare, all’interno della Via Lattea che ruota insieme a milioni di altre galassie, nell’ infinito Universo.
Uno straordinario viaggio tra milioni di stelle, di cui siamo il più delle volte viaggiatori inconsapevoli e distratti.
Eppure, un tempo non era così, gli uomini rivolgevano il loro sguardo stupito e attonito alla volta celeste trapunta da tutte quelle fiammelle, chiedendosi cosa fossero, perché e chi le avesse messe proprio là.

Certo dovevano servire a illuminare le notti senza luna, qualche Dio doveva averle messe là sopra a rischiarare e a render meno buia la notte che tanta paura doveva incutere ai loro cuori.
E più tardi gli uomini hanno iniziato a dar loro dei nomi, ad unire quei punti luminosi immaginando che disegnassero nel cielo delle forme di animali, oggetti, divinità o eroi ed eroine del mito, hanno imparato a distinguere stagioni e periodi dell’anno dalla loro ricorrente presenza nel cielo, a modulare i ritmi della coltivazione della terra, a navigare seguendo la loro disposizione nel cielo.

Poi sono venuti i poeti a interrogare le stelle, a rivolgere il loro cuore dolente verso la loro luce per trarne conforto o per perdersi in quell’infinito mistero, domandandosi il perché dell’esistenza delle cose, il perché della loro stessa esistenza senza trovare risposte.
Oggi, la scienza ormai sa quasi tutto delle stelle, ma a parte gli scienziati che le osservano e ne fanno il loro oggetto di studio o i poeti, rari animali in via d’estinzione nella nostra società ipertecnologica, chi guarda più le stelle?
Viviamo troppo in fretta, in corsa col tempo, indaffarati e compressi dal nostro fare, dal nostro andare, che è un andare cieco, col paraocchi, come i cavalli o i muli da soma.

Maciniamo chilometri di strada, verso il lavoro, verso la spesa, verso la casa, la palestra, il bar, senza mai una deviazione da quel solco di abitudini e obblighi, a testa bassa, con lo sguardo ben fisso sui nostri obbiettivi e ci dimentichiamo che ogni tanto la testa la dovremmo alzare, perché solo così ci accorgeremmo che sopra di noi, attorno a noi, persino dentro di noi, ci sono le stelle, solo così potremo diventare finalmente viaggiatori, anzi, cosmonauti consapevoli!

Buon viaggio tra le stelle!


 


 


STELLA, LA BAMBINA ASTRONAUTA (Arianna Novelli)

C’era una volta una bambina di nome Stella, che viveva in una piccola città. Ogni sera, prima di andare a letto, si sdraiava sul suo tappeto a forma di galassia e fissava il cielo stellato dalla finestra. I suoi occhi brillavano di meraviglia e il suo cuore batteva forte per l'immensità dell'Universo.

Il suo fedele compagno, un gattino tigrato di nome Filippo, le faceva sempre compagnia, accoccolato accanto a lei, con le orecchie attente e gli occhi grandi, curiosi e lucenti come due piccole stelle.
Ma i genitori di Stella non condividevano la sua passione. Mamma e papà volevano che un giorno diventasse una commercialista seria, apprezzata, ricca e famosa. "Stella, devi studiare di più", le dicevano spesso, "devi pensare al tuo futuro". Stella annuiva ma, nel profondo, sognava di volare tra le stelle, di esplorare mondi lontani e di scoprire i misteri dell'Universo.
Una notte, dopo una giornata di studio e discussioni, Stella chiuse gli occhi e si lasciò andare nel dolce abbraccio del sonno.

In un battibaleno, si trovò catapultata nel cielo, avvolta in una nuvola di polvere di stelle. Accanto a lei, Filippo fluttuava come un piccolo astronauta, con il suo musetto curioso e le zampette che si muovevano come se stesse nuotando nell'aria.
“Dove andiamo, Stella?” miagolò Filippo, gli occhi scintillanti di eccitazione.
“Verso la Luna!” rispose Stella, ridendo di gioia.
In un soffio, atterrarono silenziosamente sulla Luna, sul suo suolo argenteo che brillava sotto l'illuminazione del grande e luminoso sole. Con passi leggeri, iniziarono a esplorare crateri e rocce. Qui, in assenza di gravità, Stella e Filippo danzavano tra i crateri lunari, spingendosi sempre più in alto, avevano la sensazione di toccare le stelle e di essere avvolti dal bianco manto della Via Lattea. Ogni metro percorso sembrava un sogno, una fantasia che prendeva vita.

Ma l'avventura non si fermò lì. Stella prese Filippo tra le braccia e, spiccando un salto più alto, si staccò dal suolo lunare; dopo un attimo di vertigine, entrambi si ritrovarono su Marte. Il paesaggio rosso e polveroso si estendeva davanti a loro, un vasto mistero da esplorare.
Improvvisamente, dalle dune di sabbia, emerse una colonia di gatti Marziani, con pelliccia rossa e setosa, occhi grandi e curvi come il sorriso di una luna piena. I gatti Marziani avevano codine lunghe come comete e le orecchie appuntite che si muovevano frenetiche, curiose di scoprire questi nuovi amici appena arrivati.
Stella e Filippo giocarono con loro sotto il cielo rosso, ridendo e rincorrendosi, creando un legame unico e magico con quel nuovo mondo tutto da scoprire. Ma, mentre il sole marziano si nascondeva dietro le colline, Stella sentì una piccola fitta nel cuore.

Filippo, disse con un sospiro, “i miei genitori non capiscono il mio sogno. Vogliono che sia qualcun altro, che faccia qualcosa di diverso… ma quella non sarei io!”
Filippo, miagolando con dolcezza, le sfregò il muso sul viso, come a dirle di non preoccuparsi.
“Devo tornare”, dichiarò Stella con determinazione. “Ho bisogno di spiegare loro qual è il mio vero desiderio.”
Con un ultimo sguardo ai gatti Marziani, che le sorridevano e le mandavano zampate d'auguri, Stella e Filippo si ritrovarono nel cielo, circondati da un turbinio di stelle scintillanti. In un baleno, erano di nuovo nella stanza di Stella, accoccolati sul tappeto a forma di galassia.

La mattina seguente, Stella si sedette con i genitori e spiegò il suo sogno di diventare un'astronauta. Parlò della Luna, dei gatti Marziani e dell'avventura magica che aveva vissuto. I suoi genitori, sentendo l'intensità e la passione nel suo cuore, compresero per la prima volta quanto fosse importante per lei seguire il suo sogno.
“Non voglio essere diventare una commercialista, voglio esplorare l'Universo!” dichiarò con fervore.
Mamma e papà, colpiti dall’entusiasmo della loro bambina, si guardarono l'un l'altro e, dopo un attimo di esitazione, annuirono. “Allora segui il tuo sogno, Stella. Siamo qui per sostenerti.”
Con un sorriso pieno di luce, Stella abbracciò i suoi genitori e, accarezzando Filippo, capì che ogni avventura spaziale avrebbe potuto iniziare dai suoi sogni, e che l'Universo l'aspettava.


 



HASSAN E LE STELLE (Arianna Novelli)

Nel profondo dell’Africa Sud Sahariana, il villaggio di Amani era conosciuto per i suoi campi di grano dorato e le risate dei bambini che correvano tra le case di fango.
Ma la vita era cambiata quando i gruppi di banditi avevano iniziato a razziare i villaggi, costringendo molti a fuggire. Il giovane Hassan, con i suoi vent’anni sulle spalle, si era trovato così a dover scegliere: restare e affrontare la morte o partire verso l’ignoto. Scegliendo la seconda opzione, si era unito a un gruppo di migranti che si erano radunati per cercare un futuro migliore in Europa.
Dopo giorni di viaggio estenuante attraverso deserti infuocati, il gruppo finalmente aveva raggiunto il mare. Il barcone, una vecchia imbarcazione scalcinata e stinta, carica di speranze e timori, ondeggiava in attesa di salpare. Gli scafisti promettevano una traversata sicura, ma la realtà si sarebbe rivelata ben diversa.
Il mare, inizialmente calmo, si era trasformato improvvisamente in un abisso di onde e vento. I motori del barcone avevano iniziato a sputare fumi neri mentre Hassan e gli altri migranti si stringevano l’uno all’altro, le mani sudate e i cuori in tumulto. Un rombo assordante e, in un attimo, il motore si era fermato. Gli scafisti, in preda al panico, avevano preso un gommone, abbandonando i migranti a loro stessi, così vulnerabili nel vasto mare.
Disorientati e spaventati, Hassan e gli altri si erano guardati negli occhi. La disperazione si era impossessata di loro mentre si trovavano sospesi tra la vita e la morte. Ma nella mente di Hassan affiorò il ricordo di molte notti passate sotto il cielo stellato insieme al nonno. Le stelle mostrano la via, gli aveva detto molte volte. “Basta saperle guardare e loro ti parleranno. Ascoltale!.”
Con il mare che ondeggiava intorno a loro e il sole che si nascondeva all’orizzonte, Hassan si era avvicinato al motore, cercando di capire cosa fosse successo. Con un colpo di fortuna e intuizione, era riuscito a mettere in moto il motore. Ora però bisognava capire in quale direzione andare. Con il cuore in gola, si era rivolto ai compagni, allargando le braccia. Guardiamo il cielo! aveva esclamato.
Le stelle iniziavano a brillare sopra di loro, e, guidato dai ricordi del nonno, Hassan individuò la Costellazione di Orione.
Il suo dito seguì le stelle, tracciando una linea verso il nord, verso l’Europa. Con determinazione, avviò il barcone in quella direzione, ogni movimento in lui era incerto, ma carico di speranza. La voce del nonno lo guidava dentro di lui, mentre sopra di lui, era la luce delle stelle a fargli da guida.
Dopo ore di navigazione, il gruppo si ritrovò di fronte a un’incredibile vista: le coste della Sicilia. Un urlo di gioia si levò da tutte le bocche, mentre le lacrime scorrevano sulle guance. Erano sopravvissuti, erano finalmente giunti a destinazione.
Tra i migranti c’era una giovane donna nigeriana, di nome Alika, che aveva dato alla luce una bambina durante la traversata. Erano stati momenti tremendi quelli che aveva dovuto vivere, quando aveva fatto nascere la sua bimba in mezzo alla tempesta, alle onde che si abbattevano implacabili sulla barca, ai corpi dei compagni sbattuti di qua e di là dalla forza del mare. Ma ora che era tutto passato, l’eco delle onde sembrava cullare la neonata tra le braccia della madre.
Hassan, colpito dalla bellezza di quel nuovo inizio, si avvicinò alla donna e preso dalla commozione e dalla gioia, iniziò a mormorare delle parole nella sua lingua natale. Dapprima in modo un po' stentato e poi sempre più fluido, le parole sgorgavano dal suo cuore e uscivano dalla sua bocca a comporre una poesia.
Era un omaggio alle stelle che li avevano guidati, un canto di speranza e libertà, una ninna-nanna per la piccola che era venuta al mondo in quel modo così straordinario.
Nyota,” disse, “è così che dovresti chiamarla. In Swahili, significa Stella.”
Con un sorriso, la madre annuì, gli occhi lucidi di gratitudine. E così, una nuova vita, legata a quella attraversata compiuta da Hassan e dai suoi compagni, si affacciò sul futuro, sotto il manto di un cielo stellato, eterno e benevolo.

 


 



LAILA E JAMAL (Arianna Novelli)

Una notte senza luna avvolgeva il paese in subbuglio, lacerato dalla guerra civile, un silenzio surreale rotto solo dal rumore lontano degli scontri. Jamal e Leila si incontrarono in segreto, nudi nella loro vulnerabilità, ma armati di un amore che sfidava ogni legge non scritta. I loro cuori battevano all'unisono, mentre, silenziosi, attraversavano un campo di fiori, consapevoli che ogni passo fatto in quella oscurità era un atto di ribellione ai rispettivi clan, che avrebbero voluto separarli e annientare il loro amore.
La casa della vecchia Rania si ergeva solitaria sul pendio di una collina. Era un rifugio per loro, un simbolo di certa unione tra le loro famiglie divise ora dall’odio, ma che un tempo, prima delle divisioni, erano state amiche e avevano guardato con favore alla futura unione tra i due giovani. Rania, la vecchia domestica, aveva visto crescere entrambi, e ora, lontana da occhi indiscreti, li accoglieva nel calore della sua vecchia saggezza che non si lasciava intimorire dalla paura.
Quando Jamal e Leila arrivarono, si abbracciarono con la forza della disperazione. Le loro labbra si cercarono in un bacio breve, ma intenso, e si sdraiarono nel giardino, esausti ma felici. I loro corpi si intrecciavano come i rami di un albero, e per un momento, nel buio, si sentirono invincibili. Ma fu il cielo, in quella notte senza luna, a sorprendere i loro occhi.
Quando alzarono lo sguardo, scoprirono un velo di stelle brillanti, come se l'universo avesse aperto un libro segreto solo per loro. Non avevano mai visto un cielo così ricco di luci. Ogni stella sembrava raccontare una storia di libertà e speranza, e un brivido di meraviglia percorse le loro spalle.

Leila, con la voce tremante, sussurrò: “Guarda, sono così vicine… se solo potessimo essere come loro, senza paure, senza confini.”
Jamal strinse la mano di Leila, colmo di una dolce malinconia. “Immagina”, disse, “che la terra possa conoscere la pace che queste stelle ci donano. Immagina un mondo in cui i nostri genitori non ci vedrebbero come nemici, ma come anime affini.” La loro visione di un amore libero si trasformò in un desiderio condiviso, un canto silenzioso rivolto al cielo.
“Stelle”, pregò Jamal, “ascoltate il nostro appello. Vogliamo vivere il nostro amore senza paura, alla luce del sole e non all’ombra della violenza. Che le vostre luci illuminino il nostro cammino, che le vostre scintille portino pace tra le nostre famiglie e nel nostro paese.” Leila lo seguì, le sue parole danzavano nel vento: “Vogliamo un futuro in cui non dobbiamo nasconderci, in cui il nostro amore possa brillare come voi, puro e indomito.”
Silenziosamente, si scambiarono promesse, mentre i primi segni dell’alba si affacciavano all'orizzonte. La stella del mattino si levava in tutta la sua bellezza, portando con sé il ricordo del loro incontro: un piccolo angolo di felicità in un mondo lacerato dalla guerra. I loro sguardi si incontrarono ancora per una volta, convinti che, nonostante tutto, avrebbero continuato a lottare per il loro amore.
Si abbracciarono: “Alla prossima luna nuova”, sussurrò Leila, mentre i loro corpi si allontanavano, le ombre dei due innamorati svanivano nel buio, promettendo di tornare a danzare di nuovo sotto il cielo stellato. Un amore cresciuto in mezzo alla guerra, ma capace di sognare la pace, un amore che non avrebbe mai ceduto all’odio della guerra. 

 



LA LEGGE DELL’UNIVERSO (Arianna Novelli)

Noi siamo l’universo e l’universo è dentro di noi. Inafferrabile. Difficile capirlo con la mente razionale. Impossibile percepirlo con gli occhi. In effetti vediamo, o meglio, percepiamo solo una minima parte della realtà in cui siamo immersi. Per usare le parole dell’astrofisico Carl Sagan: ”Noi viviamo la nostra vita quotidiana senza comprendere quasi nulla del mondo“. Prima di tutto siamo immersi nell’Universo.
I telescopi più avanzati hanno scoperto finora 100 miliardi di galassie. La nostra - la Via Lattea - è una di queste, e la luce impiega 100mila anni per andare da un capo all’altro, percorrendo ogni anno l’inconcepibile distanza di 9.500 miliardi di chilometri. La Via Lattea è composta a sua volta da centinaia di miliardi di stelle, fra cui il Sole, che impiega 225 milioni di anni per compiere un’orbita completa intorno al centro della Galassia. La Terra su cui viviamo è un puntino che ruota su sé stesso a migliaia di chilometri orari, sfrecciando fulminea nello spazio.
Ed eccoci coi piedi per terra - è il caso di dirlo - perché una forza invisibile, la gravità, ci impedisce di volare via. Miliardi di vite si intrecciano dentro e fuori di noi, attraversate da energie invisibili.
Una pietra è fatta di atomi. La composizione chimica di base è la stessa: siamo fatti di carbonio, idrogeno, ossigeno… come un fiore, un granello di polvere, un pianeta, una stella.

Siamo pezzi di stelle che contemplano le stelle.”

“Ogni atomo del tuo corpo viene da una stella che è esplosa. E gli atomi nella tua mano sinistra vengono probabilmente da una stella differente da quella corrispondente alla tua mano destra. È la cosa più poetica che conosco della fisica: tu sei polvere di stelle” Così scriveva Lawrence Krauss, fisico e astronomo.

Anche Margherita Hack, la più importante astronoma che abbiamo avuto in Italia, lo diceva: “Tutta la materia di cui siamo fatti noi l’hanno costruita le stelle; tutti gli elementi, dall’idrogeno all’uranio, sono stati fatti nelle reazioni nucleari che avvengono nelle supernove, cioè queste stelle molto più grosse del Sole che alla fine della loro vita esplodono e sparpagliano nello spazio il risultato di tutte le reazioni nucleari avvenute al loro interno. Per cui noi siamo veramente figli delle stelle. Tutti noi abbiamo un’origine comune, siamo tutti figli dell’evoluzione dell’universo, dell’evoluzione delle stelle, e quindi siamo davvero tutti fratelli”.




 

Il cielo è di tutti 

(Gianni Rodari)


 Qualcuno che la sa lunga
mi spieghi questo mistero:
il cielo è di tutti gli occhi
di ogni occhio è il cielo intero.
È mio, quando lo guardo.
È del vecchio, del bambino,
del re, dell’ortolano,
del poeta e dello spazzino.
Non c’è povero tanto povero
che non ne sia il padrone.
Il coniglio spaurito
ne ha quanto il leone.
Il cielo è di tutti gli occhi,
ed ogni occhio, se vuole,
si prende la luna intera,
le stelle comete, il sole.
Ogni occhio si prende ogni cosa
e non manca mai niente:
chi guarda il cielo per ultimo
non lo trova meno splendente.
Spiegatemi voi dunque,
in prosa od in versetti,
perché il cielo è uno solo
e la terra è tutta a pezzetti.




BONUS TRACKS

Yuzuru Hanyu - Notte Stellata


Deproducers - Travelling



Deproducers - Figli delle stelle

 

 Moby - We are all made of Stars

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