Sagre paesane, Perito Ruràl, sardine atlantiche ed altre storie: il Maestro Guido
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foto di Dante Tassi |
Guido è membro di un gruppo di musicisti che allietano ogni luogo in cui si esibiscono con una musica semplice e raffinata al tempo stesso.
Lorenzo principalmente percussionista, inizia ad applicarsi con la fisarmonica e nel giro di un anno e mezzo è già in grado di accompagnare i pezzi. Sarà una new entry di tutto rispetto a dare definitiva identità al duo che a quel punto diventa trio: Alevtina Matveeva, una grande musicista che accetta di dare pregio alla musica dei Perito Ruràl col suo violoncello.
Le canzoni prevalentemente scritte da Guido e dall'ex frontman Fiorenzo, si presentano in forma più raffinata senza però perdere il mordente originario, mentre chitarra, fisarmonica, percussioni e violoncello fanno da accompagnamento. Il trio si propone in contesti semplici e non troppo grandi: osterie, piccoli locali, teatrini di paese o situazioni all'aperto non troppo ampie che richiederebbero un service. Nei progetti futuri l'idea di un nuovo album ponendo grande cura agli arrangiamenti e con l'intento di non disperdere un patrimonio di più di cinquanta pezzi, canzoni spesso in gergo dialettale che raccontano la realtà e la storia di un territorio a cui tutti noi apparteniamo.
La scelta del nome Perito Ruràl viene dal non volere lasciare l'identità originaria mantenendo la parola Perito, abbinata a Ruràl, in quanto la loro musica è una fotografia della nostra civiltà contadina com'era una volta. Nulla di nostalgico bensì un sguardo al passato pensando al futuro. L'agricoltura è un aspetto fondamentale dell'economia locale, lo è sempre stata ma purtroppo oggi, tolte alcune eccellenze, è diventata un disastro: veleni, diserbanti, coltivazioni e allevamenti intensivi.
"Non vogliamo assolutamente adeguarci a questo cambiamento, e nemmeno proporre qualcosa di nostalgico tout court, il nostro intento è quello di raccontare una visione della ruralità fondata su un'etica ecologica tesa a salvaguardare la natura, l'aria, la terra e l'acqua da tutti i veleni e da una distruzione ecologica inevitabile se non si comincia a fare seriamente qualcosa. Mi sento di dire che la nostra musica, oltre ad intrattenere, è una lotta contro una agricoltura che non pensa più al benessere dei consumatori ma ad allargare i profitti con ogni mezzo senza curarsi di avvelenare intere aree rurali"
Giovanna Anversa
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foto di Dante Tassi |
Nel mio immaginario Guido Rubini è sempre stato il “Maestro Guido”. Senza cognome. Non ho mai avuto il piacere di conoscerlo pesonalmente ma ne ho sempre sentito parlare, tanti anni fa, dalla mia amica Annise, ai tempi pionieristici del gruppo di teatro Genitori Instabili e, più recentemente, dalla mia amica Giovanna, in occasione della presentazione del libro “Spumetta”.
Del resto la sua fama di artista a tutto tondo, non elitario, lo precede. Pittore, scultore, scrittore, cantautore, attore, ma soprattutto maestro.
Questo articolo nasce in maniera un po’ casuale, come del resto tanti altri articoli del nostro blog. Giovanna mi manda un video e mi scrive “qui bisogna fare qualcosa, assolutamente”.
Guido, con lo sfondo dei suoi quadri, canta un ode alla Sàgra ad Sacavrèra, la sagra di Fossacaprara.
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la Teresina |
Si tratta di un brano inedito, composto nel 2024: “Al cuspatòn”. Qui bisogna fare un passo indietro per spiegare questo termine dialettale ormai desueto.
Il “cuspatòn” è un pesce, una sardina atlantica, da non confondere con l’aringa (la saràca), anche se a occhio sono molto simili, quasi intercambiabili, ma non siamo qua per fare un trattato ittico.
Una storia che sembra così lontana, ma che, se sappiamo guardare con attenzione appena fuori dalla nostra gabbia di benessere, ritroviamo quotidianamente vicino a noi, come ci ricorda Guido in un passaggio (“mangiòm sènsa religiòn, ma a ghè amò chi fa la fàm”).
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