TESTIMONI NEL TEMPO
Cinque film per tornare ad essere umani
UNA RIFLESSIONE
Anto’, fa ccaldo…
Così sospirava Luisa Raineri in un claim pubblicitario di venticinque anni fa.
Vero. Periodo caldo, molto caldo, soffocante. Riscaldamento globale? Forse, ma non sarà la solita fake? E’ anche una generale sensazione d’insicurezza che rende caldi gli animi. L’aria che respiriamo è pesante, venti di guerra in ogni parte del mondo, vicini, sempre più vicini e che portano a pensare che stiamo seduti su una polveriera come mai era accaduto da tempo. Guarda caso da quando i testimoni di un certo periodo ci stanno abbandonando tutti.
Sarà una generazione passata, presto sepolta se non facciamo tesoro della loro esperienza.
Lo ribadisco: sembravano immortali, ma quei bambini che hanno visto e vissuto le tragedie della seconda guerra mondiale stanno piano piano passando a miglior vita. Con questi e le loro parole frutto di esperienze vissute, anche la memoria collettiva di quel periodo pare si stia affievolendo.
Il messaggio che portavano, scritto nel solco di una vita, è in fondo la ragione per cui l’umanità dovrebbe decidere di cambiar strada: la sopravvivenza. Stiamo vedendo cose diverse, come nel monologo di Blade Runner "io ho visto cose".
Gli stessi governi che siglano e promuovono la Dichiarazione universale dei diritti umani si riarmano, mentre sanno che la guerra ne è la maggior violazione. L’economia è in crisi, ci sentiamo dire di continuo che la coperta è corta, quindi destiniamo il 5% del PIL alla difesa. Invece di, per esempio, garantire e migliorare welfare, istruzione, sanità e inclusione si procede in direzione ostinata e contraria. Non nel senso di De Andrè, che profetizzava un modo di vivere che uscisse dall’ordinario per esser illuminati dalla vita vera e procedere verso di essa. Proprio l’opposto. Ci riarmiamo. Come se questo garantisse una maggior sicurezza…
Armiamoci e partite direbbe qualcuno. O, citando lo scudiero Bloch de il settimo sigillo: Sai, secondo me questa Crociata l'ha inventata uno che poi se n'è rimasto pacifico a casa.
Ultimamente pare che utilizzare frasi latine sia di moda, perciò Si vis pace, para bellum. Ma tra tutte le necessità, proprio questa? Solo domande.
Se vogliamo tornare ad un nuovo medioevo, eccoci pronti ad accoglierlo. Siamo qui però a presentare una rassegna di cinema, non un trattato di qualunquismo da bar.
D’altra parte le riflessioni che hanno mosso la necessità di programmare questa rassegna sono derivanti da queste basi. Nella vita siamo testimoni nel tempo. Del tempo che passa e nel tempo per agire. Bisogna essere presenti nel qui ed ora, non lasciare che tutto scorra e lasciare che sia. Far tesoro di ciò che accade, è accaduto e capire cosa potrebbe accadere come monito, agire per non dimenticare.
La storia è testimonianza del passato, luce di verità, vita della memoria, maestra di vita, annunciatrice dei tempi antichi. Citando Cicerone. Nel bene e nel male. E fermo qui la locomotiva…
Utilizzando termini militareschi che ultimamente funzionano, proseguo sulla road map tracciata l’anno scorso.
Abbiamo proiettato "La zona d’interesse" di Glazer per ricordare, rimandare e definire un modus operandi che pare sia ancora molto in voga nel presente. Negli ultimi due anni si sta svolgendo lo sterminio di una popolazione. Da vittime a carnefici. Intanto, dall’altra parte del mondo, ma molto vicino, c’è chi vince le elezioni e da visionario pubblica video creati con l’AI e parlavano di possibili meravigliose ricostruzioni. Poi partono altri bombardamenti preventivi.
Corriamo come una lumaca sul filo del rasoio e incredibilmente sopravviviamo, come direbbe il colonnello Kurtz di Apocalypse, Now.
Tutto non è il contrario di tutto. Analogamente dimenticare e abbandonare non è ricordare per migliorare. Non è la stessa cosa. Anche se qualcuno ha capito che è la stessa cosa.
Da qui la rassegna. Ho deciso, lottando, di aprire con Gli spiriti dell’isola di McDonagh perchè è un film ironico, amaro, ma che rende conto di come le relazioni (e le nazioni) potrebbero incendiarsi da un momento all’altro.
Proseguo con Walter Salles e il suo Io sono ancora qui, una storia di resilienza e trasformazione. Il film è tratto dalle memorie della famiglia Paiva, che il regista conosceva bene, scritte dall’unico figlio maschio, ora giornalista e scrittore. Un monito di come tutto può cambiare e di come, per sopravvivere, occorre esserci in prima persona.
(n.d.r.: Avevamo parlato in febbraio di questo film su Officina Coolturale, potete rileggere l'articolo qui )
Il terzo film, proposto in lingua originale con i sottotitoli perchè appena uscito in Italia, è Shahed. Un film di denuncia sceneggiato da Jafar Panahi, che col suo Taxi Teheran aveva scosso la nostra platea. Un film che parla di femminicidio in Iran. Che è femminicidio anche in Italia. Come in tutto il mondo. Ma l’importante è che Shahed vuol dire testimone. Shahed è il nome dei temuti droni Iraniani. Altra fascinazione da cui prende spunto la rassegna.
Il film vede la partecipazione e il patrocinio di MIA, Movimento Incontro Ascolto di Casalmaggiore e vedrà l’intervento diretto da parte dell’associazione in serata.
Il quarto film è Nomadland di Chloe Zhao, una regista che abbiamo già visto in rassegna in The Rider, visto in anteprima nazionale proprio nel cortile del Diotti qualche annetto fa. La regista cinese ci mostra di nuovo i grandi orizzonti e il panorama di un’America ai margini, ma senza confini, fatta di nomadismi e solidarietà. Tre premi oscar per un film visto da pochi.
Ultimo Il maestro che promise il mare di Patricia Font, un film dallo straordinario successo in Spagna. Il film oscilla tra presente e passato, su un doppio piano narrativo. Nel presente una nipote cerca l’uomo che aiutò suo nonno da bimbo, sperando di trovarlo nelle fosse comuni del periodo franchista. Nel passato assistiamo alla vita di quell’uomo. Un film, una rassegna che ci ricorda il dovere della memoria in un presente in cui il revisionismo storico si approfitta di amnesie collettive indotte dal flusso comunicativo in cui il fake prevale.
Le proiezioni avranno inizio alle ore 21.30 ogni martedì a partire dall’8 Luglio, fino al 5 Agosto. In caso di pioggia il film verrà proiettato in uno spazio interno al museo.
Abbiamo deciso di cambiare giorno, invece del tradizionale mercoledì per riuscire a integrarci con la programmazione dell’International Festival che quest’anno prevede numerosi appuntamenti proprio in quel giorno della settimana.
Il costo del biglietto è fissato a 3 euro per l’intero e 2,50 per il ridotto. C’è la possibilità di abbonarsi non solo alla rassegna, ma anche annualmente alle mostre organizzate dal museo e alla permanente, possibilmente visitando il sito www.museodiotti.it, oppure chiamando il numero 0375 200416.
Il costo è di 12 e 10 euro. Questi i suggerimenti per evitare eventuali code all’ingresso, facilitando così il lavoro in biglietteria.
Vi aspettiamo,
Dott. Emanuele Piseri
P.s. per non dimenticare, qualche visionario qualche tempo fa scrisse questo
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti.
Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.
(Art. 1 della Dichiarazione universale dei diritti umani)
a cura di Stefano Superchi