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21 agosto 2024

JOE STRUMMER, l’uomo che voleva riscrivere il futuro

 JOE STRUMMER

The Future Is Unwritten


  Ci ha lasciati 22 anni fa. Il suo vero nome era John Graham Mellor, nato per caso in Turchia e figlio di un diplomatico inglese. Da bambino si trovò a girare tanto per il mondo (Germania, Messico, Turchia, Egitto), un fattore determinante per la formazione dei mondi che avrebbero frequentato le sue future canzoni. Aveva un solco profondo di dolore incasellato nell’anima, il suicidio del fratello maggiore. Una morte mai accettata che, come un fantasma, l’accompagnerà per tutta la vita.


Come ogni punk che si rispetti, aveva adottato un nome di battaglia: Strummer. Strimpellatore. Non era un chitarrista eccelso, in verità non era neanche un punk della prima ora. La sua vocazione era quella da rocker e la band con cui aveva raccolto i primi consensi locali – i 101’ers – macinava rock’n’roll primordiale con testi dove si parlava di donne, auto e giubbotti con le borchie. Poi arrivò il punk e tutta una generazione di giovani cambiò pelle.


La parola strummer tratteggia non solo un modo di suonare uno strumento ma anche l’attitudine a tessere storie, rammendare con la scrittura ritagli di umanità e piccoli episodi di vita quotidiana. La lettura di George Orwell lo ispira. Joe scrive su carta, pacchetti di sigarette, fazzoletti e incarti di chewing gum. Le sue tasche si riempiono di storie grondanti ribellione.

original handwritten lyrics for "London Calling"

 Poi l’incontro con Mick Jones e Paul Simonon grazie alla mediazione del produttore Bernard Rhodes e, signore e signori, ecco a voi i Clash, una delle avventure rock più potenti di sempre, entusiasmanti, creative, antagoniste e combattive della storia della musica popolare. “Rock the Casbah”, “Should I Stay or Should I go”, “London Calling”, “London Burning”, “Radio Clash”, “The Guns of Brixton”, “Jimmy Jazz” sono solo alcuni dei brani che la formazione capitanata dal buon Joe portò al successo mondiale.
A proposito dei Clash si è sempre parlato di un rock politicizzato e album come “Give ‘em enough rope”, “Sandinista”, “Combat rock” sono intrisi di riferimenti, idee, proclami anarco-socialisti. C’è però da dire che la penna di Joe non si spingeva a teorizzare, approfondire. Le sue liriche, piuttosto, volevano essere un lascito emotivo, un appiglio, una traccia da cui le nuove generazioni potevano attingere per sviluppare proprie idee o posizioni. Le musiche composte dal chitarrista Mick Jones si incastravano alla perfezione con la vitalità, l’energia, la policromia della scrittura di Joe. Ecco perché, dopo la fase più strettamente punk, le canzoni dei Clash salparono verso reggae, funky, rap, psichedelia, calypso, elettronica.

 

Si può azzardare che Joe Strummer fu uno degli inventori della World Music, con buona pace dell’altro mostro sacro Peter Gabriel. È lui che, a differenza di molti suoi colleghi, non s’imprigiona in un integralismo rockettaro e apre a generi più “village” come l’eurotrance, la techno, l’house music, la cumbia. Partecipa di persona, con tenda e sacco a pelo ai primi rave party, considerandoli straordinari esempi di comunitarismo. Anche dopo la parabola coi Clash e la nascita del progetto coi Mescaleros, Joe Strummer continua a volgere lo sguardo ai problemi sociali, alla gente comune, ai perdenti, agli ultimi. Si narra che pianse come un bambino disperato quando vide, durante la guerra nel Golfo, i soldati americani decorare le bombe dell’aviazione con la scritta “Rock the Casbah”.

 

 

intervista per la trsmissione di Rai3 "L'Orecchiocchio" (Marzo 1984)


Recitò anche in qualche film di culto (“Mystery Train” su tutti) e per un periodo non breve si rifugiò in Spagna, lasciandosi un po’ andare: «Sento che mio fratello si trova qui» disse in lacrime a un amico. Poi nel 2002 la morte arriva a bussare alla sua porta, improvvisa e inaspettata, sotto forma di una malformazione cardiaca congenita. A soli 50 anni.
Qualcuno di voi, forse, lo vide suonare al Vigorelli di Milano con i Clash. Era il 1984. Lo stesso anno che dà il titolo al famoso romanzo di George Orwell, l’autore che tanto influenzò la sua scrittura e la sua visione del mondo.
Ciao Joe, prima o poi ci ritroveremo, perché il futuro non è scritto, come dicevi tu.

Stefano Superchi

 


intervista di Valentina Avon (Radio Popolare) a Joe Strummer prima del concerto con i Mescaleros alla festa dell'Unità di Bologna (4 Settembre 1999)

 

 

 

Live at Rock Against Racism Carnival.
Victoria Park, London. 30th April 1978

 00:15 - London's burning
02:22 - White Riot

 

 

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