Surrealistic Pillow (1967)
Di evasione, acido e pulsante amore
Summer of Love, San Francisco 1967.
Ondate coloratissime di giovani che chiedono insistentemente la fine delle guerre e professano l’amore libero e la libertà di esprimersi. Esplode il movimento hippy che si diffonderà poi in Europa mescolandosi e accompagnando altre forme di rivolta. A sua volta origina dalla controcultura beat americana degli anni 50 e, come tutte le culture, ha i suoi profeti, tutti chiamati due anni più tardi a celebrare il movimento a Woodstock, il punto più alto nonchè l’ultimo prima del suo naufragio.
Partiamo da qui.
Febbraio 1967: esce “Surrealistic Pillow”, secondo album in studio dei Jefferson Airplane.
La band ha raggiunto il suo assetto storico e più conosciuto nel 1966, con l’ingresso della sua vocalist, Grace Slick.
Definiamola pure “frontwoman”, questa signora è una vera e propria dea della scena rock assieme all’amica Janis Joplin. Una voce forte, tonante, vibrante, presenza attiva nella scrittura dei testi della band. Rifletterei su un aspetto: l’età che la suddetta aveva all’epoca dei fatti. La signora aveva trent’anni nel 1967. Ben lontani dal definirla “anziana“, non sia mai, mi pare quantomeno simbolo di una rappresentazione di ideali con piena consapevolezza, come un vero padre fondatore, o per meglio dire madre. Sufficientemente grande per ricordarsi la nascita della beat generation dieci anni prima, ha la maturità giusta. Come altri della sua generazione, fa propri i tratti della beat: il rifiuto delle norme e dell’ordine costituito, la sperimentazione delle droghe, l’ispirazione delle filosofie orientali e della meditazione.
Seppur coniugata con un membro della band, Grace Slick è ricordata come simbolo di libertà sessuale, di anticonformismo, di rara bellezza e di fedeltà ai propri ideali fino alla vecchiaia e anche oltre. Pur essendosi ritirata dalle scene da anni, si è sempre concentrata nella professione delle arti visive, usando come soggetti anche vecchi amici di quel periodo come la Joplin ed Hendrix. Indicativo e molto divertente lo scherzetto che ha tentato di fare alla Casa Bianca nel 1970, a cultura hippy già naufragata, quando tentò di mettere dell’acido lisergico in una teiera per gli ospiti e si presentò all’invito ricevuto con uno degli esponenti della sinistra radicale americana, manco a dirlo non gradito a Nixon. Di sicuro più divertente della figura da cioccolatino dello stesso Nixon per l’affare Watergate quattro anni dopo.
Tornando al 1967, veniamo all’album dunque. Il sound è piuttosto classico del folk rock: chitarra elettrica, ritmica, batteria, basso. Nel disco c’è spazio anche per il flauto, che da’ un che di intimo e bucolico nei pezzi più introspettivi, la chitarra ritmica rende ancora più incalzanti le tracce maggiormente ritmate, quasi a simulare un esercito pacifico che marcia contro un orizzonte politico e una società perbenista che fondamentalmente gli fa schifo. I testi sono intrisi di ricerca dell’amore, dell’evasione, di introspezione.
Attenzione: nel 1967 la psichedelia è esplicitamente di derivazione chimica e i Jefferson sono tra i primi ad esplicitarlo, è il tema dell’anno. Non è un caso se è lo stesso anno di “Lucy in the Sky with Diamonds” dei Beatles.
Ma evasione da cosa? Questa società perbenista non ci capisce, “gli amici baby ti trattano come un ospite”, scrive e canta la Slick: quando è così, “non vorresti qualcuno da amare?”. Questa realtà non ha nulla da insegnare, bisogna cercare nuovi stimoli:
“Quando la logica e le proporzioni delle cose
sono cadute morte al suolo
E il cavaliere bianco sta parlando all’incontrario
E la regina rossa ha perso la sua testa
Ricorda quello che aveva detto il ghiro
Alimenta la tua mente, alimenta la tua mente”
La band cavalca l’onda dell’entusiasmo hippy e presenzia a Woodstock come sua colonna portante interpretando questi e altri brani, pur restando questo disco il loro vero manifesto poetico. Hanno presenziato al Monterey del ‘67, in piena fioritura hippy; erano ad Altamont dove si intravede la morte del movimento tra i rissosi e col morto che ci scappa.
Il controllo ormai era perduto, le buone vibrazioni improvvisamente si spengono, il governo continuerà con le sue guerre e l’evasione pura e sognante appare come un re nudo, che ha solo temporaneamente nascosto le problematiche generazionali di una società in crisi e la disperazione e vuoto di ideali che esploderà nel decennio successivo. Sopravvive poco il gruppo alla sua fine del movimento, ma la Slick prosegue fondando i Jefferson Starship e perpetua l’espressione della sua creatività. Perché la libertà vera, la ricerca di bellezza, il rifiuto profondo dell’odio, se reale, non può morire.
Gaia Beranti
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