La fiaba di Natale di Shane
Forzando la mano potremmo dire che “Fairytale of New York” sta ai Pogues come “Bohemian Rhapsody” sta ai Queen.
La canzone di Natale della band folk-punk irlandese, una ballata struggente ambientata nella Grande Mela il giorno della Vigilia di Natale, dopo una tormentata preparazione di circa due anni, uscì come singolo il 23 novembre 1987, per poi essere inclusa in seguito nel glorioso album “If I Should Fall from Grace with God” (1988).
Scritta da Jem Finer e Shane MacGowan, registrata in un leggendario duetto con lo stesso MacGowan e Kirsty MacColl, “Fairytale of New York” è considerata secondo vari sondaggi giornalistici e televisivi come la più bella canzone natalizia di sempre, tenera e rozza al tempo stesso. Tre milioni e mezzo di copie vendute e 6 dischi di platino nel Regno Unito, per quel che può contare.
MacGowan decise di chiamare il pezzo come il romanzo del 1973 “A Fairy Tale of New York” di James Patrick Donleavy, che Finer stava leggendo in quel momento e che aveva lasciato in giro nello studio di registrazione.
L’incipit al pianoforte, malinconico e venato di lirismo, richiama la colonna sonora di Ennio Morricone in “C’era una volta in America”:
«It was Christmas Eve babe / In the drunk tank / An old man said to me, won’t see another one» («Era la Vigilia di Natale, tesoro, / nella cella degli ubriachi / un vecchio mi ha detto “Non ne vedrai un’ altra”»).
Poi la melodia evolve nelle strofe centrali, in un riff decisamente irish che dà il sapore di una storia in rapido avvicendarsi.
La voce di MacGowan, un po’ malconcia, non sempre intonata ma piena di sentimento («I’ve got a feeling»), è perfetta per questa nenia natalizia.
Epico l’arrangiamento dei Pogues con archi, arpe e corni a rotta di collo. Nessuno, ancorché tecnicamente impeccabile, avrebbe mai potuto raggiungere quel miscuglio di raucedine e ardore che sfoggia la band irlandese.
A proposito dell’interpretazione di Kirsty MacColl, Shane disse: «Kirsty conosceva esattamente la giusta misura di cattiveria, femminilità e romanticismo da mettere dentro e aveva un carattere molto forte e si è manifestato in modo grandioso... Nell’opera, se hai una doppia aria, è ciò che fa la donna a contare davvero. L’uomo mente, la donna dice la verità».
(la versione live nel programma DOC della Rai, nel 1988)
Nel corso della canzone due amanti, ex star irlandesi-americane di Broadway, litigano ferocemente sul loro destino così differente dalle loro speranze. Sullo sfondo di stordimento alcolico e sogni, di autenticità e sconforto, di affetto e insulti reciproci, corre il ritornello che dipinge gli anni passati insieme:
«I ragazzi del coro della polizia di New York / cantavano “Galway Bay” / e le campane risuonavano / per il giorno di Natale».
Malgrado tutto, nell’ultima strofa, i due tornano ai loro desideri e alla speranza tipicamente natalizia di rinascita, di un nuovo inizio.
«Ti sei preso i miei sogni / la prima volta che ci incontrammo. / Li ho tenuti con me, tesoro, / li ho messi assieme ai miei... / Non posso farcela da solo. / I miei sogni li ho costruiti intorno a te».
Una versione di “Fairytale of New York” è stata eseguita da Glen Hansard e Lisa O’Neill nel corso del funerale di Shane MacGowan, morto poco più di un anno fa all’età di 65 anni, nella St. Mary of the Rosary Church di Nenagh, nella Contea di Tipperary.
Stefano Superchi
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