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04 dicembre 2024

Cocco Bill e i salami parlanti

 Cocco Bill

e i salami parlanti

 


Nel marzo del 1957 un nuovo strampalato fumetto debutta sulle pagine de “Il Giorno dei Ragazzi”, il nuovo supplemento per adolescenti del quotidiano “Il Giorno”. È la presa in giro dei fumetti western di successo dell’epoca come “Tex” della Edizioni Audace (oggi Sergio Bonelli Editore) e “Pecos Bill” (all’epoca pubblicate dalla Edizioni Alpe), ispirandosi a quest’ultimo persino per il nome. Trottando tranquillo in una insolita vignetta muta, fa il suo ingresso nella cittadina texana di Bobbe City il pistolero Cocco Bill in sella al suo fido cavallo parlante Trottalemme.

 


Non si tratta della prima opera di Benito Jacovitti (detto Lisca di pesce), il suo tratto di stile comico l’aveva già reso famoso sulle pagine della rivista “Il Vittorioso”, riscuotendo un enorme successo con le storie dei 3P (Pippo, Pertica e Palla) e di Cip l’arcipoliziotto.



Cocco Bill ha un approccio ancora più libero e scanzonato alla narrazione. Le didascalie sono addobbate da calembour disegnati e forniti di una propria descrizione come lo «sceriffo a dondolo», appunto metà sceriffo e metà sedia a dondolo, mentre il protagonista spara con le sue pistole anche per aprire le porte del saloon.

Un’entrata a effetto che tradisce la scioltezza con cui l’eroe pistolero è familiare con le sparatorie, ed essendo consapevole di questa sua natura incline all’aggressività, al bancone non ordina né whisky né rhum bensì una calmante e sana camomilla. Poi il classico balordo da bar ha la brutta idea di sbeffeggiare l’inconsueta bevanda scelta dal nuovo arrivato, che per tutta risposta gli fa letteralmente saltare i denti a revolverate.


Ed è solo la prima pagina del nuovo fumetto di Jacovitti, ma tutti i giovani lettori si sono già innamorati di questo eroe nasuto e caricaturale. Il resto della storia continua sulla linea del parossismo grafico con duelli fittissimi dove le pistole sparano come fossero mitragliatrici, sempre al servizio dell’effetto comico e non di trovate violente o sanguinarie. Un dinamismo che si esprime anche nei dialoghi incalzanti, che si integrano alla perfezione con le trovate grafiche.

La cornice umoristica permette infatti a Jacovitti di rappresentare in maniera molto accentuata le espressioni dei personaggi, così come le pose e i gesti tipici dell’italianità. Così il diniego del cattivo verrà accompagnato da un indice oscillante in segno di “no”, mentre le domande di Cocco Bill saranno rinforzate dalla tipica e italianissima “mano a carciofo”.

 


Alla fine di una storia in cui Cocco Bill spara coi piedi e Trottalemme spara con gli zoccoli facendo esplodere il carro dell’antagonista, lo stesso Cocco Bill dovrà scappare da un matrimonio forzato con l’imponente Osusanna Ailoviù.


Una fuga che proseguirà per decenni, visto che Cocco Bill continuerà a essere pubblicato persino dopo la morte dello stesso Jacovitti nel 1998, ricevendo l’onore di due serie animate nel 2001 e nel 2004. Adattamenti piacevoli, ma che non rendono quello che è la storia disegnata, intraducibile in altri medium.


 

Col tempo le tavole di Cocco Bill diventano sempre più ricche di dettagli comici e surreali, dai salami parlanti alle venditrici di cognati, sfondo dinamico delle avventure del pistolero.
Un’apparente accozzaglia comunicativa che grazie all’intuito grafico di Jacovitti si trasforma in un vorticoso divertimento da parte dei lettori, marcando l’unicità di questo particolarissimo autore nel panorama del fumetto italiano.

Stefano Superchi

02 dicembre 2024

Monica Bonvicini, desacralizzare il potere: l’installazione nella chiesa di San Carlo a Cremona

Monica Bonvicini, desacralizzare il potere: l’installazione nella chiesa di San Carlo a Cremona

  And Rose



Nel contesto della chiesa sconsacrata del Seicento, San Carlo di Cremona
Monica Bonvicini espone tre imponenti sculture performative realizzate ad hoc.

 Il progetto culturale ed espositivo San Carlo Cremona presenta per la prima volta le opere, realizzate specificatamente per i suoi spazi, di un artista italiano. La seicentesca chiesa sconsacrata di San Carlo in via Bissolati 33 a Cremona ospita infatti And Rose, mostra personale di Monica Bonvicini, aperta al pubblico, su appuntamento, fino al 14 dicembre 2024


L’installazione site-specific all’interno della chiesa sconsacrata aggiunge un ulteriore tassello alla pratica dell’artista incentrata sull’interazione tra opera, spettatore e architettura. Con imponenti sculture della serie Chainswings dalle sfumature cromatiche inedite che dominano la navata, l’artista continua la sua incisiva esplorazione delle dinamiche di potere insite negli spazi architettonici, portando la sua indagine a nuove vette di complessità e risonanza.

 


Queste sculture performative, che oscillano tra il gioco e la sottomissione, sono realizzate con catene di acciaio galvanizzato e incarnano una sintesi provocatoria di estetica industriale e allusioni sub-culturali, sfidando le aspettative associate sia all’arte contemporanea che agli spazi sacri.

L’installazione si inserisce in modo critico nel dibattito attuale sul ruolo dell’arte negli spazi pubblici e sulla natura partecipativa dell’esperienza artistica. Invitando i visitatori all’interazione fisica, Bonvicini sovverte la tradizionale dinamica di contemplazione passiva, trasformando il pubblico in co-creatore attivo dell’opera.


La scelta di una chiesa sconsacrata come contesto espositivo amplifica l’importanza dell’opera, creando un dialogo tensivo tra sacro e profano, istituzionale e sovversivo. Questo gesto non solo evidenzia la capacità di Bonvicini di rispondere in modo eloquente allo spazio architettonico, ma solleva anche questioni cruciali sulla riappropriazione degli spazi pubblici e sulla fluidità dei confini tra arte, architettura e critica sociale.

And Rose si immerge nei nodi centrali della pratica di Monica Bonvicini: femminismo, sessualità, potere e critica istituzionale. Tuttavia, in questo contesto, questi temi acquisiscono nuove sfumature, invitando a una riflessione sulla persistenza delle strutture di potere anche in spazi apparentemente desacralizzati.

a cura di Stefano Superchi

 






01 dicembre 2024

Harry Styles, eclettico con stile. A 5 anni da Watermelon Sugar, rilancia.

Harry Styles, eclettico con stile.

A 5 anni da Watermelon Sugar, rilancia.

 


 Eclettico, camaleontico, carismatico, contemporaneo. Harry Styles ha solo 29 anni ma ha vissuto molte vite. È cambiato, è cresciuto, si è trasformato più volte e continua a farlo nella musica, nello stile, nell’attitudine e anche nei messaggi che trasmette. E come tutti gli inglesi quando han talento, sono unici, inimitabili e stupiscono senza sosta.
 

 

Dopo avere portato in giro un tour mondiale durato due anni e terminato alla RFC Arena di Reggio Emilia nel luglio del 2023, al cospetto di oltre centomila persone, Harry Styles pare stia tornando con un nuovo album, mentre in ottobre ha compiuto cinque anni la canzone che lo ha lanciato nel firmamento delle popstar “Watermelon Sugar”
 


La sua è una di quelle storie che sembrano uscite dritte dritte dalla sceneggiatura di un film commedia a lieto fine. Uno di quei film che raccontano la scoperta, il percorso e l’ascesa di una delle popstar oggi più conosciute e acclamate al mondo.



Styles, nasce nel Worcestershire nel 1994, è un ragazzo come tanti che si diletta a strimpellare e a cantare al karaoke. Partecipa giovanissimo alle audizioni del talent show televisivo britannico X Factor. Viene eliminato come solista ma rientra in gara all’interno di una boy band, gli “One Direction” che pur non avendo vinto raggiunge un successo planetario vendendo oltre 50 milioni di dischi e facendo impazzire i teenager di tutto il mondo. La sua prima vita artistica comincia così: dal talent ai grandi palchi e va avanti fino al 2016, quando gli “One Direction” si prendono una non ben definita pausa. Ma Harry in pausa non ci sta, scrive brani per artisti come Ariana Grande e si cimenta come solista.

 


Il primo progetto autonomo nasce però grazie a un contratto con la Columbia Records e cominciano ad essere pubblicate le sue prime canzoni come artista indipendente, come "Sign of the Times” che diventa immediatamente un successo che sale in cima alle classifiche di tutto il mondo. 

 


Il pezzo funge da apripista per l’album "Harry Styles" lanciato nel maggio 2017. Concepito per segnare ufficialmente il distacco dagli One Direction attraverso un avvicinamento alle sonorità del soft rock e del pop psichedelico, il disco è spinto da due nuovi singoli, “Two Ghosts”, dalla “rockissima” “Kiwi”, e da un tour mondiale con più di sessanta concerti.
 


 

Dopo quasi due anni di pausa dalla fine della tournée Harry torna a produrre nuova musica e nell’ottobre 2019 lancia il singolo “Lights Up” che ottiene un’accoglienza un po' più timida ma, mesi più tardi, esce il brano “Watermelon Sugar”, che ha da poco compiuto cinque anni, e che lo consacra non solo ai vertici delle classifiche, ma come la popstar più acclamata del momento.
 


E’ poi la volta di "Fine Line", il secondo disco da solista, che ottiene un riscontro unanimemente positivo da parte della critica, rientrando nella lista dei cinquecento album più belli di sempre, secondo la rivista Rolling Stone, premiato con infiniti riconoscimenti tanto in UK quanto negli Stati Uniti. I brani Falling”, “Golden” e “Treat People with Kindness” sono tutt’ora tra i più ascoltati





Il 2022 è l’anno del terzo album dal titolo "Harry’s House" che ottiene un riscontro senza precedenti. Qui troviamo “As It Was”, una delle canzoni di Styles di maggior successo, conquista il pubblico più diffidente e la critica più puntigliosa, passando dalle sonorità dichiaratamente pop della boyband a tinte più new wave, soft rock e british folk ispirate ai suoi miti. 



Oltre alle opere musicali ci sono l’uomo e l’artista dai mille volti, due facce di Harry che non passano inosservate. Capace di cambiare, di trasformarsi, sul palco canta, balla da solo, corre, parla, suona più strumenti, scherza e intrattiene. Uno showman che regala allegria e buoni sentimenti, mettendo al bando qualsiasi banalità, eccesso o volgarità rimanendo accattivante, ipnotico e terribilmente sensuale.
 


Dalle nuove generazioni è apprezzato anche per il suo attivismo a sostegno dei diritti della comunità LGBTQ+ e delle cause ambientali. Durante i suoi concerti lo si vede spesso sventolare la bandiera arcobaleno e lanciare messaggi di inclusione e auto accettazione. Abile anche nell’ideare i suoi abiti di scena si stacca dai prototipi preconfezionati del pittato/gender fluid, stile omologato per le star, a cui si sono piegati parecchi giovani artisti. Styles no, lui ha una sua anima, è pop, circense, carnevalesco e teatrale sul palcoscenico mentre indossa il meglio della moda “avanti” o di tendenza, nelle serate di gala o sui red carpet portando capi non facili come nemmeno un mannequin saprebbe fare.


 Nel 2020 è il primo uomo a comparire da solo sulla copertina di “Vogue”, scegliendo di indossare un abito di pizzo azzurro sotto lo smoking nero, cosa che fa sul palco, nei videoclip: giocare a travestirsi. Forse è anche per questo che piace, perché trasmette quell’idea che si può essere ciò che si vuole, se lo si vuole.
 


Non dimentichiamo l’innata attrazione per il trasformismo che molti artisti british nei decenni hanno mostrato, affascinanti creature dalla fantasiosa versatilità che li rende icone intramontabili, artisti che sanno indossare ogni sorta di eccentricità portando tutto con stile e naturalezza, David Bowie, Elton John, Boy George, George Michael, Peter Gabriel, Lindsay Kemp, Robbie Williams, Mick Jagger per dirne alcuni. Fenomeni assoluti che spesso sanno performare in più ambiti e lanciano mode e tendenze che rimangono nella storia.
 


Styles vive anche un’altra vita artistica, il cinema, dove ancora una volta dà prova di grande talento. Il suo esordio avviene nel 2017 con “Dunkirk” di Cristopher Nolan, dove interpreta un soldato inglese durante la Seconda Guerra mondiale. Il rischio di una stroncatura è dietro l’angolo, come a volte accade ai musicisti che tentano la strada della recitazione, ma il suo debutto riceve critiche generalmente positive e incoraggianti. 

 


Negli anni riceve poi altri ruoli, da “Eternals” di Chloé Zhao, “Don’t Worry Darling” di Olivia Wilde da cui esce senza infamia e senza lode, mentre in “My Policeman”, di Michael Grandage sfodera una interpretazione pazzesca.
 


Harry Styles è un personaggio che si espone, che non sembra avere limiti e forse per questo ha attraversato così tante fasi e chissà quante ancora lo aspettano. Ogni tanto, qualcuno ce la fa e questo sembra essere proprio il suo caso. Capace non solo di sopravvivere alla sfida del talent, della boy bond, del debutto solista e del debutto cinematografico, ma anche di continuare a brillare.

 


Vedremo ora, dopo tanti scalini fatti, dove il suo volo lo porterà ancora, certo è che non si assisteva a qualcosa di simile dai tempi di Michael Jackson!!

Giovanna Anversa


Cocco Bill e i salami parlanti

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