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18 agosto 2024

Lolita di Vladimir Nabokov compie 66 anni

Lolita di Vladimir Nabokov

compie 66 anni

 

Un libro che fin dalla sua uscita ha fatto discutere ed è ancora capace di emozionare e indagare i lati più oscuri dell'animo umano. Un classico senza tempo su un amore tortuoso tra un uomo e una bambina.

 



"Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo-li-ta: la punta della lingua compie un breve viaggio di tre passi sul palato per andare a bussare, al terzo, contro i denti. Lo-li-ta. Era Lo, null'altro che Lo, al mattino, diritta nella sua statura di un metro e cinquantotto, con un calzino soltanto. Era Lola in pantaloni. Era Dolly a scuola. Era Dolores sulla linea punteggiata dei documenti. Ma nelle mie braccia fu sempre Lolita."
 

 
 
È questo l'incipit indimenticabile del quinto romanzo dello scrittore russo Vladimir Nabokov. Definito scandaloso, disgustoso, controverso, sporco, pornografico; e poi ancora, storia di un amore senza tempo, capolavoro, viaggio negli angoli più reconditi dell'animo umano, opera d'arte.  

Scritto in cinque anni, proposto inizialmente a cinque editori diversi e  da tutti rifiutato. Dopo la tentazione di riproporlo sotto pseudonimo, Nabokov incontra il favore della casa editrice francese Olympia Press, nota per la letteratura erotica, che incasellava quindi il romanzo in un genere ben preciso, privo del senso con cui oggi lo conosciamo. Finalmente, però, l'Olympia Press permette a Lolita di vedere la luce nel 1955, con la firma del suo autore. Ma la vita del romanzo è breve: accolto da una critica spietata e considerato immorale, molte librerie si rifiutano di venderlo e, nel 1956, viene bandito definitivamente dal ministro degli Interni francese. Tutte le copie sul territorio nazionale vengono ritirate.
 

 


Lolita rimane bloccato per due anni, finché riesce a diffondersi in tutto il mondo grazie alla casa editrice americana Putnam's Sons, più grande delle precedenti, che lo pubblica il 18 agosto 1958, esattamente sessantasei anni fa. Per Nabokov arriva il successo sperato: il libro vola nella classifica dei best seller e diventa il primo, dopo Via col vento, a vendere 100.000 copie nelle prime tre settimane di pubblicazione.



La genesi del romanzo, oggetto di analisi una volta raggiunta la fama, denunciando questo o quel plagio, cercando di ricostruire l'origine di un'ossessione tanto morbosa, è materia di discussione. Come Nabokov stesso scrisse in una postfazione tuttora presente nelle successive edizioni del romanzo, il primo, piccolo palpito di Lolita nasce intorno al 1940 a Parigi, durante un attacco di nevralgia intercostale.

Nabokov aveva letto un articolo di giornale su una scimmia del Jardin des Plantes tenuta in cattività da uno scienziato, il primo animale a disegnare un bozzetto a carboncino, che raffigurava le sbarre della sua stessa gabbia. Da questa bizzarra associazione di pensieri deriva "L'incantatore", un racconto breve con protagonista un uomo che si invaghisce di una ragazzina, e sposa la madre per starle vicino. Il racconto della scimmia e L'Incantatore – creduto perso e pubblicato postumo – non bastano a mettere al riparo lo scrittore dalle accuse di plagio.
 

 

Nel 2004 un celebre articolo pubblicato sul New York Times parla di un racconto del 1916 scritto da uno semisconosciuto scrittore tedesco: Heinz von Lichberg. A quanto pare, Lichberg aveva scritto un racconto gotico di diciotto pagine ambientato in Spagna, il cui titolo portava proprio il nome della giovane protagonista, lo stesso del romanzo di Nabokov: Lolita. Un'altra congettura circa la genesi di Lolita affiora nel 2018, con la pubblicazione del libro "The Real Lolita", della giornalista Sarah Weinman, dove si sostiene che Lolita non sia tutta farina del sacco di Nabokov, al contrario, la storia prenderebbe spunto da un fatto di cronaca nera del 1948.
 
 


Nel 1948 l'undicenne Florence Sally Horner, rapita nel New Jersey da un uomo che si spacciò per un agente dell'FBI che la tenne prigioniera per quasi 2 anni girando da una parte all'altra degli States, fu vittima di ripetuti abusi. Una volta tornata a casa, Florence venne additata come una prostituta e morì pochi anni dopo in un incidente stradale. Ma “L'incantatore” risalente al 1939, sembrerebbe dimostrare come l'idea di Lolita esistesse nella testa dello scrittore molto prima del caso Horner.  
 


In ogni caso Lolita è un romanzo che non ha mai smesso di far parlare.
Di sicuro non lascia indifferenti.

I due adattamenti cinematografici di Stanley Kubrick (1962) e Adrian Lyne (1997), hanno contribuito a rafforzare nell'immaginario comune l'adolescente provocante che indossa occhiali a forma di cuore e succhia un lecca-lecca rosso diventando, suo malgrado, una icona commerciale a scapito della sua natura multidimensionale.
 
 


Comunque, che piaccia o meno, Lolita è entrata nella cultura popolare: dalla Lolita che si legge a Teheran a quella che compare su TikTok con la canzone di Lana Del Rey.
La visione di Nabokov, cominciata con una nevralgia intercostale e una scimmia, una piccola illuminazione notturna di origine diabolica mai finita, continua a tenere viva la sua scrittura e l'adolescente con le trecce che, attraverso una penna, è rimasta immortale. 
 

 


 
 

Dopo trentasei anni rileggo Lolita di Vladimir Nabokov, che ora Adelphi ripresenta... Trentasei anni sono moltissimi per un libro. Ma Lolita ha, come allora, un'abbagliante grandezza. Che respiro. Che forza romanzesca. Che potere verbale. Che scintillante alterigia. Che gioco sovrano. Come accade sempre ai grandi libri, Lolita si è spostato nel mio ricordo. Non mi ero accorto che possedesse una così straordinaria suggestione mitica. (Pietro Citati)
 

A cura di Stefano Superchi



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