“La Nausea" di Jean-Paul Sartre. Invito alla lettura.
Ho provato a leggere “La Nausea” di Sartre a poco più di vent’anni. Era tra gli infiniti volumi della collana Mondadori patrimonio di famiglia, libri acquistati in edicola e letti da mia mamma, in un epoca dove nel tempo libero non usava guardare la tv (che non tutti avevano) o scrollare sui social, e forse non era così male. Ho attinto spesso a questi romanzi o saggi e mi è servito a “fare fondo”, come si suol dire. Ci ho provato anche con “La Nausea”, invano.
Sarà stato il titolo, sarà che ero ancora acerbo, sarà che era una lettura non facile, ma ho abbandonato dopo qualche decina di pagine. Non l’ho mai più ripreso in mano, ancora oggi ne ho un ricordo nefasto.
La mia amica Giò mi ha sempre rimproverato per questa cosa, e con il pezzo che segue prova a convincermi (e convincere voi se non lo avete letto) che è un libro da leggere, soprattutto in questa epoca.
Stefano Superchi
“La Nausea"
non una recensione ma un invito alla lettura
In un periodo storico come questo, come in ogni stato di preoccupazione e di dolore, scatta quel sottile, quasi pruriginoso desiderio di sadomasochismo. E allora che fai? Rileggi un'opera che quando eri spensierato, ti scassò assai le gonadi, ma ora....eh sì, ora te lo metti, sul comodino e ogni tanto apri una pagina. Tutto d'un fiato è un po' troppo, ma preso a piccole dosi, direi al bisogno, come un farmaco psicotropo, beh, ha il suo perché.
“La Nausea", il primo romanzo di Jean-Paul Sartre, fu pubblicato nel 1938, PERIODONE!!!. Considerato una pietra miliare della letteratura esistenzialista, rappresenta un'esplorazione profonda dell'assurdità dell'esistenza umana.
Il protagonista, Antoine Roquentin, è un uomo che vive a Bouville, una città immaginaria della Francia del nord. Attraverso il suo diario, Roquentin descrive la sua crescente sensazione di nausea, una metafora per l'angoscia esistenziale che prova di fronte alla banalità e alla gratuità dell'esistenza. La nausea è scatenata dalla consapevolezza che l'esistenza non abbia un significato intrinseco e che ogni cosa esista senza una ragione precisa.
Sartre utilizza il personaggio di Roquentin per esplorare temi come la libertà, l'isolamento e la responsabilità individuale. La scrittura è densa è filosofica, colma di descrizioni vivide che portano il lettore dentro il senso di alienazione e disorientamento del protagonista. La struttura sotto forma di diario, permette di entrare nella mente di Roquentin e di vivere la sua esperienza di disintegrazione psicologica e metafisica.
Sartre... CHI ERA COSTUI?
Studiò al Lycée Henri IV e successivamente all'École Normale Supérieure, dove incontrò Simone de Beauvoir, con la quale condivise una lunga relazione personale e intellettuale. Dopo aver completato i suoi studi, Sartre insegnò filosofia in diverse scuole superiori francesi. Durante un soggiorno a Berlino nel 1932, studiò le filosofie di Edmund Husserl e Martin Heidegger, che influenzarono profondamente il suo pensiero.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, Sartre fu fatto prigioniero dai tedeschi, ma riuscì a fuggire e si unì alla Resistenza francese. Dopo la guerra, divenne una figura di spicco nella vita culturale e politica francese, fondando la rivista "Les Temps Modernes" insieme a Simone de Beauvoir.
Fu attivista politico, sostenendo varie cause di sinistra e criticando apertamente il colonialismo e l'imperialismo. Nel 1964, Sartre fu insignito del Premio Nobel per la Letteratura, ma rifiutò l'onorificenza, affermando che un autore non dovrebbe essere trasformato in un'istituzione.
Una lettura pesante e impegnativa che trasforma la nausea costante, quasi gravidica, in un conato liberatorio.
Giovanna Anversa
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