Stasera vi voglio parlare di Fares Cachoux un artista siriano scoperto per puro caso. Mi hanno colpito la potenza e la nitidezza minimalista delle sue opere grafiche “scrollando” su Instagram. Sono andato a cercare informazioni su di lui in rete ma ho fatto una certa fatica a trovarle. Forse per la sua provenienza o per una scelta personale, si trova qualcosa nei circuiti del “mondo arabo” o comunque francofoni, pochissime le informazioni sui siti italiani dedicati all’arte e alle mostre (se si eccettua una menzione sulla partecipazione di Fares Cachoux a “Dismaland”, una mostra-evento pensata e creata da Banksy).
A metà strada tra il manifesto, lo slogan e la grande pittura, l'opera di Fares Cachoux è un'opera d'arte impegnata. Dalla politica all'ambiente, passando per l'analisi delle nostre società e delle loro disfunzioni, il suo sguardo è sempre pertinente, saggio, incisivo.
Nato a Homs, in Siria, nel 1976, Fares Cachoux ha studiato ingegneria informatica all'Università di Aleppo, prima di conseguire il master e il dottorato in arte digitale e comunicazione visiva a Parigi. Ha vissuto e lavorato per quasi 10 anni per diversi musei negli Emirati Arabi Uniti e a Doha (Qatar). Osservando un mondo in bianco e nero (il nero del niqab per le donne e il bianco del thobe per gli uomini), ha guardato con umorismo al funzionamento di queste società tradizionali. Nel 2021 decide di dedicarsi all'arte a tempo pieno e si trasferisce in Francia.
Nelle sue opere, Cachoux racconta storie. Racconta ciò che vede e ciò che pensa con un vocabolario visivo ridotto all'essenziale. Dalla guerra in Siria ai naufragi del Mediterraneo, dalla complessità dei costumi sociali nel Golfo alle caricature politiche, dalla fragilità delle nostre società democratiche all'esaurimento delle nostre risorse ambientali. Ognuna delle sue opere è la riduzione di un evento, di una situazione, alla sua quintessenza.
Con uno stile minimalista e audace, colori vivaci e semplici silhouette, l'artista mette il suo lavoro al servizio della libertà e della dignità umana. Artista impegnato, sa raggiungere un pubblico molto vasto con messaggi semplici e trasparenti. Come dice lui, «È qui che risiede l'enigma! bisogna riassumere eventi complessi con un minimo di elementi, senza perderne il senso». Cachoux ha tenuto la sua prima mostra personale a Parigi nel 2015, dopo essere stato invitato da Banksy a partecipare alla mostra Dismaland. Oggi le sue opere sono regolarmente pubblicate su giornali quasi esclusivamente francesi, come Le Monde, Le Temps, Courrier International e l'Huffington Post. Il suo lavoro è presente anche nei libri di testo francesi per insegnare agli studenti a decifrare i manifesti politici.
I colori POP e l’apparente leggerezza caratterizzano le sue opere, che tuttavia sollevano questioni profonde inerenti a tutte le società moderne alla ricerca di un equilibrio tra “tradizioni locali”, società dei consumi e globalizzazione sfrenata. Tra questi temi figurano il patriarcato, che colpisce tanto l'Oriente quanto l'Occidente, e la comunicazione. Nel caso del niqab, come possiamo stabilire un dialogo semplice, autentico ed efficace con una persona di cui non possiamo vedere il volto e le espressioni? Tutte le società hanno più o meno sperimentato questa difficoltà durante la pandemia con l'obbligo di indossare una mascherina.
Oltre alla questione della comunicazione, c'è anche quella dell'identità, che riguarda tutti coloro che indossano una mascherina, un costume o un'uniforme, sia essa religiosa o professionale. Cosa dice di noi un'uniforme e cosa nasconde? E se ciò che nasconde è l'esatto contrario del rigore, dell'austerità e dell'uniformità che trasmette? È così che le donne velate di Fares Cachoux diventano motocicliste trionfanti, eroine della Marvel o rocker indomite, esprimendo a loro volta la malizia, la loro forza e il loro desiderio di libertà, e incarnando così i paradossi e le complessità delle società orientali.
Come una lente d'ingrandimento, l'arte di Fares Cachoux mette in luce le contraddizioni e le disfunzioni delle nostre società contemporanee. Di fronte a noi stessi, possiamo scegliere se ignorare le domande che solleva o soffermarci su di esse. Ma quando l'artista lo fa con umorismo, quando riesce a sedurci, la nostra risata è un'ammissione di debolezza. Possiamo ancora fingere di ignorare il messaggio, ma una traccia rimane sempre in fondo alla nostra mente.
Se qualcuno di voi capitasse nel nord della Francia ai confini con il Belgio, dalle parti di Lille per intenderci, potrebbe approfittarne per vedere la sua esposizione all’Institut du Monde Arabe di Tourcoing, aperta fino al 14 luglio. Tutti gli altri, me compreso, si accontentino di godere delle sue immagini sul web, che comunque è meglio di niente.
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