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14 aprile 2024

GAIA'S CORNER #6 - Murmur (1983) - R.E.M.

Murmur (1983)

Di sterpaglie, sogno e golene all’alba



Dopo una latitanza imbarazzante, risorgo dalle mie ceneri per salutare la primavera e qualche nuovo anniversario.


Qual gioia scoprire che nell’accingermi ad un nuovo argomento trovo l’anniversario di uscita di uno dei miei dischi preferiti.
Il 12 Aprile del 1983 esce “Murmur” dei R.E.M. 

 

Tecnicamente non è il disco di esordio, ma possiamo prenderci per un secondo questa licenza e fregiarlo come tale. Di sicuro, è la principale fototessera di quello che questa band propone al mondo, delle sue sonorità e del suo stile. Quattro universitari della Georgia lasciano gli studi e, dopo un primo EP di sole cinque tracce, pubblicano questo discone battezzato da Rolling Stone come il migliore di quell’anno, davanti a bestie sacre come Thriller. Non che la suddetta rivista sia la Bibbia eh, ma considerarlo quantomeno significativo è il minimo.
Se dovessi fare un toto pareri sui R.E.M., potrei dire che o li ami o li consideri una lagna (in questo momento li sto ascoltando e mio marito salterebbe dalla macchina, per dire). Se pur a mio parere siano più che degni di ammirazione, l’appellativo di “lagna” non è del tutto fuori luogo.
Dicendo questo, potrei anche smettere di parlarne allora e magari selezionare un altro disco. La voce di Michael Stipe potrebbe sembrare lagnosa, in realtà è un roco nasale cantilenante che però segue perfettamente le linee melodiche del gruppo, chiunque altro sarebbe inadatto con queste sonorità. Nel suo caso, ascoltare un sample solo voce potrebbe risultare un attimino estremo, ma la amalgama che si crea nella band è rimasta perfetta sempre, da questo disco in poi.


I R.E.M. pescano dal folk, dal rock ‘60 pre-psichedelico, dal punk ruggente di fine 70. Iniziano in un momento dove il punk ha tritato qualunque cosa, la new wave è ancora in fasce, i Joy Division hanno perso il loro frontman e il glam rock e il pop rock degli anni 70 sono storia passata. Si propone una versione di rock senza dubbio nuova, in grado di influenzare il futuro (e anche il grunge dei Nirvana, per dirne una).
Niente schitarrate, niente psichedelia da sintetizzatore, le melodie sono marcianti e usano spesso l’acustico, il basso è molto presente e scandisce il ritmo, Stipe intona testi sognanti e onirici. Una enigmatica copertina con un paesaggio vagamente golenale, magari in una timida e umida alba primaverile, qualcosa di statico, quasi confortevole nella sua cupa immobilità.


I cavalli di battaglia sono Radio Free Europe e Talking About the Passion, e, tralasciando la mia ossessione per Pilgrimage, sono certamente i pezzi dai quali vale la pena cominciare per i neofiti al primo ascolto. I R.E.M. sono anni 80 senza essere 80, perché poi sono anche 90 (Out of Time per dirne uno è un capolavoro), 2000 con Reveal e non solo. Creano un sound senza tempo, con tratti distinti e perpetui, che non invecchia e non richiede di rinnovarsi. Nell’attesa che Stipe (ora solista dopo anni dallo scioglimento del gruppo e appena ritornato in sala di incisione) ci faccia la grazia di un nuovo lavoro, partite da qui.

E non ve ne pentirete. 

Gaia Beranti

 

 
Talk About The Passion
 
 
 
 Pilgrimage
 
 
 
9-9

1 commento:

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