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03 marzo 2024

Quattromarzoquarantatrè. LUCIO DALLA.

QUATTROMARZOQUARANTATRÈ

4/3/1943. Una data che è quasi un marchio di fabbrica, ma è anche una canzone: la data di nascita di Lucio Dalla.
Scrivere qualcosa di originale su Lucio Dalla è una impresa eccezionale, ormai è stato detto tutto o quasi. “Ma l’impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale”, diceva lui in “Disperato Erotico Stomp” (1977).


E allora proverò a parlare di Lucio Dalla partendo da una cosa piccola, personale, normale. Una parte per il tutto, insomma.
Correva l’anno 1979, non era ancora tempo di musica “liquida”, piattaforme e nemmeno di mp3, la Philips e la Sony stavano ancora mettendo a punto la tecnologia dei compact disc e la musica si ascoltava sui vinili o sulle cassette audio. I più fortunati (e meno squattrinati) potevano permettersi un impianto hi-fi, ma era prassi diffusa (non so quanto legale ma ormai in prescrizione) che gli stessi negozianti di dischi venissero incontro alle esigenze economiche di noi ragazzini, ancora lontani dall’indipendenza economica, registrando cassettine audio di buona qualità da vendere a chi non poteva permettersi l’originale.


Erano prodotti artigianali, l'inchiostro della tracklist impresso con i martelletti di una Olivetti  su un cartoncino colorato e una piccola etichetta adesiva scritta allo stesso modo appiccicata sulla cassetta.

Fa quasi tenerezza a pensarci oggi, nell’epoca dove tutto è smart e la tecnologia permette di fare cloni in tempi velocissimi, ma per noi era sufficiente.

Conservo ancora un paio di questi reperti storici, testimonianza di anni di grande prolificità dei cantautori italiani, che sfornavano un disco all’anno se non due: “Sono solo canzonette” di Edoardo Bennato (1980) e l'eponimo “Lucio Dalla”, del 1979, acquistati direttamente da una bancarella del mercato di Casalmaggiore.


Assieme a “Come è profondo il mare” (1977) e a “Dalla” (1980), fa parte di un trittico di capolavori della musica leggera italiana che avrà un importante riscontro sia di critica che di pubblico.
Questa trilogia di album dal 1977 al 1980 fa emergere l’intreccio della formazione musicale di Lucio Dalla partita dal jazz e approdata alla maturità artistica attraverso l’incursione in vari generi musicali ma soprattutto segna l’inizio del Dalla autore di testi, dopo la rottura con Roberto Roversi.
In questo disco Lucio Dalla è affiancato, tra gli altri, da Ron alla chitarra acustica, cori e pianoforte, da Ricky Portera alla chitarra elettrica, da Francesco De Gregori (voce in “Cosa sarà”) e da Marco Ferradini ai cori.



In pochi mesi Dalla registra nove canzoni di incredibile bellezza e profondità, messe insieme in un disco che sceglie di chiamare semplicemente con il suo nome e cognome, come per segnare un nuovo punto di partenza. In “Lucio Dalla” il cantautore mette in fila, in sequenza, L’ultima luna, Stella di mare, La signora, Milano, Anna e Marco, Tango, Cosa sarà, Notte e L’anno che verrà.
Pezzi che non hanno bisogno di presentazioni, quasi delle sceneggiature di un film come “Anna e Marco”, un racconto dell’amore tenero e sgangherato di due ragazzi che si sentono soffocare nell’anonimato della periferia, Anna bello sguardo e Marco grosse scarpe e poca carne, Anna che vorrebbe andar via, Marco cuore in allarme, con sua madre e una sorella, poca vita, sempre quella. Poi c’è qualcuno che trova una moto e si può andare in città. Mentre ballano si guardano e si scambiano la pelle.
Ma l’America è lontana, dall’altra parte della luna.
Anna avrebbe voluto morire, Marco voleva andarsene lontano, qualcuno li ha ha visti tornare tenendosi per mano.

Sembra di vederli, Anna e Marco.
Quanti di noi non si sono sentiti come loro, una volta nella vita. E cos’è, se non questa, l’intensità e la poesia che rende certe canzoni immortali?



Tanto ancora ci sarebbe da scrivere su Lucio Dalla, sulla sua vita e sui semi che ha lasciato a germogliare in altri progetti, ma a volte basta ascoltare le sue poesie.

Alexa, fammi ascoltare la musica di Lucio Dalla”…

Questa vita che passa accanto e con le
Mani ti saluta e fa "bye bye"
Questa vita un po’ umida di pianto
Con i giorni messi male
Vista dall'alto sembra un treno
Che non finisce mai
Neppure se è coperta dalla neve o se
Sparisce sotto terra e non si vede
Si ferma un attimo
Il regista, il ragazzo, il dentista
Il taxista, la ragazza, la star
Scaraventati in mezzo al traffico
Ma, Dio mio
E se si provasse a trattenere il respiro?
Se si cercasse
Se si provasse di fermare il giro?


Stefano Superchi

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