CARNEVALE, LE FIABE RITROVATE
Driiin, driiin!
Ma chi suona il campanello con questo tempaccio? Esco ad aprire, ma non c’è nessuno.
Sarà stato uno scherzo, penso, ma poi vedo appoggiata per terra, sulla soglia della porta, una scatola.
Una scatola con i colori dell’arcobaleno, i colori di Arlecchino, legata con un nastro rosso che ferma un foglio ripiegato.
“È un regalo per i bambini dei lettori del blog, il mio regalo di Carnevale. Fate leggere i vostri bambini e fateli volare con la fantasia, è importante.
La sognatrice sconosciuta”
E così ho aperto la scatola, e pubblico le favole illustrate di Carnevale.
![]() |
immagine di Stefano Superchi |
LA VERA STORIA DI ARLECCHINO
Questa è la storia di Arlecchino così come me l'hanno raccontata tantissimi anni fa, una delle ultime sere di Carnevale. C’era una volta un bimbo di nome Arlecchino che viveva a Bergamo; era molto simpatico, carino e gentile e per questo tutti gli volevano bene. Viveva con mamma e papà in fondo ad una lunga strada che portava verso le montagne, in una piccola e modesta casetta sempre in ordine, pulita e ben tenuta e, nonostante i soldi fossero pochi, erano felici. In effetti la sua famiglia era povera ma molto dignitosa e perbene.
Febbraio era arrivato e come ogni anno a Bergamo, e in tante altre città, si festeggiava il Carnevale. I bimbi erano felici di potersi recare alla festa del paese, finalmente potevano travestirsi, indossare maschere e costumi e divertirsi a tirare coriandoli e stelle filanti.
Colombina, una graziosa bambina la cui famiglia era originaria di Venezia, era molto amica con Arlecchino, a scuola erano vicini di banco. “Che vestito indosserai per la festa di Carnevale?” chiese Colombina al suo amico, ma Arlecchino con la voce un po' triste rispose: “Beh, sai, i miei genitori non hanno abbastanza denaro per comprarmi un costume di carnevale, ma non importa, verrò alla festa vestito normale e mi divertirò ugualmente. Arlecchino sapeva bene che la mamma e il papà erano in difficoltà e non avrebbe mai chiesto loro di comprargli il vestito.
Colombina molto dispiaciuta per il suo caro amico, ebbe un’idea: chiese a tutti i compagni di scuola di guardare se nel cestino del cucito delle loro mamme c’erano dei pezzi di stoffa avanzati. Il giorno dopo tutti i bambini portarono un pezzetto di stoffa colorato, alcuni anche più di uno. I colori erano tantissimi e tutti molto belli. Colombina portò a casa tutti quei pezzetti di stoffa e rimase alzata tutta la notte con la sua mamma per cucirli insieme. A lavoro finito ne vennero fuori una bellissima casacca e uno splendido paio di pantaloni, erano cuciti talmente bene che sembrava che fossero nati così. Prese poi un cartoncino e vi ritagliò un cappello e una maschera che dipinse di nero. Infine, chiese al suo papà di ritagliare una cintura da un pezzo di cuoio e ora l’abito di carnevale era completo. Lo stirò, lo ripiegò per bene e lo mise dentro a una scatola. La mattina dopo assonnata ma felice, corse a scuola mezz’ora prima, aspettò che tutti fossero arrivati e insieme consegnarono la scatola ad Arlecchino.
Immaginate la sorpresa nel vedere un vestito così bello e originale! “Ma voi siete matti – esclamò Arlecchino pieno di gioia – chissà quanto lo avrete pagato!!!!!” “Nulla - risposero in coro gli amici - è frutto della nostra fantasia e di buone mani da sarta”. In effetti era talmente bello e ben fatto che sembrava fosse stato comprato in un negozio. Quel giorno Arlecchino non stava più nella pelle per la felicità’, corse a casa dalla mamma per mostrarle il regalo, la quale, con gli occhi lucidi per la commozione, gli raccomandò di tenerseli ben stretti quegli amici e di ricambiare il loro affetto sempre, ma questo, il piccolo Arlecchino, già lo sapeva. Finalmente arrivò la domenica, il giorno della festa.
Quella mattina Arlecchino si alzò di buon’ora, aiutò’ la mamma nelle faccende di casa poi si fece un bel bagno; dopo pranzo, salì di corsa nella sua stanza ed iniziò a prepararsi. Quando lo videro nel suo splendido costume mamma e papà lo trovarono davvero molto grazioso. Arrivato alla festa tutti rimasero senza parole non s’era mai visto costume più bello. Si divertirono, giocarono, ballarono e indovinate un po', Arlecchino vinse pure il primo premio per il costume più originale della festa. Quando gli chiesero da cosa fosse travestito rispose semplicemente che il suo abito rappresentava l’amicizia e l’allegria. Ancora oggi a Carnevale, sono in molti a travestirsi da Colombina e Arlecchino per la bellezza degli abiti e l'allegria che trasmettono.
![]() |
Arlecchino, immagine di Debora Benvenuti |
LA LUNA E IL PIERROT, LA STORIA ETERNA DI UNA NOTTE DI CARNEVALE
Giovanni era un ragazzino molto, molto carino, anzi belloccio direi e tutte le ragazze desideravano fidanzarsi con lui, ma il cuore di Giovanni era già occupato, era innamorato di Luna. Lo affascinava moltissimo vederla brillare in cielo vicino alle amiche Stelle e ogni notte, quando Sole se ne andava lasciandole il posto, Giovanni si incantava a guardare la sua bellezza dedicandole canzoni e poesie.
Luna però era una ragazza misteriosa, dalle tante forme: ora rotonda, ora mezza sfera, ora spicchio ma soprattutto era troppo lontana e impossibile da raggiungere e questo lo rattristava molto. Una sera di carnevale Giovanni decise di vestirsi da Pierrot e indossò lo splendido abito bianco coi pon pon neri composto da una ampia casacca e pantaloni morbidi e larghi. Anche il trucco era molto curato: cerone bianco, eyeliner nero attorno agli cocchi, bocca rossa, guanciotte rotonde rosa vivo e infine, sul capo, una papalina nera. Giovanni raggiunse gli amici ad una bellissima festa in maschera, ballò e si divertì per quasi tutta la notte ma…. prima che facesse giorno, corse fuori in giardino per guardare la sua amata Luna, e ammirandola in tutto il suo splendore, le recitò una poesia come era solito fare ogni notte.
Luna al vederlo così bello rimase incantata, quasi non lo riconobbe così elegante nell’abito da Pierrot e il cuore le batteva talmente forte che la fece sussultare scaraventandola a terra, proprio ai piedi del suo Pierrot, immaginate la felicità di Giovanni!!! Quella notte Luna aveva la forma di uno spicchio e dopo avere salutato affettuosamente il suo Pierrot giunse il momento di risalire in cielo; non si accorse però che, con una delle due punte dello spicchio, aveva agganciato la casacca di Giovanni portandolo così in cielo con lei.
Giovanni si sedette su di lei imbracciò la sua chitarra e insieme cantarono fino a quando spuntò il nuovo giorno. Da quel momento Luna smise di fare con lui la misteriosa e ogni volta che volevano stare insieme scendeva a prenderlo e all’alba lo riaccompagnava sulla terra. Sono passati tanti anni da quella sera ma ancora oggi, la notte del martedì di carnevale, se un bambino alza gli occhi al cielo può vedere Pierrot seduto sopra Luna, stretti l’uno all’altra mentre intonano canzoni o recitano poesie.
![]() |
Pierrot, immagine di Debora Benvenuti |
Nessun commento:
Posta un commento